FORMIGONI TWITTA LA GIUNTA DELL’ADDIO - GIBELLI VICE, ENTRANO GILARDONI E MILAZZINI - PRENDETEVI CURIA DI VOI: MONSIGNOR BRESSAN, VICARIO EPISCOPALE AMBROSIANO, VEDE MAZZETTE OVUNQUE E SCARICA L’EX IDOLO CELESTE: “CORRUZIONE SEMPRE PIÙ DILAGANTE E INFILTRAZIONI DELLA CRIMINALITA’ SONO IL CAMPANELLO DI ALLARME CHE ANNUNCIA IL GRAVE STATO DI CRISI DEL SISTEMA POLITICO NEL SUO INSIEME, SEGNALE DI UN DEGRADO ANCORA PIÙ GRAVE E SISTEMICO…”

1- FORMINCHIONI TWITTA LA GIUNTA DELL'ADDIO
da Corriere.it

Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha anticipato su Twitter la composizione della sua nuova giunta. «Ho formato la nuova Giunta lombarda, come promesso vi do alcune anticipazioni: assessore alla Sanità, professore Mario Melazzini», ha scritto il governatore su Twitter. E poi «assessore alle Infrastrutture e Mobilità, professor Andrea Gilardoni». Formigoni ha aggiunto che il vicepresidente sarà Andrea Gibelli, della Lega Nord.

CHI SONO- Il governatore ha presentato in rete alcuni nomi del nuovo Governo. Ma chi sono i nuovi assessori. Nato nel 1958 a Pavia, Melazzini è stato promosso al ruolo di primario a soli 39 anni, diventando negli ultimi anni il simbolo della battaglia in Italia contro la sclerosi laterale amiotrofica.

Nel corso del 2012 ha assunto il ruolo di dirigente della programmazione sanitaria regionale: prenderà il posto del leghista Luciano Bresciani. Gilardoni, invece, è docente all'università Bocconi di Milano, si è occupato negli ultimi 15 anni di analisi delle politiche e del management pubblico: portano la sua firma numerosi studi dedicati alla gestione delle utilities. Prende il posto di Raffaele Cattaneo. Mentre Formigoni riconferma di Andrea Gibelli quale vicepresidente di Regione Lombardia e assessore alle Attività produttive.

2-LA CURIA DI MILANO SULLA POLITICA: «GRAVE CRISI DI SISTEMA»
Andrea Tornielli per La Stampa

Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni non è ovviamente mai citato, come non sono direttamente citate le inchieste che hanno travolto gli inquilini del Pirellone, ma il senso del messaggio è chiaro: si è passato ormai ogni limite. Corruzione, malaffare e infiltrazioni della criminalità rischiano di minare la credibilità stessa dei cristiani che si impegnano in politica.

È stata anticipata oggi una nota che sarà pubblicata domani su «Milano 7», l'inserto ambrosiano del quotidiano «Avvenire», a firma di monsignor Luca Bressan, vicario dell'arcivescovo Angelo Scola per la Cultura, la Carità, la Missione e l'Azione Sociale. Dopo aver giudicato importante e positivo il DDL anticorruzione, Bressan cita lo tsunami che ha sfaldato la politica italiana: «Senza volere anticipare giudizi e rispettando il giusto lavoro di indagine e di appuramento della verità che compete alla magistratura, gli scandali delle ultime settimane possono infatti essere interpretati come l'ennesimo segnale di una politica che ha smarrito la sua vocazione originaria: essere lo strumento che permette, attraverso il buon governo, la custodia e la difesa del bene comune, e soprattutto la tutela dei diritti dei più deboli».

«Il fenomeno di una corruzione sempre più dilagante come pure le tracce di infiltrazioni di una criminalità organizzata sempre più diffusa in tutta la nazione - continua la nota del vicario episcopale ambrosiano - vanno letti non soltanto come segni dell'indebolimento del codice di moralità di singoli attori della politica (segnale di un degrado morale da condannare e combattere), ma più profondamente come il campanello di allarme che annuncia il grave stato di crisi del sistema politico nel suo insieme (segnale di un degrado ancora più grave e sistemico)».

La Curia di Milano afferma che la scelta per qualche verso obbligata della politica come professione, e la coincidenza della sfera della politica con l'azione dei partiti, «hanno nei fatti innescato una spirale di delega di tutto ciò che è costruzione del legame sociale e cura del bene comune ad un settore autonomo, che si è via via costruito come un mondo a parte, autoreferenziale e sempre meno soggetto a regole e controlli».

«La nostra vita sociale quotidiana - continua Bressan - si è così vista privata di un bene essenziale: la capacità e la volontà da parte di ognuno di interessarsi del bene di tutti». A questo impoverimento di azione «è corrisposto un impoverimento di valori: del singolo individuo, sempre meno capace di riconoscere le sue responsabilità personali nella costruzione del tessuto sociale, e tentato di operare una lettura del legame sociale in termini di pura utilità e mero profitto; della classe politica, che ha via via interpretato il suo ruolo in termini corporativi, impegnata nella difesa dei diritti di alcuni gruppi sociali, e non più interessata a custodire, a sostenere e a trasmettere i valori che stanno alla base della nostra identità culturale e nazionale».

«In una parola - conclude la nota - si è persa la capacità di riconoscere il bene comune e i valori essenziali della persona umana come il fondamento e il collante del nostro vivere insieme; bene e valori da tutelare e sostenere con azioni politiche adeguate». Per questo la Chiesa ambrosiana «intende intensificare il suo sforzo educativo. Ogni cristiano, in un momento così delicato, deve essere educato a sentire in un modo ancora più forte la responsabilità che porta verso tutti gli uomini» e «ha il dovere di contribuire con le proprie energie alla costruzione di un'azione politica buona. I cristiani direttamente impegnati in politica, a maggior ragione».

 

 

 

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