FRANCA RAME: IL CERVELLO, LA PASSIONE, LA GENIALITÀ TRAVESTITA DA VAMP

Maria Giulia Minetti per "La Stampa"

Non era un tipo alla Marilyn, come hanno scritto, ma alla Jayne Mansfield, la sua ipertrofica parodia. Davvero bellissima, alta, bionda, si truccava però, e si vestiva, in modo parossistico, come la sex bomb hollywoodiana. Da quando divenne famosa, negli anni '50 al fianco di Dario Fo, che sposerà nel 1954, Franca Rame ha sempre giocato sulla caricatura, su un eccesso che metteva in scacco la nozione di vamp, di seduttrice.

L'enfasi con cui si burlava del suo aspetto avrebbe dovuto far capire subito a tutti che c'era cervello, sotto quei capelli platino, che c'era personalità, in quel corpo da sballo. Invece all'inizio la prendevano sottogamba, un'appendice del marito o poco più.

In quegli anni facevano compagnia insieme, lei e Dario, e guadagnavano un sacco di quattrini con spettacoli rimasti leggendari, titoli dadaisti meravigliosi: Gli arcangeli non giocano a flipper, Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri. Teatri pieni ovunque si esibissero, pubblico entusiasta, recensori pure.

Nel 1962, al colmo della popolarità, ricevettero la proposta che non si poteva rifiutare, il sigillo della fama: condurre Canzonissima, la trasmissione abbinata alla Lotteria di Capodanno, la più seguita dai telespettatori. Fu in quell'occasione che i telespettatori si accorsero di quanto fosse intelligente Franca Rame, di come contasse anche la sua testa, nella ditta che formava col marito.

Avevano accettato di malavoglia, i due. Racconterà poi Franca: «Prendevamo due milioni a puntata, era tanto... Sparammo quella cifra proprio perché rinunciassero. A noi saltava la stagione teatrale e negli incassi eravamo in testa da anni».

Quelli della Rai non vacillarono; pur di averli promisero di pagarli quanto volevano. Finì invece che chiesero i danni. Danni miliardari, perché Franca e Dario abbandonarono la trasmissione dopo poche puntate, rifiutando la censura ai loro sketch. Non avevano calcolato, quelli della Rai, che Fo e Rame erano una mina vagante, che erano militanti di sinistra, che la tv con loro diventava il palcoscenico di una satira politica inaudita per quegli anni e per quel mezzo.

Del resto, si erano informati poco, prima di scritturarli. «Con la censura abbiamo sempre combattuto anche a teatro - raccontò nel 1992 Franca in un'intervista a La Stampa -. Per Gli arcangeli non giocano a flipper tra il 1959 e il '60 raccogliemmo 240 denunce».

Da Canzonissima divenne ufficiale ciò che prima sapevano solo gli intimi: Franca era la partner del marito anche nella costruzione dei testi, che spesso cambiavano da una sera all'altra: a seconda dei fatti del giorno uno dei due ci ficcava una battuta, un monologo, una tirata estemporanea.

Ma si trattava pur sempre di spettacoli firmati da lui finché, erano gli Anni 70, lei cominciò a portare in scena roba scritta e siglata Franca Rame, il dittico Parliamo di donne, Sesso? Grazie, tanto per gradire, l'agghiacciante lamento intitolato Stupro. Roba che veniva dalla milizia politica e femminista, e dallo strazio che quella milizia le aveva portato.

Il 9 marzo del 1973 fu stuprata da cinque bruti di estrema destra. Rapita e sbattuta in un furgoncino, subì ore di abusi. Non riuscì a raccontare nulla, nemmeno a Dario. Solo sei anni dopo, nel 1979, mentre stava recitando Tutta casa, letto e chiesa, chiese di abbassare le luci, e cominciò a raccontare quello che le era successo. Alcune donne, tra il pubblico, svennero.

Come lavorassero insieme, Dario e Franca, me lo sentii raccontare una volta a Carrara, dopo la prima, nel 1992, della loro vecchia pièce Settimo, ruba un po' meno, riscritta da capo a fondo per sintonizzarla su Tangentopoli. «L'abbiamo buttata giù quest'estate per fax - spiegò -. Stavamo in due posti diversi, dovevamo scriverci. Ognuno correggeva, aggiungeva, cambiava». La sera della prima già c'erano delle novità nel copione. In un mese di tournée dell'originale non sarebbe restato quasi nulla.

Dal lavoro con Soccorso Rosso all'impegno femminista all'interventismo politico militante fuori e dentro il teatro, la passione civica di Franca trovò, alla fine, anche uno sbocco parlamentare. «Mi candido con l'Italia dei Valori di Antonio di Pietro perché lui ha fatto saltare il sistema, ha fatto pulizia e ha fatto sorridere gli italiani», disse a questo giornale nel 2006. Finì male. Eletta senatrice nel secondo governo Prodi, prima abbandonò l'Idv, poi il Senato.

Cosa l'aveva delusa? «Vogliamo fare l'elenco? In 19 mesi non abbiamo avuto la forza di promulgare una legge sul conflitto di interessi, sul falso in bilancio, sulla lottizzazione della Rai, sull'antitrust, sull'abolizione della Cirielli». Assai prima del M5S aveva proposto, inascoltata, il taglio degli emolumenti ai parlamentari.

La sua arte di attrice, in questa vita così intensa, s'era esaltata. La vidi per l'ultima volta in scena due anni fa, nella riedizione di Mistero buffo. Faceva il lamento della Vergine ai piedi della Croce e faceva venire i brividi. Ma un'apparizione sporadica non le bastava. Il teatro le mancava disperatamente, scrisse in una lettera del gennaio scorso dove immaginava il suo funerale: «E qui, sorrido. Donne, tante, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicine, amiche e nemiche... vestite di rosso che cantano Bella ciao». Il suo teatro mancherà anche a noi. Tanto.

 

Franca Rame e Dario FoFranca Rame e Dario Fopd05 enzo bianco franca ramepd04 franca rameDario Fo e Franca RameFranca RameFranca Ramedario fo franca rame lap02cine01 dario fo franca rame veltroni

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...