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1. NELLA FRANCIA SOTTO CHOC PER GLI ATTENTATI DEL TERRORISMO JIHADISTA MARINE LE PEN INCASSA UN RISULTATO STORICO: IL FRONT NATIONAL TORNA PRIMO PARTITO DI FRANCIA 2. IL FLOP DEL PARTITO CENTRISTA DI SARKOZY, MA IL GRANDE SCONFITTO APPARE HOLLANDE LA CUI SVOLTA DESTRORSA E POPULISTA ALL'INDOMANI DELLE STRAGI NON HA INCANTATO NESSUNO

1. L'ESTREMA DESTRA SEDUCE LA FRANCIA

Paolo Levi per “la Stampa”

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Al di là di ogni previsione. Nella Francia sotto choc per gli attentati di venerdì 13 novembre Marine Le Pen incassa un risultato storico. Nel primo turno delle elezioni regionali il Front national torna primo partito di Francia. Con il 29,6% dei suffragi è in testa in almeno sei regioni. «La Francia rialza la testa - ha proclamato Marine Le Pen, esultando nel feudo di Henin-Beaumont -. È un risultato magnifico, che accogliamo con umiltà. Il Fn è l' unico fronte veramente repubblicano, poiché l' unico a difendere la nazione e la sua sovranità».

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Nella regione Piccardia-Nord-Pas de Calais - la stessa da cui migliaia di rifugiati tentano ogni giorno di raggiungere la Gran Bretagna - la leader anti-euro e anti-immigrati ha incassato oltre il 41% dei suffragi, molto più del doppio del candidato socialista, Pierre de Santignac (18%).
 

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Fermo al 25% l' ex ministro Xavier Bertrand, candidato della destra guidata dall' ex presidente Nicolas Sarkozy.
Nel primo turno elettorale la morsa lepenista stringe la Francia da nord a sud. Se Marine Le Pen vola nel nord con le fabbriche chiuse che più di tutti fa i conti con crisi e disoccupazione, sulla costa mediterranea, nel ricco Paca (Provenza-Alpi-Costa azzurra), la nipote Marion Marechal-Le Pen l' ha addirittura superata. Gli exit poll danno la venticinquenne al 42%.
Il grande sconfitto appare Sarkozy, che sperava nell'exploit e che invece non è riuscito a mobilitare gli elettori.
 

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Peggio. Su scala nazionale i Républicains sono scesi di un punto, dal 28 al 26,5%, rispetto alle amministrative . E però, nonostante la batosta, Sarkozy ha rifiutato l' invito della gauche a fondersi in funzione anti-Le Pen in vista del ballottaggio di domenica (ma i socialisti hanno annunciato il ritiro dei loro candidati da Paca e Nord-Pas-de-Calais per favorire i repubblicani).

 

La sconfitta della destra è ancora più grave in quanto il partito di Sarkozy si presentava alleato con il centro. Mentre il Partito socialista, su scala nazionale in lieve risalita rispetto alla scorsa primavera (è al 23%), questa volta correva solo, senza i Verdi che hanno chiuso al 6,50%, una quota che consentirebbe loro di formare alleanze al ballottaggio. In quella che è un boom di quasi 5 punti rispetto alle scorse amministrative, il Front national conquista al primo turno sei regioni.

 

2. SONO CAMBIATE LE REGOLE DEL GIOCO

Cesare Martinetti per “la Stampa”

 

Il Front National è il primo partito di Francia, Marine Le Pen cambia il paradigma politico di un Paese fondatore dell' Unione europea e apre una dinamica imprevedibile nel vecchio continente. Un vittoria annunciata ma non per questo meno clamorosa: è un voto che segna qualcosa di molto più profondo, è il superamento dello schema politico novecentesco, saltano le categorie nelle quali si sono formati i partiti delle democrazie occidentali. Il 40 per cento di voti presi da Marine Le Pen e dalla nipotina Marion nella due regioni in cui erano candidate (Nord-Pas-de-Calais e Piccardia, Provenza-Costa Azzurra) costituiscono la somma dei voti di destra e sinistra, ex gollisti e socialisti.

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Nel resto del Paese il Front è al 30 per cento; secondo partito i «repubblicani» di Sarkozy con il 26. I socialisti sono al 23. Tutto questo non si può più interpretare con la vecchia formula del voto di protesta. Non basta più. Bisogna prendere atto che la politica sta cambiando, inutili le vecchie formule che ancora si sentono oggi in Francia tipo «far fronte all' estrema destra» che è un modo appena più reticente di dire: no ai fascisti. Più lo si dirà e più voti andranno al Front. Il Paese è già altrove. Sono anni che sociologi e sondaggisti avvertono un rimescolamento nel profondo della società. I voti a l Front national arrivano in gran parte dalle classi popolari, molti dei nuovi elettori frontisti hanno votato comunista per anni. È il voto dei delusi, dei dimenticati, è il voto di un paese profondo al quale la politica non sa più parlare.

 

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È un voto populista, postideologico e in questo senso introduce stabilmente nel paesaggio politico un soggetto "nuovo" ma non per questo anti-politico.
È un voto contro le élites politiche che giocano una piccola battaglia di apparati.
È un voto contro la tecnocrazia gelida di Bruxelles da dove arrivano soltanto diktat cifrati che la gente traduce in perdita secca nella propria quotidianità. Non è un caso che l' unica regione in cui il Front arriva terzo con il 18 per cento dietro la destra al 30 e i socialisti al 25 è l' Ile-de-France e cioè la regione di Parigi: impensabile un voto contro le élites nella capitale delle élites.
 

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È naturalmente un voto di paura dopo gli attentati. Ma sarebbe un errore pensare che i francesi hanno votato Front dopo Charlie Hebdo e le stragi di venerdì 13 novembre.


Una crescita continua

La dinamica elettorale per il Front è positiva dal 2002, l' anno in cui il vecchio Jean-Marie Le Pen, padre di Marine riuscì a battere il premier socialista Lionel Jospin nel primo turno delle presidenziali e arrivò al ballottaggio con Chirac. Perse, è vero, per 82 a 18 (per cento). Ma il grande tabù era rotto. Da allora gli altri partiti, in particolare la destra ex gollista con Nicolas Sarkozy si sono lanciati all' inseguimento del paese che sembrava scivolare sempre di più nell' ombra del Front dando così corso a quella «lepenizzazione» degli spiriti che ieri ha sancito la vittoria di Marine Le Pen.
 

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Sarzkoy il grande battuto

In questo senso il grande sconfitto di queste elezioni è proprio Sarkozy che stava faticosamente costruendo la candidatura per le presidenziali 2017 sognando la grande rivincita con Hollande che l' aveva umiliato tre anni e mezzo fa. Dopo questo risultato è molto difficile che Sarko, che ieri sera ha lanciato proclami di battaglia contro l' estrema destra rifiutando qualunque alleanza con il Ps per il secondo turno, possa essere candidato. Il grande rivale moderato Alain Juppé (l' unico che sembra in grado di battere la Le Pen in un ballottaggio perché capace di raccogliere anche molti voti socialisti) ha già annunciato battaglia nel partito.
 

Hollande e la sinistra divisa

 

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Hollande è stato sconfitto ma meno di quel che si pensava. I voti della sinistra (come sempre dispersi) sommati fra loro fanno quasi ovunque più del Front. Ma si sa che un conto è la matematica e un altro conto la politica. Il Presidente ha comunque molto recuperato grazie all' atteggiamento fermo e reattivo di fronte agli attentati.
La «guerra» immediatamente dichiarata all' Isis, lo stato di emergenza messo in atto nel paese, l' attivismo diplomatico gli hanno riportato molti consensi persi nel deludente andamento economico del paese.
Lui, certamente, sarà il candidato alla propria successione tra poco più di un anno.
 

Promesse mirabolanti

 

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Detto questo bisognerà anche vedere che uso farà Marine Le Pen di questo risultato elettorale, che naturalmente dovrà essere confermato domenica prossima ai ballottaggi. Ma nel sistema francese le regioni hanno poteri molto meno significativi delle regioni italiane, non si potrà certo misurare il programma di governo del Front.
La Pen vince su promesse mirabolanti: l' uscita dall' euro (che in verità negli ultimi tempi ha un po' attenuato, forse nel timore di doversi poi trovare davvero a metterla in atto), la chiusura dei confini agli stranieri, nazionalizzazioni delle imprese che delocalizzano, etc. Ma questa sarà la partita del 2017 della quale sappiamo da fin d' ora che uno dei due candidati sarà Marine Le Pen. Resta da capire chi potrà (e saprà) sfidarla.
 

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