salvini meloni tajani alberto stefani luca zaia

FUMATA NERISSIMA DAL VERTICE DELLA DESTRA SULLE REGIONALI – SALVINI E TAJANI SONO STATI INVITATI A CASA MELONI PER UNA CENA CHE DOVEVA ESSERE RISOLUTIVA SULLE CANDIDATURE. MA SE IN CAMPANIA SI INTRAVEDE QUALCHE SPIRAGLIO (SE IL MELONIANO EDMONDO CIRIELLI È TITUBANTE, CRESCONO LE QUOTAZIONI DI GIOSY ROMANO), IN VENETO NON SI TROVA LA QUADRA – SALVINI PROPONE IL SEGRETARIO DELLA LIGA VENETA ALBERTO STEFANI, MELONI INSISTE SUL SENATORE RAFFAELE SPERANZON, DI FRATELLI D'ITALIA. ALLA FINE SI POTREBBE CONVERGERE SUL NOME DI UN CIVICO. E ZAIA? LA DUCETTA (QUESTA VOLTA D’ACCORDO CON SALVINI), NON VUOLE UNA LISTA PERSONALE DEL “DOGE”, CHE CERTIFICHEREBBE IL SUO DOMINIO ASSOLUTO SULLA REGIONE…

REGIONALI, STALLO NEL VERTICE DELLA DESTRA STOP AI BALLOTTAGGI NEI GRANDI COMUNI

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/politica/2025/07/22/news/meloni_vertice_maggioranza_elezioni_regionali-424744670/

 

antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse

L'indizio lo fornisce Antonio Tajani, quando ancora su Roma c'è il sole: «Il vertice si terrà in serata». Non dice dove, perché Giorgia Meloni impone massima riservatezza: sa che sarà difficile sciogliere il rebus delle candidature.

 

Stabiliscono di incontrarsi per cena a casa della premier. Sul tavolo c'è l'enorme incognita del governatore del Veneto. Uno scoglio che resta tale anche dopo il colloquio: «I leader - si legge in una nota congiunta - torneranno a vedersi la prossima settimana per proseguire il confronto».

 

GIORGIA MELONI - EDMONDO CIRIELLI

 

Nessun patto, dunque. Lo stallo prosegue. E però, almeno su un punto concordano: abolire i ballottaggi nei comuni con più di 15 mila abitanti.

 

È un modo per rendere contendibili Roma e Milano, un blitz destinato a generare una battaglia con l'opposizione.

 

Già oggi in Senato la commissione inizierà a discutere degli emendamenti. Poi si passerà al voto. L'indicazione è: fate in fretta. Non è un dettaglio, visto che la giunta di Milano sembra comunque appesa alle inchieste: meglio cambiare la legge, prepararsi a ogni evenienza. La riforma prevede di garantire a chi ottiene almeno il 40% al primo turno la maggioranza assoluta in consiglio comunale.

 

Giosy Romano

[…] Ma il resto, come detto, resta da sbrogliare. Salvini propone che la candidatura in Veneto sia del Carroccio, con Alberto Stefani. Il problema è come compensare Luca Zaia, a cui comunque non vogliono concedere di presentare una lista con il suo nome.

 

Sulla carta, ci sarebbe un posto vacante da riempire nella compagine dell'esecutivo: ma non suona bene immaginare che al governatore uscente vada la poltrona di un nuovo ministero, solo per preservare la concordia nella coalizione.

 

E poi c'è Meloni, che non sembra intenzionata a regalare nulla, non almeno in fase negoziale. Punta alla Lombardia, è cosa nota. L'alternativa è prendersi il Veneto. Al vicepremier ricorda tutti i passi indietro di FdI al Nord: il partito non guida neanche una regione settentrionale. Per questo, dal cuore di Fratelli d'Italia anticipano già al mattino ciò che accadrà: nessuna intesa.

LUCA ZAIA E ALBERTO STEFANI

 

Nel comunicato si promette impegno per individuare «figure autorevoli e vincenti, capaci di rappresentare al meglio i territori». Su alcune candidature, a dire il vero, i veti tra alleati sarebbero caduti.

 

Ad esempio sul nome di Edmondo Cirielli per la Campania. Il diretto interessato, però, adesso nutre dubbi. Per questo si ragiona ancora di un profilo civico.

 

Almeno in Puglia la strada sembra invece decisa, a favore di Mauro D'Attis (FI).  […]

 

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

VERTICE SULLE REGIONALI A CASA MELONI UN CIVICO PER SBLOCCARE IL VENETO

Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “La Stampa”

 

[…]

 

Quando gli invitati bussano alla porta di casa Meloni, alle 20: 30, la migliore prospettiva è quella di uscire da lì annunciando almeno i nomi sui quali c'è già un accordo: il deputato di Forza Italia Mauro D'Attis in Puglia; il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi (FdI) per la Toscana; il governatore uscente delle Marche Francesco Acquaroli. Restano la Campania e, per l'appunto, il Veneto. Quanto meno per assecondare le richieste che arrivano dai territori, dove i partiti premono per poter ingranare la marcia nelle rispettive campagne elettorali.

 

luca zaia salvini

La Campania è vicina a essere chiusa. La Lega si è sfilata dalla corsa per poter rivendicare con più forza un suo nome in Veneto. Il nome favorito è sempre stato quello del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, di FdI, che però – dicono – adesso sarebbe meno convinto.

 

Continuano quindi a salire le quotazioni dell'avvocato Giosy Romano, presidente della Zes unica del Mezzogiorno: un nome fatto inizialmente da Forza Italia, rimesso sul tavolo mercoledì scorso con l'ok della Lega, e che gode della stima di Meloni e di Raffaele Fitto, che lo nominò un anno fa alla guida della Zes.

 

RAFFAELE FITTO AL FORUM IN MASSERIA

Per altro, ragionano nella maggioranza, è un uomo vicino agli ambienti del governatore del Pd Vincenzo De Luca e capace, quindi, di intercettare un elettorato più ampio. I sondaggi riservati non lasciano però spazio a grandi entusiasmi: il centrodestra parte in svantaggio di 15 punti.

 

L'argomento più spinoso, il Veneto, arriva a cena quasi conclusa, con il rischio di rovinare a tutti la digestione. Salvini continua a puntare i piedi perché considera inaccettabile non avere nessun candidato della Lega nelle cinque regioni al voto e abbandonare la fortezza veneta, poi, in favore di un candidato di Fratelli d'Italia, sarebbe un problema anche per gli equilibri interni al partito.

edmondo cirielli

 

Lui propone Alberto Stefani, deputato e segretario della Liga veneta, mentre Meloni insiste sul nome del suo senatore, Raffaele Speranzon. Il compromesso al quale si lavora con più insistenza nelle file di Fratelli d'Italia, nelle ultime ore, è quello di far cadere la scelta su un civico.

 

Uno che abbia il profilo di Francesco Rocca, presidente del Lazio, che proveniva dalla Croce Rossa, ma con un passato da militante nella destra missina. E poi va trovato un accordo con Luca Zaia, e non solo sul nome del candidato.

 

RAFFAELE SPERANZON

Meloni non vuole che Zaia si presenti con una sua lista personale, perché lo vede come uno strumento per poter dettare legge sulla futura giunta. Il governatore però non demorde: «C'è sempre stata e non è lesa maestà. Rappresenta un'ampia porzione di elettorato che spesso non vota centrodestra». È evidente a tutti i commensali: per risolvere i problemi del Veneto, una cena non basterà.

raffaele speranzon con la moglie KADIJA DETTA KATHYMATTEO SALVINI - LUCA ZAIA - FOTO LAPRESSEMatteo Salvini e Luca Zaia BRUNO VESPA - RAFFAELE FITTO AL FORUM IN MASSERIA Giosy Romano

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...