 
                                
            TANTO “FURORE” PER NULLA – L’EURODEPUTATO GRILLINO MARIO FURORE, BECCATO DA DAGOSPIA A SFOGGIARE UNA BORSA PRADA DA MIGLIAIA DI EURO, SI ARRAMPICA SUGLI SPECCHI E RIVENDICA IL SUO DIRITTO AL LUSSO, COME UNA LADY SOUMAHORO QUALUNQUE: “L’HO COMPRATA CON I MIEI SOLDI PERCHÉ AMMIRO MIUCCIA”. BENE, BENISSIMO, MA ALLORA PERCHÉ HA CANCELLATO IL POST CON LA FOTO, INVECE CHE RIVENDICARE LA SUA PASSIONE DI FRONTE AI COLLEGHI GRILLINI, CHE SI PROCLAMAVANO “FRANCESCANI”, O AI COMPAGNI EUROPEI DEL GRUPPO “LEFT”, CHE PREDICANO LOTTA DI CLASSE E REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA?
 le storie di mario furore dall evento prada di parigi
le storie di mario furore dall evento prada di parigi 
IL GRILLINO FA "FURORE" IN EUROPA – L’EUROPARLAMENTARE DEL M5S MARIO FURORE SI GODE UNA GITA A PARIGI E MOSTRA ORGOGLIOSO LE SUE BORSE PRADA: UN TEMPO FACEVA IL PORTABORSE (NON DI PRADA) E OGGI INVECE, GRAZIE AL LAUTO STIPENDIO DA DEPUTATO UE, SFOGGIA ACCESSORI DA OLTRE MILLE EURO – IL TUTTO CON POSE E FOTO DA INFLUENCER: NIENTE DI MALE, SE NON SI TRATTASSE DI UN RAPPRESENTANTE DEL MOVIMENTO CHE DICE DI BATTERSI PER IL SALARIO MINIMO E I PIÙ POVERI, E CHE IL FONDATORE, BEPPE GRILLO, DEFINIVA “FRANCESCANO” - DOPO L'ARTICOLO DI DAGOSPIA, FURORE CANCELLA LE FOTO DA INSTAGRAM. GLIEL'HA ORDINATO GIUSEPPE CONTE?
DAGONEWS
Il grillino veste Prada. L’europarlamentare del M5S, Mario Furore, beccato da Dagospia a sfoggiare borse da migliaia di euro per poi postare tutto su Instagram, si arrampica sugli specchietti per difendersi. Con un post su Facebook, accusa i giornali di destra di occuparsi della sua “borsa” di Prada, “comprata con i miei soldi” perché “ammiro Miuccia Prada”.
Furore si sorprende dell’attenzione mediatica intorno alle sue foto su Instagram: allora perché le ha cancellate? Perché non ha rivendicato il suo “diritto al lusso” (come la moglie di Soumahoro, Liliane Murekatete) di fronte ai “compagni” del gruppo LEFT, di cui fa parte e che predica lotta di classe e redistribuzione della ricchezza?
Lo stesso Furore ammette di essersi sempre mantenuto con stipendi pubblici: prima come portaborse (ma non di Prada: dal 2015 al 2019 è stato collaboratore, in Puglia, della consigliera regionale Rita Barone), poi come europarlamentare.
 IL POST DI MARIO FURORE CONTRO I GIORNALI
IL POST DI MARIO FURORE CONTRO I GIORNALI 
Quella borsa di Prada è un simbolo del “tramonto del M5s”, checché ne dica Furore: un movimento che si è professato “francescano”, ma solo finché non è entrato nei palazzi; anti-sistema, fino a quando, una volta occupato il potere, si è spartito le poltrone come tutti. Perché è facile parlare di povertà, ma poi ostentare di essere “arrivati” di fronte a follower che quella borsa non potrebbero comprarla nemmeno con un mese di stipendio?
IL POST DI MARIO FURORE
Dal profilo Facebook di Mario Furore
Da giorni diversi giornali di destra – Il Tempo, Libero, Il Secolo Di Italia e perfino Panorama questa mattina con un editoriale firmato da Maurizio Belpietro – hanno deciso di dedicarmi spazio e inchiostro. Motivo? La mia borsa di Prada.
Sì, avete letto bene. Non una proposta di legge, non un voto in Parlamento, non un dossier europeo: una borsa.
Colpevole, a quanto pare, di rappresentare il “tramonto dei 5 Stelle” e l’eresia di un francescano che osa amare il Made in Italy. Il mio vero peccato? Aver comprato, con i miei soldi, una borsa vera, di una stilista che ammiro – Miuccia Prada – e aver promosso, senza complessi, la bellezza e l’eccellenza italiana.
Non ho risposto subito, perché pensavo che certe polemiche si commentassero da sole.
Ma poi, mentre leggo di inchieste su presunte borse false regalate da una ministra in carica, viene da chiedermi: com’è che la stessa stampa non si indigna con la stessa foga? Di chi avrebbe favorito il mercato della contraffazione? Forse perché la coerenza non è accessoriata.
 le storie di mario furore dall evento prada di parigi
le storie di mario furore dall evento prada di parigi 
E a chi – come un deputato di Fratelli d’Italia tale Antonio Baldelli– si è spinto a definirmi “dal portaborse al portaborse di marca frequentante i salotti”, rispondo serenamente: almeno le mie borse sono autentiche. Come le mie idee. Si preoccupi delle inchieste nel suo partito.
E poi, chiariamo una volta per tutte: io non sono stato un semplice “portaborse”, ma un assistente. Un lavoratore con contratto regolare, contributi versati e anni di gavetta vera, fatta di studio, sacrifici e passione. Perché fare la gavetta, nel mio mondo, non è una colpa: è un merito. Dopo una laurea a ciclo unico e una specializzazione in relazioni industriali e diritto del lavoro, ho scelto di imparare, non di apparire.
La politica di cui sono portatore è quella che combatte i privilegi di pochi, non la dignità di chi può fare con i soldi guadagnati onestamente ciò che vuole. E se questa parola – dignità – risulta sconosciuta a qualcuno, non è un mio problema.
La verità è che certa stampa e certa politica confondono la moralità con il moralismo, e l’eleganza con l’apparenza.
Io resto così: con le mie idee, la mia storia, la mia gavetta. Autentico come i miei accessori. Sì può dire lo stesso di alcuni di voi?
 giuseppe conte mario furore
giuseppe conte mario furore  mario furore 5
mario furore 5 mario furore 6
mario furore 6 mario furore 7
mario furore 7 mario furore 1
mario furore 1 mario furore 4
mario furore 4 mario furore 8
mario furore 8




 
						
							
			         
						
							
			         
						
							
			         
						
							
			         
						
							
			        