GERMANIA ANNO Z-EURO - MOLTI CREDONO CHE BERLINO FARÀ DI TUTTO PER SALVARE L’EURO: LE AZIENDE TEDESCHE SONO SEMPRE PIÙ RICCHE (A MAGGIO EXPORT +3,9%), E LE CASSE PUBBLICHE PRENDONO IN PRESTITO SENZA PAGARE INTERESSI - MA IL SIGNOR ROSSI TEDESCO NON GODE: LE CASE HANNO PERSO VALORE E I CONSUMI SONO MOSCI. È FORTE L’ODIO VERSO IL SALVATAGGIO DEGLI EURO-STRACCIONI. E L’USCITA DALL’EURO NON È PIÙ UN TABÙ…

1 - GERMANIA, EXPORT VOLA A MAGGIO, SOPRA LE STIME
(ANSA) - Volano le esportazioni tedesche nel mese di maggio. L'ufficio federale di statistica informa infatti che l'export è salito del 3,9% rispetto ad aprile, quando registrò un calo dell'1,7%. Il dato è nettamente superiore alle attese degli analisti interpellati dall'agenzia Bloomberg, che avevano puntato su un incremento minimo (+0,2%). Le importazioni sono invece cresciute del 6,3%.

2 - GERMANIA;VENDE BUND 3,3 MLD,TASSI MINIMO STORICO
(ANSA) - La Germania ha venduto bond a sei mesi per 3,29 miliardi di euro al tasso record (in negativo) di -0,0344%. Lo riferisce l'agenzia Bloomberg citando la Bundesbank. Il rendimento è dunque inferiore al precedente record negativo di -0,007% del giugno 2011.


3 - GERMANIA NELL'EURO NON E' OBBLIGATORIO
Alessandro Penati per "la Repubblica"


Sembra che investitori, opinione pubblica e governi (per quanto celatamente) siano convinti che la Germania alla fine sia disposta a tutto pur di mantenere in vita l'euro, essendo il Paese che ne ha tratto i maggiori benefici e che, quindi, sarebbe più danneggiato dalla sua fine. Per la stessa ragione, monta il risentimento nei confronti dei tedeschi che, egoisticamente, rifiutano di aiutare i Paesi oggi in crisi, proprio a causa dei sacrifici che devono sopportare per mantenere in vita l'euro.

Di primo acchito sembrerebbe così: nei 14 anni della moneta unica la Germania è cresciuta in media all'1,35%, un dato forse non portentoso ma di tutto rispetto alla luce della crisi finanziaria ed economica che ormai dura dal 2008. Molto più degno di nota la capacità di mantenere la produttività in crescita a un tasso medio dell'1,25%, che ha
garantito una crescita del Pil pro capite in linea con quella dell'economia nel suo complesso. Il tutto trainato da una poderosa capacità di esportare, che ha trasformato il deficit commerciale del 1998 in un avanzo pari al 5,5% del Pil nel 2012, ineguagliato perfino dalla Cina, oggi scesa al 2,7%.

Per le imprese tedesche, l'euro è stata manna dal cielo; ma per herr Muller è stato un pessimo affare. Alle fortune delle imprese tedesche non è corrisposto un miglioramento del tenore di vita in generale: in 14 anni di euro, infatti, il livello dei consumi privati è rimasto sorprendentemente stagnante (0,7% la crescita media). Per sostenere le imprese nell'era dell'euro, i tedeschi hanno tirato la cinghia con i salari netti cresciuti mediamente dell'1,3%, mentre il costo della vita aumentava dell'1,6%. E tutti gli incrementi di produttività sono andati in profitti.

I tedeschi hanno perso anche con il mattone. Caso unico: i prezzi delle case sono oggi più bassi che nel 1998 (in Italia +40%, Francia +100%). Lo Stato ha contribuito, facendo gravare su consumi e reddito da lavoro il 90% dell'intero gettito fiscale. Ma, alla fine, è herr Muller che va a votare. Farebbe bene a ricordarlo chi conta sulla volontà della Germania di salvare l'euro, e non capisce lo scetticismo di herr Muller nei confronti della moneta unica: lui i profitti della Volkswagen non li ha visti.

Inoltre non è più vero che un crollo dell'euro metterebbe in ginocchio la Germania produttiva: perché ha sfruttato l'euro per comprimere salari e ristrutturare, diventando più competitiva non solo nell'eurozona, ma nel mondo intero. Dall'inizio dell'euro, del 14% complessivamente secondo la Bundesbank.

E perché si sta progressivamente sganciando dall'Eurozona: le esportazioni verso gli altri Paesi euro si sono ridotte dal 46% (fine 1998) al 37% attuale; a vantaggio di quelle verso il resto dell'Europa e verso l'Asia (salite rispettivamente al 32% e 16%). Più passa il tempo, quindi, meno l'euro diventa importante anche per il Made in Germany.

Se poi si considera che all'interno dell'Eurozona Paesi come Austria o il Belgio contano, in termini di scambi con la Germania, come o più di Italia e Spagna, e che l'Est e il resto d'Europa contano quanto l'Eurozona, ci si rende conto che la Grande Germania, economicamente, è una realtà, i cui confini non corrispondono a quelli della moneta unica. Una moneta che in Germania sarà sempre meno spendibile politicamente.

Un eventuale crollo dell'Euro andrebbe a danno dello Stato tedesco, che dovrebbe accollarsi le perdite della Bundesbank, esposta a marzo per 630 miliardi nei confronti dell'Eurosistema; e delle banche tedesche, con 438 miliardi di esposizione verso i Paesi in crisi dell'Eurozona.

Me se alla fine la Germania fosse costretta a intervenire per salvare l'euro dall'estinzione, il costo ricadrebbe comunque sulle sue finanze pubbliche. Più passa il tempo, perdura la crisi e si aggrava la recessione, che ormai lambisce la Germania, più il cittadino tedesco vedrà solo vantaggi dell'uscita dall'euro, e minori saranno i costi per le imprese tedesche. Fantascienza? Forse. Ma più di un investitore ci sta già pensando.

 

 

ANGELA MERKEL ANGELA MERKEL BundesbankgermaniaSpreadeuro crisi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…