E’ LA BICAMERALE DEGLI AFFARI, MONNEZZA! - LETTA AFFONDA L’OBBLIGO DI OPA ANTI-TELEFONICA – E MEDIASET GIA’ SI PREPARA A SCENDERE IN CAMPO PER SPARTIRSI IL BOTTINO TELECOM CON GLI SPAGNOLI

1. IL PARTITO MEDIASET IN CAMPO PER FAVORIRE GLI AFFARI CON TELEFONICA
Giovanni Pons per "la Repubblica"


Per il momento la legge sull'Opa non cambia e dunque, a breve, non potranno esservi ricadute particolari sull'operazione Telefonica-Telecom. Dopo tre mesi di audizioni e battaglie in Parlamento l'emendamento al Dl Salva-Roma proposto dal senatore Massimo Mucchetti è stato dichiarato inammissibile dal presidente di turno Roberto Calderoli: «Improponibile per estraneità di materia».

Ha vinto, quindi, la linea del presidente del Consiglio Enrico Letta che fin dall'inizio ha visto di buon occhio il rafforzamento di Telefonica in Telco e che - secondo quanto riferito dal presidente di Generali Gabriele Galateri allo stesso Mucchetti in un colloquio privato - ha dato un preventivo via libera a tutta l'operazione.

Ma anche Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi, in queste ultime ore si è mosso in favore di Telefonica dal momento che Mediaset e gli spagnoli si conoscono da tempo e stanno concludendo affari insieme in Spagna. Sono entrambi soci al 22% a testa della pay tv Digital Plus e stanno discutendo come rilevare la quota di maggioranza che il gruppo Prisa (editore di El Pais) ha messo in vendita.

Proprio ieri Mediaset ha annunciato di voler mettere sotto una stessa holding le attività della pay tv di Italia (Premium) e Spagna e questo passo potrebbe essere propedeutico a un accordo con Telefonica per salire in Digital Plus. Diversi analisti finanziari, inoltre, si spingono a prevedere che i buoni rapporti tra Mediaset e il gruppo di tlc guidato da Cesar Alierta potrebbero andare oltre e studiare una soluzione anche per Telecom Italia.

Che passerebbe per lo spacchettamento finale della società italiana. Se Telefonica riuscisse infatti ad assicurarsi una parte importante di Tim Brasil (oggi controllata da Telecom) anche pagando un prezzo elevato, potrebbe poi essere disposta a vendere o a far entrare nella Telecom solo italiana un socio industriale produttore di contenuti come Mediaset.

Si tratterebbe di una rivisitazione dell'accordo con la Sky di Murdoch che voleva fare Tronchetti Provera nel 2006 quando con la Pirelli controllava Telecom. E che ora potrebbe tornare d'attualità anche considerando che il gruppo di Berlusconi è almeno dal 1998 che guarda con attenzione alla rete di Telecom come veicolo a cui agganciarsi per distribuire i contenuti televisivi in banda larga.

Il primo passo sarà vedere l'esito dell'assemblea di domani sulla revoca del cda. Ieri è stato ancora protagonista il fondo americano Blackrock che in un'ulteriore comunicazione al mercato rispetto a quelle dei giorni scorsi ha dichiarato una quota di Telecom Italia pari al 10,12%. Dunque superiore al 10% e quindi in grado di far scattare acquisti di altre azioni Telecom da parte di Telefonica oltre a quelle già detenute attraverso Telco.

Ma soprattutto sarà importante vedere come voterà Blackrock con quel 5,9% che ha registrato per l'assemblea. Normalmente ha sempre votato seguendo le indicazioni dell'advisor Iss, che ha raccomandato i suoi clienti di esprimersi a favore della revoca del cda. Secondo indiscrezioni trapelate ieri sera, invece, Blackrock vorrebbe astenersi dando così una mano a Telco e Telefonica poiché gli astenuti sono considerati voti contrari.

E un voto in tal senso non farà altro che rafforzare i sospetti della Consob su una presunta azione di concerto tra Telefonica-Telco e Blackrock che si sarebbe già manifestato con la corsia privilegiata per la sottoscrizione del bond convertendo e con il superamento del 10% che potrebbe portare spagnoli e americani a controllare Telecom una volta sciolta Telco.

2.TELECOM ADDIO, LETTA AFFONDA LA NORMA ANTI-SPAGNOLI

Stefano Feltri e Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"

Di Telecom ha parlato molto nella campagna per le primarie del Pd, ma ora Matteo Renzi tace mentre il governo Letta consegna ufficialmente l'azienda agli spagnoli. Il cavillo burocratico nasconde una precisa linea politica: il presidente di turno del Senato, il leghista Roberto Calderoli, giudica "improponibile per estraneità di materia" l'emendamento del senatore Pd Massimo Mucchetti che introduceva l'obbligo di Offerta pubblica di acquisto (cioè l'impegno a comprare tutte le azioni dei piccoli azionisti) a carico di chi acquisisce il controllo di fatto di un'azienda quotata, anche senza superare l'attuale soglia del 30 per cento. L'iniziativa era trasversale, partita da Mucchetti e da Altero Matteoli (Pdl, ora Forza Italia), era stata prima una mozione approvata a largo consenso e benedetta dall'esecutivo.

Letta convince Mucchetti a non mettere l'emendamento nel decreto Imu, poi a non metterlo nella legge di Stabilità, promette che entrerà nel maxi-emendamento governativo, invece niente. E allora Mucchetti lo infila in un decreto per i conti pubblici di Roma, c'entra poco ma il Parlamento di solito non è schizzinoso. Questa volta sì. "Ha vinto il sistema", diceva qualcuno nei corridoi di Palazzo Madama ieri.

L'obbligo di Opa avrebbe costretto Telefónica a spendere alcuni miliardi invece che poche centinaia di milioni, complicando parecchio la vita agli azionisti di Telco (la holding di controllo del gruppo) che stanno vendendo a buon prezzo: Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca. E anche Mediaset, potenziale concorrente sui contenuti, vede bene il passaggio agli spagnoli. Letta, se non a parole almeno nei fatti, si è schierato dalla parte di questi (potenti) interessi.

Pare quindi "verosimile che il governo italiano abbia dato il suo consenso a un percorso con gli spagnoli che terminerà con la fusione per incorporazione del gruppo italiano dentro Telefonica", scrive la Cgil in una nota che prevede "la fine di Telecom Italia a favore della costituzione di un gruppo di Tlc europeo che partirebbe con oltre 100 miliardi di debiti ed un interesse nullo ad investire in un mercato saturo come quello italiano". Commenta Mucchetti: "Spero, ma non sono sicuro, che la Cgil sia troppo pessimista".

Il gruppo spagnolo di Cesar Alierta però ha qualche ragione per preoccuparsi, nonostante la sconfitta di Mucchetti. Domani si tiene l'assemblea degli azionisti voluta dall'azionista di minoranza Marco Fossati (ha il 5 per cento) per ottenere la revoca del consiglio di amministrazione accusato di fare operazioni in conflitto di interesse (Telefónica e Telecom hanno business concorrenti in Brasile, l'Antitrust locale ha dato 18 mesi di tempo per uscire da Telco, la holding a monte di Telecom, o rinunciare al controllo della brasiliana Vivo).

All'assemblea partecipa il 53,8 per cento del capitale, la holding Telco (Telefónica, Intesa, Generali e Mediobanca) ha il 22,4, ma ora che il fondo americano BlackRock ha comunicato di astenersi. Il colosso dell'investimento americano prima è stato redarguito dalla Consob per aver comunicato sollo alla Sec (la commissione che vigila su Wall Street) dia ver superato il 10 per cento di Telecom, poi ha smentito di averlo fatto, infine ieri ha certificato di essere al 10,16.

Morale: se BlackRock si astiene, per Telco non è affatto scontato di avere la maggioranza. E Fossati, che conta sul 25 per cento dei consensi, potrebbe vincere, ottenendo la revoca del cda e complicando l'avanzata degli spagnoli. Il danno di immagine per tutta l'operazione sarebbe enorme: il messaggio che uscirebbe dall'assemblea sarebbe che la maggioranza degli azionisti pensa che il management stia agendo negli interessi degli spagnoli, invece che dell'azienda.

Qualunque sia l'esito dell'assemblea, scrivono gli analisti di Deutsche Bank, Fossati "ha vinto in ogni caso" perché "è riuscito a mettere a fuoco il conflitto di interessi, i soci italiani è molto probabile che alla scadenza naturale del board candideranno consiglieri indipendenti". Con il voto di venerdì, sostiene la banca tedesca, "sta per finire l'era delle scatole cinesi in Italia, non solo per Telecom ma per tutto il sistema".

 

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