giorgia meloni giancarlo giorgetti

IL PATTO NON SUSSISTE – GIORGETTI FA SAPERE DI ESSERE PRONTO A VOTARE NO ALL’ACCORDO SULLA RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ, ALL’ATTESO ECOFIN STRAORDINARIO DI VENERDÌ: “NON POSSIAMO ACCETTARE REGOLE IMPOSSIBILI DA MANTENERE. LA SOSTENIBILITÀ DELLE FINANZE PUBBLICHE NON PUÒ ESSERE RAGGIUNTA ATTRAVERSO PERCORSI DI AGGIUSTAMENTO ECCESSIVAMENTE RIGOROSI” – COME DAGO-DIXIT, GIORGIA MELONI VUOLE “COMMISSARIARE” IL MINISTRO DEL TESORO E INTENDE NEGOZIARE IN PRIMA PERSONA LA RIFORMA AL CONSIGLIO EUROPEO DEL 15 DICEMBRE…

Articoli correlati

L'ARROGANZA DI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto dell’articolo di www.ilfattoquotidiano.it

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

L’atteso Ecofin straordinario sulla riforma del Patto di stabilità rischia di finire come da copione con un nulla di fatto. A due giorni dalla cena di lavoro del 7 dicembre che precederà il vertice dei ministri delle Finanze, Giancarlo Giorgetti ufficializza di essere pronto a votare no all’ipotesi di accordo attualmente sul piatto.

 

“Su deficit e debito la risposta è la serietà: significa prendersi impegni che si possono mantenere. Di fronte a delle regole sfidanti noi in qualche modo possiamo anche accedere, ma rispetto a regole impossibili da mantenere io non credo per serietà si possa dire di sì”, ha detto il titolare del Mef in audizione alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato.

 

PACCO A SORPRESA - VIGNETTA BY MACONDO

“Le regole precedenti sono peggiori? Dico sì”, ha ammesso, “ma non è che possiamo accettare tutto quello che viene proposto. E siccome siamo assolutamente convinti della ragionevolezza della nostra posizione – perché non è che siamo andati lì come i matti – non ci si può chiedere di andare non semplicemente contro l’interesse dell’Italia ma a nostro giudizio anche contro gli interessi dell’Europa”.

 

La trattativa sulla nuova governance economica europea “non ha finora portato alla definizione di un quadro condiviso” e “il negoziato si è fatto più complesso sia per le esigenze degli Stati membri con bassi livelli di debito pubblico, che temono una riforma che possa lasciare uno spazio eccessivo all’espansione dei deficit di bilancio, sia per le evoluzioni politiche che hanno portato in alcuni Paesi a cambi di maggioranze di governo”, ha spiegato Giorgetti.

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti raffaele fitto

Pesano anche “i possibili effetti sui bilanci delle pronunce di costituzionalità che potrebbero creare difficoltà ad accettare quelle che appaiono ai rigoristi come regole troppo permissive in materia di deficit”. Chiaro riferimento alla sentenza della Corte costituzionale tedesca che ha cassato la prassi di mettere a bilancio fondi non spesi utilizzandoli con un altro fine nell’anno successivo.

 

Il punto fermo, per l’Italia, è che “la sostenibilità delle finanze pubbliche non può essere raggiunta attraverso percorsi di aggiustamento eccessivamente rigorosi, perché questo danneggia i fondamentali di crescita e peggiora la dinamica del debito nel medio e lungo periodo”. Il governo “intende ridurre il debito in maniera realistica, graduale e sostenibile nel tempo, in un assetto che protegga e incentivi gli investimenti. Conclusivamente ritengo che le regole fiscali e di bilancio non siano il fine ma il mezzo“.

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni

Il fine deve essere “la sostenibilità finanziaria, l’effettiva capacità di difesa del sistema di valori di libertà occidentali, la transizione ecologica che garantisca la sostenibilità ambientale. Il mezzo è un sistema di regole fiscali coerenti con queste finalità strategiche e che ne consentano la realizzazione”. Per questo Roma chiede almeno che gli investimenti per la transizione verde non vengano computati nel debito. E ha posto “come condizione imprescindibile che la nuova governance economica dia sufficiente spazio agli investimenti per la transizione digitale ed ecologica e, nel primo ciclo di applicazione delle nuove regole, consenta a Paesi quali l’Italia, che hanno concordato ambiziosi Piani di Ripresa e Resilienza, di poter accedere all’estensione del periodo di aggiustamento a sette anni. Ciò senza l’imposizione di ulteriori condizionalità, ma solamente in base all’impegno dello Stato membro a continuare lo sforzo di riforma e di investimento intrapreso con il Pnrr”.

 

[...]

 

antonio tajani giorgia meloni giancarlo giorgetti

Commentando le ipotesi sull’aggiustamento che potrebbe essere richiesto ai Paesi ad alto debito, Giorgetti ha sottolineato che “il rapporto debito/Pil si riduce con la crescita, al massimo con la minore spesa per interessi. Nelle nostre proiezioni la riduzione del debito sul Pil già dall’anno prossimo potrebbe aggirarsi intorno all’1%, ma c’è il peso del superbonus. La riduzione del debito pubblico dell’1% annuo non fa paura all’Italia ma deve iniziare quando i fumi del superbonus si diradano”.

 

Conclusione: Roma è disposta “a ricercare una soluzione che non sovrapponga ai vincoli ricordati (spesa e debito) ulteriori regole stringenti che potrebbero riproporre, se non addirittura complicare, uno schema che ha mostrato limiti e che le stesse istituzioni europee hanno dichiarato di voler superare”. Il rischio “è che venga fuori un sistema totalmente incomprensibile a noi addetti ai lavori ma soprattutto all’opinione pubblica. Invece penso che bisogna trovare regole trasparenti e semplici, facili da comprendere”. [...]

GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI giorgia meloni giancarlo giorgetti GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”