berlusconi meloni salvini

IL MELONI È MATURO - LA DUCETTA DI “FRATELLI D’ITALIA” È PRONTA A CANDIDARSI A SINDACO DI ROMA SCAVALCANDO BERTO-LESSO: “NON POSSIAMO ANDARE AL SUICIDIO” - ALCUNI SONDAGGI LA DANNO ADDIRITTURA AL BALLOTTAGGIO MA SE SCENDE IN CAMPO IL CENTRODESTRA SI FRANTUMA

MELONI BERTOLASOMELONI BERTOLASO

Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”

 

Il conto alla rovescia sta per finire. Poi, a meno di colpi di scena nei quali pure in Forza Italia sperano e per i quali si sta sottotraccia continuando a lavorare, Giorgia Meloni si candiderà a sindaco di Roma. Se lo farà, sta spiegando ai suoi in questi momenti concitati, è perché nessuno ha dato risposte ai suoi «appelli all’unità».

 

Perché la nota con cui domenica aveva chiesto a Berlusconi e a Salvini un vertice «risolutivo» per tentare di ritrovare l’intesa e non presentarsi frammentati al voto di Roma non è stata presa in considerazione dai due alleati. Perché lo stesso Bertolaso ha risposto con un’alzata di spalle all’invito di Ignazio La Russa a fare «un passo di lato», senza «caricare sulle spalle di Berlusconi il peso di una scelta difficile».

bertolaso meloni rom 9bertolaso meloni rom 9

 

A meno di fatti nuovi, l’annuncio potrebbe arrivare già oggi, dopo una riunione del coordinamento di Fratelli d’Italia nella quale il partito dovrebbe chiederle «un sacrificio personale per il bene di tutti». E dopo che Salvini avrà rinnovato il suo appello, ormai lo stesso da giorni, a candidarsi perché «lei è l’unica con cui possiamo vincere, e io la sosterrò».

 

bertolaso meloni rom 7bertolaso meloni rom 7

Ma non è un annuncio facile, e il lavorìo in corso da parte dell’entourage berlusconiano in queste ore perché «Giorgia ci ripensi, si fermi, prenda atto che Salvini è ormai fuori dall’alleanza ma che noi insieme possiamo farcela, mentre lei da sola sarebbe sconfitta» lo dimostra. Sa bene infatti la Meloni quanto la sua scelta peserà sul futuro della coalizione, che esce a pezzi dal caos romano.

 

Sa che se lei scenderà in campo, il centrodestra di fatto non esisterà più, e la corsa si trasformerà in una sfida all’ultimo sangue non tanto o non solo per arrivare al ballottaggio, ma per dimostrare chi è più forte e chi aveva ragione tra il vecchio leader che ha puntato fino all’ultimo su un candidato non gradito agli altri, e i due giovani sfidanti — lei stessa e Salvini — che hanno imboccato un’altra strada. E soprattutto che gli hanno detto di no, non allineandosi.

 

bertolaso melonibertolaso meloni

Lei, giura, lo avrebbe evitato, lo eviterebbe ancora se fosse possibile. Ha sempre parlato di extrema ratio, ha sempre «puntato a presentare una coalizione compatta». Ma, ripete, «non possiamo andare al suicidio, non possiamo consegnare Roma senza nemmeno lottare». Perché con Bertolaso, pensano sia lei che Salvini, non si compete.

 

In Fratelli d’Italia raccontano di un «sondaggio volante» ancora in via di elaborazione che darebbe risultati chiarissimi, e impietosi, per Bertolaso: con la Meloni in campo, l’ex capo della Protezione civile si fermerebbe al 9-10% «come Marchini», mentre «Giorgia sarebbe testa a testa con Giachetti», attorno al 17-18%, a un passo dal ballottaggio. Di più: se Bertolaso si candidasse anche con il sostegno di FdI ma senza la Lega e Storace, non arriverebbe al ballottaggio perché «le due famiglie politiche della destra e del Carroccio prenderebbero voti contro di noi, magari attaccando sulla questione giudiziaria di Bertolaso che è ancora aperta». Se invece in campo ci fosse solo la Meloni, «il ballottaggio sarebbe certo».

BERLUSCONI SALVINI MELONI BY BENNYBERLUSCONI SALVINI MELONI BY BENNY

 

«Che Bertolaso, per il fatto che non è sostenuto da tutta la coalizione, sia in forte difficoltà lo sa benissimo Berlusconi», giura La Russa. Ma l’ex premier non cede. Forse oggi tenterà un gesto per riavvicinare a sé la Meloni, ma non rinuncerà al suo candidato. Per questo la situazione appare senza via d’uscita: o si ritira Bertolaso, o si allinea la Meloni, o ognuno andrà per conto suo. In una corsa durissima: la Meloni mette in conto che sfidando il Cavaliere si chiuderanno spazi televisivi e giornalistici, sa che i costi della campagna ricadranno solo sul suo partito (e ieri è cominciata un’analisi delle risorse e dei mezzi per portare avanti la corsa). Ma sa anche che in politica a volte esistono strade obbligate.

 

La maternità che poteva essere un freno alla corsa, tanto più dopo le parole incaute di Bertolaso, potrebbe diventare benzina per la campagna elettorale. Anzi, oggi diventa più difficile rinunciare dopo aver rivendicato che una mamma può fare tutto. Servirebbe un fatto nuovo, un coniglio dal cilindro. Ma il conto alla rovescia sta per finire.

giovanni toti matteo salvini giorgia melonigiovanni toti matteo salvini giorgia meloni

 

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”