BERTONE SE NE VA E NULLA SARA’ COME PRIMA. AMEN - NUZZI: “DI LUI NON RIMARRÀ ALTRO RICORDO” – ARRIVA PAROLIN….

1 - DALLA BACHECA FACEBOOK DI GIANLUIGI NUZZI, AUTORE DEL LIBRO "SUA SANTITÀ"
Ultima notte da segretario di Stato di Tarcisio Bertone. Da domani lo sostituisce monsignor Parolin. All'uscita del mio libro disse:"Molti giornalisti giocano a fare l'imitazione di Dan Brown. Si continua a inventare favole o riproporre leggende". Favole e leggende. Di lui non rimarrà altro ricordo. Meglio così. Come poi è andata è sotto gli occhi di tutti.

2 - VATICANO, OGGI L'ADDIO DI BERTONE FINISCE L'ERA DEL VICE-PAPA - ECCO LA NUOVA CURIA DI FRANCESCO
Marco Ansaldo e Paolo Rodari per "La Repubblica"

Inizia oggi una nuova era per la segreteria di Stato vaticana. Dopo gli anni del "vice-Papa" Tarcisio Bertone, il cardinale che si era fatto annunciare come l'uomo del «più Vangelo e meno diplomazia», comincia il tempo del vicentino monsignor Pietro Parolin. Il diplomatico, dal 17 agosto del 2009 nunzio apostolico in Venezuela, forte di una precedente lunga esperienza in segreteria di Stato, viene chiamato a normalizzare - c'è chi dice anche a ridimensionare - l'intero ministero vaticano. Un organismo che sotto la guida di Bertone ha visto intrecciarsi pericolosamente politica e affari, profano e sacro.

Certo, è difficile dire come il Consiglio degli otto cardinali convocato da papa Francesco per riformare la curia romana andrà a ridimensionare nei prossimi mesi struttura e funzioni della stessa segreteria.

Eppure, di certo, poco di qui in avanti sarà uguale a prima. Papa Francesco vuole riportare la segreteria entro i suoi ranghi, un dicastero sì «di Stato», ma anche - e soprattutto - «papale», come lo definisce la costituzione apostolica "Pastor Bonus" di Giovanni Paolo II del 1988: «Secretaria Status seu papalis», recita il testo.

E cioè anche una segreteria «del Papa», che aiuti Francesco nel disbrigo degli affari interni e nei rapporti con l'esterno, perdendo però quella funzione di centralità all'interno dell'intera curia che l'ha fatta essere per anni come una sorta di imbuto, di collo di bottiglia, entro il quale naufragavano le informazioni che dalla periferia della stessa curia, e anche della Chiesa, dovevano arrivare in alto, e cioè al Papa.

A questo intasamento, in fondo, più che ad altro, si deve l'esplodere di Vatileaks: i cardinali e i vescovi che non riuscivano a dialogare con Benedetto XVI scelsero di far uscire tramite canali poco ortodossi documenti riservati per cercare di far arrivare le notizie e le informazioni fin dove non era loro consentito, mentre dalle sue stanze all'interno del palazzo apostolico Bertone governava una nave amaramente destinata a perdersi alla deriva. Joseph Ratzinger si accorse che poco girava a dovere.

E per salvare il salvabile, oltre che per un affaticamento fisico comunque non trascurabile in un uomo della sua età, non poté fare altro che dimettersi. Tanto che per molti, a conti fatti, è stata la rinuncia la sua più grande azione di governo durante i quasi sette anni di un papato travagliato.

Ora nulla sarà più come prima. In una curia romana già rivoluzionata dalla decisione di Francesco di abitare a Santa Marta, l'arrivo di Parolin è destinato a spostare ancora di più l'asse di governo e gli equilibri interni: dal palazzo apostolico verso il «convitto », dalle stanze del potere alle camere dell'"albergo" della Santa Sede.

Negli ultimi anni è stato Bertone ad avere di fatto in mano anche le sorti delle finanze vaticane. Nei posti che contano ha portato i propri fedelissimi: anzitutto il banchiere Ettore Gotti Tedeschi alla presidenza dello Ior, salvo poi detronizzarlo una volta accortosi
della sua troppo esuberante volontà di trasparenza. I cardinali Domenico Calcagno, Giuseppe Versaldi e Giuseppe Bertello rispettivamente all'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, alla Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, e al governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Ora le finanze saranno drasticamente rivoluzionate. E molto del loro controllo potrebbe passare nelle mani di Bertello, unico curiale membro del Consiglio degli otto, ma soprattutto porporato che ha saputo prendere le distanze da Bertone, crearsi un suo profilo, guadagnare la stima e la fiducia del Papa.

Bertone ha guidato anche "ad extra" la segreteria di Stato verso lidi inediti, con risultati che hanno fatto discutere. Era il 25 marzo del 2007 quando egli aprì una ferita con la Conferenza episcopale italiana dalla quale ancora oggi escono sangue e veleni. Il giorno dell'insediamento del nuovo presidente Angelo Bagnasco al posto di Camillo Ruini, infatti, Bertone scrisse un messaggio di saluto nel quale rivendicava alla propria persona, in quanto segretario di Stato, la guida della Chiesa italiana per quanto concerne i rapporti con le istituzioni politiche.

L'invasione di campo non portò grandi risultati. Tanto che nei mesi scorsi Francesco ha esplicitamente chiesto che la palla torni in mano ai vescovi, seppure non è una Chiesa militante e schierata che il Papa desidera, quanto una Chiesa che, rimanendo un passo indietro, sappia richiamare tutti all'essenziale, e cioè al bene comune.

La nomina di Parolin era stata annunciata il 31 agosto scorso, dopo l'accettazione delle dimissioni di Bertone da parte di Bergoglio. Al passaggio di consegne previsto per questa mattina è presente Francesco. Con lui anche i superiori e gli officiali della segreteria di Stato. Il Papa terrà un discorso, ringrazierà come consuetudine il cardinale uscente, e probabilmente farà comprendere quale ruolo esattamente debba ricoprire di qui in avanti la stessa segreteria all'interno della Chiesa e nel contesto mondiale.

 

VESPA BERTONE Bertone Grillo FINI BERTONE SCHIFANI MONTI TERZI PAROLIN Pietro ParolinGIANLUIGI NUZZIRATZINGER E BERGOGLIO jpegBERGOGLIO RATZINGER

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…