TREMONTI RISORGE E ASFALTA RIGOR MONTIS - “CERTO CHE CANDIDARSI A VINCERE SENZA COMPETERE È UN PO' POCO OLIMPICO - HA INTRODOTTO IL DANNOSO CONCETTO DI 'QUASI-CANDIDATURA' - LE NOSTRE TASCHE SONO USATI COME BANCOMAT PER RIPIANARE I BUCHI DELLE BANCHE TEDESCHE, FRANCESI. È PER QUESTA "GENEROSITÀ" CHE SIAMO APPREZZATI” - DE GASPERI NON ERA UN TECNICO!”...

Fabrizio Roncone per "Corriere della Sera"

Professor Giulio Tremonti, qual è il suo giudizio sul discorso di Mario Monti?
«Vede, l'Italia, a differenza di altri Paesi europei, è investita da una crisi doppia: economica e politica. L'una influisce in negativo sull'altra, e viceversa. E quest'anno perso, o peggio che perso, ne fornisce la più ampia evidenza».

Continui.
«I bizantini rompono la linearità del pensiero romano introducendo la formula del "quasi": inventano i "quasi contratti", "i quasi delitti"... Monti, poche ore fa, ha inventato la "quasi candidatura". L'impressione netta è che ci prenda in giro. Perché da una parte si dice contrario ai "partiti personali", detti a Bisanzio antropomorfi, dall'altra darebbe il suo "quasi nome" alla sua "quasi lista" che, in un delirio privo di riscontro in qualsiasi altro teatro politico europeo, lui stesso ha battezzato "agenda Monti".

Un'agenda per l'Italia, per l'Europa, per il passato, per il futuro. Non c'è in Europa un solo leader che dica cose simili. L'esistenza di un'agenda "ad personam" non è parte della soluzione, ma parte del problema politico italiano».

Il suo giudizio, professore, è severo.
«In attesa del giudizio degli elettori, lo terrei fermo. Rilevando che il governo ha fatto quello che non doveva fare, entrare in politica, e non ha fatto quello che doveva, cioè migliorare l'economia. I tecnici, come i Re Magi, dovevano portarci due doni: stabilità finanziaria e crescita economica...».

Un minimo di stabilità, sia pure a fatica, e con sacrifici enormi, sembra essere stata raggiunta.
«Mi ascolti: per tre lunghi anni, dal giugno del 2008 al giugno del 2011, lo spread italiano è stato mediamente pari a 113 punti, senza il supporto della Bce... oggi, è il triplo con il supporto della Bce. Lo stesso Monti, proprio sul Corriere, in quei tre anni, riconosceva sistematicamente la tenuta dei conti italiani. Poi qualcosa si è rotto all'interno del governo, che ha cambiato la linea, ma non all'interno del sistema-Italia. Bastava cambiare il governo, votare. Quello che non si è voluto dire per convenienza e astuzia politica, è che la crisi non era tanto italiana quanto europea, una crisi "sovrana" sull'esistenza stessa dell'euro».

Quando Monti giunse a Palazzo Chigi, il Paese era sull'orlo del burrone: e questo nonostante Berlusconi, fino all'ultimo, ci avesse raccontato che non stavamo correndo alcun pericolo.
«Poco fa, Monti ha parlato a lungo dei suoi virtuosismi sullo spread, ma non ci ha detto che, lo scorso luglio, lo spread gli è schizzato a "quota 534", esattamente come nel novembre precedente, pur avendo incassato l'enorme beneficio della Bce. Il Financial Times ha scritto che il suo governo è stato, ed è, come dentro una bolla finanziaria: ancora oggi tutto è sospeso perché alle banche conviene incassare le cedole sui titoli, invece che prestare denaro alle imprese. Quando usciranno i dati del primo trimestre 2013, diranno che l'economia italiana non può più pagare le cedole e svanirà l'effetto bolla. E allora in troppi, di colpo, si affolleranno verso l'uscita».

Monti, che è il primo ad essere consapevole di quanto i conti del Paese non siano ancora in sicurezza, ha comunque restituito al nostro Paese credibilità e autorevolezza sulla scena europea.
«Separiamo i fatti dalle opinioni. I dati indicano che in Italia l'economia va peggio, la paura si diffonde, il denaro non circola, mentre le privatizzazioni, le semplificazioni e le liberalizzazioni, insomma le riforme bandiera del governo, sono rimaste al palo. Sul lavoro e sulle tasse, poi, è meglio tacere».

L'attività del governo non è stata perfetta, e si sarebbe potuto, probabilmente, fare molto di più. È però complicato negare i suoi effetti benefici sul...
«Allora: in questo momento, il bilancio dello Stato, le nostre tasche, sono usati come bancomat per ripianare i buchi di bilancio delle banche tedesche, francesi... Ed è per questa "generosità", mi creda, che siamo apprezzati».

Monti ha detto: «Talora faccio fatica a seguire la linearità del pensiero di Berlusconi».
«In effetti, in pochi giorni, lo ha sfiduciato e poi incaricato di nuovo. La mia impressione, tuttavia, è che fosse più tattica politica, che sincera convinzione».

Monti ha spiegato che la sua cosiddetta «agenda» consiste nell'evitare «pericolosissimi e illusionistici passi indietro».
«I temi cui si riferisce Monti sono l'Europa e il rigore di bilancio. Europa: sto leggendo un libro bellissimo, "Il futuro della civiltà europea", una conferenza detta ad Atene nel 1955 da Albert Camus: l'Europa non può essere solo una comunità d'affari, deve tornare alla sua dimensione spirituale iniziale...».

Le ricordo che Monti, non casualmente, ha citato De Gasperi.
«E io le ricordo che De Gasperi non era un tecnico!... Quindi, Europa assolutamente sì, ma aggiungendo di nuovo, alla "cifra" economica, la "cifra" politica. Quanto al rigore di bilancio, concordo invece totalmente. Per tre lunghi anni sono stato sulla linea del rigore e ne ho pagato il prezzo politico. Totalmente in disaccordo, invece, con certe idee da Paese di Bengodi o con la magia e la demagogia applicate alla finanza pubblica, tanto a destra quanto a sinistra...».

L'Imu.
«No, ecco, ci stavo arrivando. L'Imu sulla prima casa non di lusso vale meno di tre miliardi. Nella legge di Stabilità hanno variamente sfondato i conti pubblici per 15 miliardi. A quel punto sarebbe stato forse meglio, e certo possibile, ridurre l'Imu non per ragioni politiche ma per togliere una mano morta economica su un settore chiave come quello dell'edilizia».

Alla fine, professore, che idea s'è fatto: Monti si candiderà, o no?
«Per ragioni personali sto studiando la legge elettorale. C'è scritto che ai primi di gennaio bisogna andare dal notaio ad indicare i simboli, la coalizione, il nome e il cognome del leader da stampare sulla scheda elettorale. Vediamo un po' cosa salta fuori... Certo che candidarsi a vincere senza competere è un po' poco olimpico».

E lei? Lei cosa farà?
«Maroni e Tremonti hanno firmato un cartello d'intesa e, con quello, si presenteranno agli elettori».
(L'ultimo libro scritto da Giulio Tremonti ha un titolo eloquente: «Uscita di sicurezza». La cronaca di come siamo precipitati nell'inferno economico. Con qualche buona indicazione per riuscire a venirne fuori).

 

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