giuseppe de rita rocco casalino giuseppe conte

“IL GOVERNO HA COMUNICATO, MA NON C’È STATA INFORMAZIONE” – GIUSEPPE DE RITA BOMBARDA IL CONTE-CASALINO: “IL POTERE CENTRALE HA AVUTO UNO SCATTO DI VERTICALIZZAZIONE E DI CONCENTRAZIONE DI POTERE E QUESTO HA CREATO QUALCHE PROBLEMA” – IL RANCORE, LA PAURA “ANTROPOLOGICA” E LA COLLOCAZIONE INTERNAZIONALE DELL’ITALIA CHE “NON SI SPOSTA PER QUATTRO MASCHERINE DALLA CINA O QUATTRO CAMION DALLA RUSSIA”

 

 

Massimiliano Lenzi per “il Tempo”

 

giuseppe de rita

Gli italiani. La paura. La rabbia. Il loro ritorno alla libertà dopo mesi di isolamento domiciliare in tempi di coronavirus. E poi la politica e il tempo che servirà alla gente per tornare ad una normalità quotidiana. Su questo, e non solo, abbiamo intervistato Giuseppe De Rita, sociologo e presidente del CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali).

 

Sindaci sceriffi, regioni contro regioni e regioni critiche verso lo Stato: l' Italia sta tornando al feudalesimo?

«No, il feudalesimo in Italia vecchio e non torna. Il vero problema è che in questo meccanismo di lotta al virus il Potere centrale ha avuto uno scatto di verticalizzazione e di concentrazione del Potere nei poteri centrali. Tutto alla Protezione Civile, tutto all' Istituto Superiore di Sanità, tutti ai dpcm, ai decreti, eccetera, eccetera.

 

conte casalino

Naturalmente questa verticalizzazione dello Stato ha creato qualche problema. Quello delle regioni che si sono sentite escluse; i problemi dei comuni, che si sono sentiti abbandonati su ogni versante. Il problema di tutti i poteri, anche dello Stato, anche degli Enti di ricerca, degli Istituti, dell' informazione, che hanno visto questa verticalizzazione - quasi una statalizzazione - nel fronteggiare l' emergenza.

 

E ovviamente sono arrivate le polemiche, i distinguo e anche le dialettiche forti ma questo non significa il ritorno al feudalesimo. E un' altra cosa. È un accentramento dei Poteri nel Governo, nella Protezione Civile, nel comitato tecnico -scientifico con tutti gli altri che hanno dovuto fare polemica per avere un minimo di voce».

 

LUCA BIZZARRI E L'INQUADRATURA SBILANCIATA PER FAR ENTRARE ROCCO CASALINO

Lei ha citato anche l' informazione. In questo blindarsi dell' Italia nella guerra al virus, l' informazione ha assunto un ruolo troppo conformista? Troppo da cassa di risonanza di questo Stato che nell' emergenza ha verticalizzato tutto, anche il comunicare agli italiani ciò che stava accadendo?

GIUSEPPE CONTE E IL BONUS MONOPATTINO

«Il punto è, se mi permette una distinzione, nella differenza tra il comunicare e l' informare. Il Governo ha comunicato. L' informazione non c' è stata. E naturalmente i mezzi di informazione hanno essi stessi comunicato e non informato. Se uno pensa al fatto che giornalmente la Protezione Civile dava il numero dei morti, dei guariti e dei contagiati, senza mai una interpretazione, faceva solo comunicazione, non informava. Perché l' informazione è spiegare, è dare senso ai numeri.

 

giuseppe de rita 4

Se io dico 25 e non si sa bene cosa significhi 25, se un numero di pagine di un mio libro o qualche altra co sa.... Il vero problema, le ripeto, è che nel momento in cui lo Stato ha deciso di affidarsi nell' informazione alla Protezione Civile e all' Istituto Superiore di Sanità, noi abbiamo avuto una comunicazione senza informazione. Ed i giornali e i media non hanno fatto informazione ma hanno trasmesso la comunicazione».

 

In questa crisi, oltre all' aspetto sanitario e ai battibecchi istituzionali, si sono evidenziati anche altri aspetti preoccupanti. Tra questi il rapporto quotidiano degli italiani con la paura. Un esempio: chi cammina senza mascherina per strada viene guardato in cagnesco. Il Censis in passato ha fotografato il rischio del rancore come sentimento nazionale. Gli italiani ai tempi del virus sono più cattivi? Stiamo arrivando all' odio?

FRANCESCO BOCCIA SI PRESENTA CON LA MASCHERINA ALL'ORECCHIO E BORRELLI SE LA RIDE

«Da quando negli anni passati parlammo di rancore, beh il rancore si è molto smorzato. Perché il rancore è un qualcosa che riguarda un sentimento di astio verso ciò che non c' è stato. È il lutto di quel che non c' stato. Quindi il rancore ha bisogno di un colpevole. Il mio matrimonio è andato male, la colpa è di mia moglie. La mia carriera in azienda è stata fermata, è colpa del capoufficio.

 

giuseppe conte meme 1

La mia macchina ha sbattuto, è colpa del meccanico che non mi ha risolto il problema alle gomme. Il rancore aveva bisogno di colpevoli. Arriva il coronavirus e non si sa chi sia il colpevole ed il rancore se ne va a pallino. Ed è sostituito dalla paura. Da questa paura. La paura è un fenomeno meno spiegabile del rancore. Il rancore si capisce da dove viene. La paura no. È incontrollabile, è antropologica, la paura è una psicologia collettiva indecifrabile. E quindi la paura ce la siamo tenuta. Io magari non ce l' ho ma la gente ha paura. Il tono complessivo della paura è stato questo».

giuseppe conte meme

 

La politica ha calcato troppo sulla paura durante i mesi più duri della pandemia?

«La paura è venuta per ragioni di psicologia collettiva. Non credo ci sia qualcuno che abbia complottato per mettere paura alla gente. Io ho visto che tutti quelli che avevano paura ce l' avevano davvero non perché era indotta dalla comunicazione. Era una paura antropologica e, a parte le zone rosse, non c' era ragione.

 

giuseppe de rita 2

Penso a Roma, in Basilicata, penso a Rieti, penso all' Umbria, la paura c' era eppure la situazione dei morti non era certo come quella delle zone rosse. La paura è stata qualcosa di indecifrabile e di non regolabile. Di non organizzabile. Ed allora si è dovuto lasciarla andare. Più che incentivarla si è lasciata andare la paura. E naturalmente la paura se la si lascia andare senza un contrasto agisce per giorni, per mesi, per anni. Il fatto vero è che ad un certo punto poi la paura è diventata, come succede sempre in questi casi, anche rabbia».

 

Perché rabbia?

conte casalino coronavirus Italia

«Perché sulla paura c' è stata la divisione psichica che tipica degli italiani. Chi aveva paura e chi non aveva paura. Divisione e rabbia degli uni verso gli altri. "Come, tu esci senza mascherina?". E la rabbia feroce contro quello che non portava la mascherina all' aperto. Ma ci credi o no nei virologi?

 

Altra divisione. E giusto che l' intervento dello Stato sia così massiccio? E giù un' altra spaccatura ulteriore. La divisione ha portato la paura ad essere rabbiosa.

E non ne usciremo tanto presto se non avremo modo di levarci di dosso non tanto la rabbia ma la paura che c' è sotto».

 

ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE

Lei vede un modo per spingere gli italiani a scrollarsi di dosso la paura?

«Ehhh. C' è gente che aspetta il vaccino e dice: "La paura non ce la avrò più quando ci sarà il vaccino, me lo fare) e stare) tranquillo per i prossimi anni". Personalmente ritengo che noi la paura la perderemo giorno per giorno, man mano che continueremo a vivere. Diciamoci una cosa: ieri in giro per Roma si sentiva meno paura rispetto ad una settimana fa od a quindici giorni prima.

ITALIA Coronavirus

 

Ad un certo punto, lentamente il ritorno alla vita ci toglierà la paura. Stasera vado al ristorante? Dopo 50 giorni e passa che non ci vado, stasera ma si ci vado, non ho più paura e vado a cena fuori. Man mano che si torna alla vita ci si scrolla la paura. Nel lockdown, nell' isolamento forzato, la paura non poteva che esserci».

giuseppe de rita 3

 

Un' ultima domanda: il ruolo internazionale dell' Italia. Durante questa crisi da virus noi abbiamo visto una parte della politica guardare con una certa simpatia verso la Cina, che inviava le mascherine. Con una certa freddezza verso gli Usa e con un sentimento altalenante verso la Ue. Vede il rischio che il coronavirus sposti la collocazione internazionale dell' Italia?

«La collocazione internazionale dell' Italia non si sposta per quattro mascherine dalla Cina o per quattro camion dalla Russia».

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…