bersani piero grasso

GRASSO BOLLENTE SUL PD – IL PRESIDENTE DEL SENATO BOMBARDA RENZI: "HO LASCIATO IL PARTITO DEMOCRATICO PERCHE’ NON MI RICONOSCO NE’ NEL MERITO, NE’ NEL METODO". E ORA LA SINISTRA DI BERSANI LO VUOLE INCORONARE LEADER- “MEGLIO DI PISAPIA”

Andrea Carugati per la Stampa

 

 

 

grasso bersani

Il giorno dopo la scelta di lasciare il Pd, il presidente del Senato Pietro Grasso torna a colpire. Ai microfoni parla della decisione del suo ex partito di imporre la legge elettorale con la fiducia come di una «violenza» al Senato. E ribadisce: «Ho lasciato il Pd perché non mi riconosco più in quel partito e non ne riconosco più né il merito né il metodo».

 

A sinistra le bottiglie per i brindisi sono state riposte in frigorifero. «Adesso Grasso non va tirato per la giacca», la linea dei bersaniani che già vedono il presidente del Senato come leader della nuova lista. «Guai a tirarlo in dinamiche e polemiche politiche che non hanno nulla a che fare con la seconda carica dello Stato», ragiona Roberto Speranza, coordinatore di Mdp. Lo strappo fragoroso dell' ex magistrato, a microfoni spenti, è considerata un ottima notizia per chi ha passato tutta l' estate aspettando che Giuliano Pisapia prendesse la leadership, fino al divorzio di poche settimane fa.

 

RENZI DIREZIONE PD 3

«Ha mobilitato più lui in un giorno che Pisapia in tre mesi», il commento frequente che si ascolta a sinistra.

 

«Tra noi una consonanza di giudizio», sottolinea con piacere Massimo D' Alema. L' ipotesi di Grasso leader sembra mettere d' accordo tutti: dai riformisti doc come Pier Luigi Bersani (che lo ha accolto a fine settembre a Napoli alla festa di Mdp) fino alle frange più di sinistra, e cioè gli uomini di Sinistra italiana e il gruppo civico guidato da Anna Falcone e Tomaso Montanari che giudica la mossa del presidente «un fatto importante, una buona notizia».

 

Le frizioni di tre giorni fa, quando la capogruppo in Senato dei vendoliani Loredana De Petris ha occupato lo scranno di Grasso per protesta contro la fiducia sul Rosatellum, sono state cancellate con un tratto di penna. E ora tutti tacciono, in attesa della prossima mossa del leader designato. Che non sarà imminente. Ieri il presidente è volato a Palermo per il fine settimana. E nelle prossime settimane, spiega chi gli ha parlato, si terrà lontano dai riflettori: niente talk show o riflettori, si limiterà a guidare l' aula di palazzo Madama durante l' approvazione della legge di Bilancio.

 

grasso

La guida della sinistra? «Un dossier che ancora non è stato aperto», spiega chi lo conosce. Se ne riparlerà più avanti, quando la sinistra avrà tenuto, tra fine novembre e inizio dicembre, l' assemblea costituente e dunque avrà un profilo più definito. Di certo, Grasso non è in cerca di una poltrona. E il fatto che il capogruppo Pd Luigi Zanda abbia reso pubblico di avergli offerto nei giorni scorsi un seggio «sicuro» in Sicilia toglie ogni benzina alle polemiche.

 

Nel Pd la scelta del presidente del Senato riapre ferite mai richiuse. «Pieno rispetto per la decisione del presidente del Senato, sbagliata ogni polemica», taglia corto Renzi. Ai vertici dem fanno male le parole di Walter Veltroni: «Il Pd è stato ideato e costruito per persone come Grasso. Speriamo di ritrovarci uniti per i nostri valori comuni». I dissidenti interni aprono il fuoco. Gianni Cuperlo parla di una «sconfitta».

 

bersani pisapia

«Sarebbe una reazione sciagurata scrollarsi le spalle e far finta di nulla. Bisogna interrogarsi sul perché accade e aggiustare qualcosa». Critici i due sfidanti di Renzi alle primarie dello scorso aprile: «La storia di Grasso per me è il Pd. Se qualcuno mette delle condizioni per le quali un uomo così deve andare via mi viene un totale scoramento», dice Michele Emiliano. «Ora il Pd è più fragile. Penso sia giusto interrogarsi sulle ragioni di questa scelta e auspicare che si riuniscano le strade», gli fa eco Andrea Orlando.

 

Tra i dem scoppia il caso Patrizia Prestipino. La dirigente attacca Grasso: «Sembra il film "Prendi i soldi e scappa"». «Parole in libertà», la gelida replica di Matteo Richetti.

 

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER?