1. GRILLO E’ DIVENTATO PAZZO O C’E’ UN PAZZO CHE GIRA PER ROMA A SPACCIARSI PER GRILLO? SALE SOPRA IL TETTUCCIO DELLA SUA AUTO, URLA 'ARRENDETEVI' E VA VIA 2. ALLA CONFERENZA STAMPA, ASSISTITO DAI DUE “CELEBRO-LESI” CRIMI E LOMBARDI: "TEMO CI SARÀ UNA SOLLEVAZIONE POPOLARE IN QUESTO PAESE. SIAMO SEDUTI SU UNA POLVERIERA" 3. POI UN PASSO INDIETRO: "NON FACCIAMO UNA CALATA A ROMA. ANDIAMO PER INCONTRARCI E MANIFESTARE, NON PER FARE COSE VIOLENTE. SONO D'ACCORDO CON RODOTÀ" 4. L’AMMISSIONE DELLA SCONFITTA: "SE CI METTERANNO IN UN ANGOLO, CI METTEREMO ALL'OPPOSIZIONE E VOTEREMO LE COSE GIUSTE SE SONO NEL NOSTRO PROGRAMMA" 5. PER LA PRIMA VOLTA GRILLO HA AVUTO PAURA DEL MOSTRO CHE TIENE AL GUINZAGLIO?

Ansa.it

Beppe Grillo è salito sopra la sua auto, a ridosso di piazza Sant Apostoli, dove non è riuscito a entrare per la troppa folla, ha salutato dicendo "arrendetevi" e poi se n'é andato via in auto. "Siamo qui in piazza, non lasciateci soli. Anche Beppe ha cercato di venire ma è stato respinta da un muro di persone. A questo punto non è sicuro che possa ritornare". Lo dice il capogruppo al Senato dell'M5S, Vito Crimi, che si rivolge alla piazza dopo aver trovato un megafono. L'arrivo di Grillo per il momento è stato fermato.

I manifestanti del Movimento 5 Stelle andranno quindi in corteo da piazza Santi Apostoli fino al Colosseo attraversando via dei Fori Imperiali. Ad annunciarlo alla piazza ormai stracolma è stato il deputato Alessandro Di Battista dopo aver avuto il via libera da parte della questura.

"Nonostante una conferenza stampa di due ore sono stato assalito da giornalisti che mi hanno impedito il passaggio e non ho potuto incontrare i cittadini". Così su Facebook Beppe Grillo commenta il mancato arrivo in piazza Santi Apostoli. La stessa versione era stata fornita dagli organizzatori; la piazza concessa all'M5S è molto angusta e senza un'adeguata organizzazione con un palco e delle transenne per passare è oggettivamente difficile la circolazione delle persone.

NAPOLITANO DIA UN SEGNALE, RIDUCA SPESE COLLE - Sui costi della politica Napolitano "dia un segnale, invece di fare 14 anni di governatorato". Così Beppe Grillo, in conferenza stampa a Roma, sottolineando che le spese del Colle ammontano a "242 milioni di euro".

LA NOSTRA NON E' CALATA A ROMA - "Non facciamo una calata a Roma. Andiamo per incontrarci e manifestare, non per fare cose violente. Sono d'accordo con Rodotà". Lo ha detto Beppe Grillo.

IERI MOMENTO CAMBIARE, GENTE NON HA RISPOSTO - "C'é stato un momento di cambiare ieri. Ma la gente non ha risposto. Ci sono 9 milioni di persone che hanno paura, che galleggiano sulla crisi. Ma fino a quando crederanno a quello che dice 'vi rido' l'Imù? La nostra Imu è andata a coprire il buco del Monte dei Paschi". Lo ha detto Beppe Grillo a una conferenza stampa a Roma.

INFORMAZIONE? SIAMO I 54/I IN LIBERTA' DI STAMPA - "Fatemi vedere se c'é tutta l'informazione che ci ha portato al 54/o posto per la libertà di stampa. Grazie alle tv che hanno reso pubblico il mio indirizzo creandomi qualche problema familiare", ha aggiunto.

HO VISTO NAPOLITANO AVVILITO E STANCO - "Quando sono andato a trovare Napolitano ho visto un signore avvilito e stanco. Vi dico con franchezza cosa ci siamo detti, gli abbiamo chiesto la fiducia" e "ci ha detto che non avevamo i numeri", rivela.

CI STANNO RUBANDO UN ANNO DI TEMPO - "Questi stanno rubando un anno di tempo. Non so se se lo possono permettere". Lo dice il leader del M5S Beppe Grillo in conferenza stampa a Roma.

ANDREMO A OPPOSIZIONE, VOTEREMO COSE GIUSTE - "Se ci metteranno in un angolo, resteremo in un angolo. Ci metteremo all'opposizione e voteremo le cose giuste se sono nel nostro programma". Così Beppe Grillo in conferenza stampa a Roma.

APPLAUSO A NAPOLITANO ERA RIVOLTO A LORO STESSI - "Ieri l'applauso a Napolitano era verso di loro, era un applauso di scherno per dire:' non ce l'avete fatta. E poi sono usciti tutti, con le loro auto blu".

BERSANI CI HA CHIESTO VOTI NON COLLABORAZIONE - "Quando ci siamo incontrati Bersani non ci ha chiesto collaborazione, ci ha chiesto i voti: ha fatto scouting". Ad una collaborazione "noi ci abbiamo pensato: abbiamo detto 'diamo un segnale forte di sinistra: rinunciamo ai contributi elettorali' e loro hanno detto no". Lo ha detto Beppe Grillo in conferenza stampa.

IERI VOTAVANO IN 'VESPASIANO COPERTO' - "Ho visto questo rito del voto. C'era questa specie di vespasiano coperto. Entravano, facevano canestro e poi guardavano in alto per dire 'ho protetto il segreto'...". Beppe Grillo ironizza così, in una conferenza stampa a Roma, sul voto di ieri per il presidente della Repubblica. Grillo parla poi di Amato che "era il tesoriere di Craxi e faceva da balia a Berlusconi. Poi ci sono tanti Letta. Ce n'é uno che da anni fa il cugino di Letta".

AI PARTITI RESTA UN ANNO, SOLO QUESTIONE DI TEMPO - Per i partiti "é solo questione di tempo, non di 'grilli'. Gli resta un anno". E' la sfida che lancia Beppe Grillo, invitando i militanti del M5s a "aspettare".
"La forma di politica attraverso i partiti è finita. Noi la delega ce la prendiamo, la prima delega ce l'hai tu, come cittadino". Lo dice Beppe Grillo in Conferenza stampa a Roma.

GRILLO, NOI FORMAT DA ESPORTARE - "Noi del Movimento 5 Stelle siamo un format che cominciamo ad esportare, in Spagna, in Francia, in Grecia. Via i partiti, via i corrotti dal Parlamento", ha detto Grillo.

RISCHIO SOLLEVAZIONE, SEDUTI SU POLVERIERA - "Temo ci sarà una sollevazione popolare in questo Paese. Siamo seduti su una polveriera". Lo ha detto Beppe Grillo.

GRILLO SALE SOPRA AUTO URLA 'ARRENDETEVI' E VA VIA - Beppe Grillo è salito sopra la sua auto, a ridosso di piazza Sant Apostoli, dove non è riuscito a entrare per la troppa folla, ha salutato dicendo "arrendetevi" e poi se n'é andato via in auto.

Tanta la delusione in piazza da parte degli attivisti del Movimento 5 Stelle che non sono riusciti a salutare Beppe Grillo costretto a lasciare la piazza per la troppa ressa, "Beppe torna in piazza", i commenti di alcuni attivisti. La folla, circa 500 persone, si sta riversando ora verso piazza Venezia, dove il traffico è stato momentaneamente rallentato. Alcuni manifestanti attaccano giornalisti e reporter per non aver consentito loro di poter incontrare Beppe Grillo, bloccato soprattutto dalla ressa di reporter e militanti. "Non vi è bastata la conferenza stampa di oggi pomeriggio?", chiedono ironici alcuni attivisti ai giornalisti in piazza.

32. QUEI RIVOLUZIONARI DA TASTIERA CHE IN PIAZZA DIVENTANO AGNELLINI
Francesco Merlo per La Repubblica

C'è nel "grillismo di strada" una cordialità senza nulla di sbracato che è il contrario del "grillismo di Rete" che è invece furia sorda e ferocia. E infatti ridiamo pure di Grillo con una coppia di grillini, Eva e Roberto, che non somigliano ai terribili parlamentari che sembrano "posseduti". Questi insomma non hanno l'antipatia antropologica di Crimi e della Lombardi, e sono invece scanzonati militanti, delusi perché «volevamo goderci Beppe».

Ma quello, mi dice Eva allargando il braccio verso la piazza di Montecitorio che non riesce a contenerci tutti, manifestanti e poliziotti, e sembra un Hyde Park strampalato, «ma quello è il solito: non è venuto in piazza ma si è preso la piazza, come fa con la tv».
E però, dico io, un vero capo è responsabile del proprio linguaggio e non si lascia sopraffare dalle sue parole d'ordine.

«Ma è un uomo di spettacolo - mi replica Roberto - il suo è il linguaggio tecnico da palcoscenico comico dove il sangue è sugo di pomodoro e il cadavere respira». Dunque, l'unica novità preoccupante è che Grillo sembra ormai aver perso la misura della sua dismisura lessicale? Riferisco che mi risulta che è stato il Viminale a convincerlo a non venire in piazza. «Viminale?» mi domanda Eva. Non sanno cos'è. Spiego: è la polizia.

La novità dunque è che per la prima volta forse Grillo ha avuto paura del mostro che tiene al guinzaglio, finalmente si è spaventato di se stesso. «Il golpe », «la morte della democrazia», «andiamo a Roma a milioni»: tutto era pronto per la solita esibizione di Grillo che, nelle piazze come questa, sembra il capo tribù dei Maori, quelli che si tatuano il viso con il moko e ballano lo huka dei maschi aggressivi.

Grillo urla «inciucio, colpo di Stato», proprio come il leader degli aborigeni neozelandesi grida «Ka mate, Ka mate» (morte, morte). La risposta dei maori è «ka ora, ka ora» (vita vita), quella dei grillini è «a casa, a casa».

Ieri la piazza di Montecitorio si riempiva a mano a mano che si avvicinava l'arrivo di Grillo. Ogni tanto un'onda si spostava verso un qualcosa che sembrava accendersi, «c'è Beppe, c'è Beppe». Ma erano fuochi fatui. Ed era in fondo un divertimento di piazza che però con l'andar del tempo è diventato tensione perché i più facinorosi non volevano crederci che il capo non veniva: «Noi siamo in piazza e lui si caga sotto» dice uno che lavora nelle ferrovie.

Crimi ci ha messo venti minuti per convincere i più tenaci a tornarsene a casa. E non solo perché qui è come se in uno stadio pieno si annunciasse la sospensione della partita a pochi minuti dall'inizio. Ci sono fedeli che vogliono la benedizione di Grillo come si vuole la benedizione papale: non viene, non può, e ci sono pure gli infiltrati, i provocatori, e i fascisti di Forza Nuova... Mi chiede il ferroviere: «Non vi vergognate a dire che questa è la marcia su Roma di Grillo?».

Rispondo: chi, io? È la destra, da Berlusconi a Maroni e a La Russa, che lo sostiene. E aggiungo: La Russa sicuramente in nome dell'antifascismo, visto che è un esperto di folclore littorio. Qui ci sono quelli di Rifondazione, i cani sciolti, quelli che manifestano da tutta la vita, e poi le organizzazioni alternative, i rivoluzionari di professione, singoli militanti di Sel, sono i "compagni" che ogni tanto vedono arrivare un sessantotto e non vogliono perderselo: per tutti loro «Rodotà è di sinistra e Napolitano è di destra».

Anche fisicamente sono diversi dai grillini, che sebbene siano rumorosi, e tanto più rumoreggiano quanto più si avvicina l'ora di Grillo, sorprendentemente nella piazza vera non sono, come dicevo all'inizio, aggressivi come nella piazza senz'aria del web, sono gente dall'aspetto semplice e dimesso e non sembrano neppure i simili dei cittadini istituzionali che si sentono la nuova classe dirigente del paese.

Anzi qui, c'è molta correttezza. Rivolgono subito la parola a chi fa le domande e quando si accorgono, come nel caso mio, che sono un giornalista, cambiano atteggiamento, ma solo per farsi capire: «La storia della nostra rivoluzione non è stata ancora scritta, perché non vi ci dedicate?».

Insomma ciascuno di loro non somiglia al se stesso che sulla Rete insulta, forse perché si va al computer come si va in bagno o forse è un'infezione questa Rete che comunque non dà vera solidarietà, al massimo ti protegge con il retweet. In piazza invece la protesta, come oggi, è pur sempre concerto. La Rete rende peggiori tutti o solo i grillini? O forse più si avvicinano a Grillo e al suo mondo e più i grillini gli somigliano.

Sicuramente il Grillo peggiore è quello che ha inveito contro il Bersani sconfitto. Di tutte le scene miserabili che hanno accompagnato questa caciarata che è stata l'elezione del capo dello Stato, la peggiore ce l'ha offerta appunto Grillo che, durante il comizio di venerdì a Udine, ha ricevuto la notizia della dimissioni di Bersani e ha reagito con la malagrazia di un isterico, non con la soddisfazione di chi si sente vincitore e dunque saluta e celebra l'avversario che in politica è sempre una risorsa.

E inoltre il leader che davvero vince diffida sempre della propria vittoria perché sa che i suoi fumi lo possono sconfiggere. Tiene insomma a freno, un vincitore intelligente, gli umori nebbiosi che si sprigionano dal successo. Forse per questo ieri, obnubilato, Grillo ha organizzato a Roma una manifestazione e poi ne ha avuto paura. È vero che a differenza di tutti gli altri populismi europei Grillo è riuscito a catturare e magari anche a conquistare un pezzo della rispettabilità italiana ma è la vittoria il suo problema.

Sa che non c'è nulla nel sacco che tiene in mano. Si credeva uno stratega perché infilandosi nella contraddizione della sinistra ha lanciato la candidatura di Rodotà, ma come Charlie Chaplin che prende a calci la mappa dello Stivale è stato battuto dalla ri-candidatura di Napolitano.

Eppure a Udine, indossando le penne del vincitore, venerdì aveva chiesto alla folla di gridare con lui «a casa, a casa» a Bersani appunto, un uomo che a casa sta già andando, e mestamente. Un vaffa detto prima può anche far ridere e persino pensare, pur nella sua stupidità volgare, ma il vaffa detto dopo, e a uno che a quel paese ormai c'è già, è il colpo di grazia, una botta di remo sulla testa di un naufrago, lo sparo alla nuca su un corpo rantolante, insomma è esattamente l'opposto della finezza di modi e della difesa dei diritti elementari, soprattutto degli sconfitti, che si celebra negli insegnamenti di quel sottile ed equilibrato giurista che è Stefano Rodotà.

E infatti Rodotà ieri per ben due volte si è dovuto dissociare dall'adunata contro Napolitano e dal linguaggio eversivo di Grillo: «Si dissente nelle sedi e nelle forme istituzionali» E dunque mentre a Roma ieri manifestavano nel suo nome era evidente che è ai contrari di Stefano Rodotà che Beppe Grillo si ispira. Per esempio a Maramaldo, il vile che uccideva un uomo morto, quando appunto si accanisce su Bersani, facendo saltare tutti i codici di guerra che sono fatti di onore e di rispetto verso il vinto. E si ispira, sia pure in versione genovese, a Ciceruacchio, quando conta il suo popolo a milioni di milioni e straparla di «fine della democrazia», «giornata nera della repubblica».

Ciceruacchio, che in romanesco vuol dire cicciottello, era un tribuno della plebe dagli occhi di fuoco, la barba risorgimentale e i capelli lunghi e ribelli che organizzava assalti a conventi e derubava i preti. Ne parlo con un grillino che porta pure il fermocravatta, anche lui si presenta con il nome: Enzo.

Ammette che in fondo sarebbe molto più efficace, invece di invocare il golpe, criticare la rielezione di Napolitano perché si rischia, anche con lui, il Déjàvu che è uno stato confusionale del Paese, una fuoriuscita dal tempo reale, sostenibile solo quando è un lampo di pochi secondi. Qui dura da venti anni e non è mai finita. Tanto più che i bis rischiano di sporcare anche il passato, di ammalare persino la memoria.

 

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