grillo legge elettorale

UN GRILLO A TRE LINGUE PER LA RIFORMA ELETTORALE: UNA TATTICA (CON GLI ALTRI PARTITI), UNA BARRICADERA (CON LA BASE), UNA DIPLOMATICA (CON I DEPUTATI M5S) – PER QUESTO POI FA CASINI, COME A TARANTO, QUANDO DICE CHE IL TESTO DELLA NUOVA LEGGE “E’ INCOMPRENSIBILE”, PER POI SMENTIRSI 

1. LE GIRAVOLTE DI BEPPE

Al. t. per il Corriere della Sera

 

beppe grillo rocco casalino alla marcia di assisibeppe grillo rocco casalino alla marcia di assisi

«Stiamo facendo una legge elettorale che non capisce più nessuno». Beppe Grillo fa una sortita a Taranto, tra gli operai dell' Ilva, e sorprende tutti, con una dichiarazione sibillina che fa traballare un accordo sulla legge elettorale che veniva dato ormai per scontato.

 

Seguono altre dichiarazioni più rassicuranti, ma la bomba è sganciata e dal Pd non fanno finta di nulla: «Noi - detta alle agenzie Lorenzo Guerini - ci siamo impegnati a votare fino in fondo la legge elettorale e crediamo che sia da irresponsabili mettere a rischio il percorso a poche ore dal passaggio in Aula. Sia chiaro: per noi l' accordo è valido se nessuno si sfila».

 

beppe grillo su yacht in sardegna foto di davide serra  1beppe grillo su yacht in sardegna foto di davide serra 1

Il Grillo di lotta e di governo si pone in modo empatico con i lavoratori del siderurgico, comprensibilmente non a loro agio, come tutti, con i tecnicismi della legge: «Stiamo facendo una legge elettorale che nessuno capisce più assolutamente. Ma neanche voi riuscite più a capire quando dovete mettere otto croci su cinque sei cose che non sono chiare. Vuol dire che c' è la base e c' è uno scollamento tra quello che abbiamo sempre pensato e quello che pensano i nostri figli».

 

Il secondo step della giornata, però, riallinea Beppe Grillo su posizioni meno drastiche, più di governo che di lotta. Il leader dei 5 Stelle chiarisce sul profilo Facebook, con un preambolo che gli evita di smentire se stesso: «La legge elettorale è un tema complicato, che i cittadini non capiscono e di cui neppure vogliono sentire parlare. Li capisco».

 

beppe grillobeppe grillo

Ma il seguito è diverso: «Sulla legge elettorale stiamo facendo un lavoro certosino. Abbiamo messo la faccia sulla legge elettorale perché non potevamo lasciare che Pd e Forza Italia scrivessero le regole del gioco a loro uso e consumo. Noi vogliamo dare al Paese una legge elettorale costituzionale e lo stiamo facendo. Avanti così!».

 

Al Tg2 , terzo step, Grillo rassicura: «Stiamo lavorando benissimo, siamo soddisfatti e lo sarete pure voi». Prima di allora c' è la battaglia parlamentare, con gli emendamenti dei 5 Stelle, a cominciare da voto disgiunto e voto di preferenza. In Aula oggi si comincia a fare sul serio, con i voti sugli emendamenti.

 

 

2. I FALCHI ANTI ACCORDO

Alessandro Trocino per il Corriere della Sera

 

Lunedì sera Beppe Grillo era furente. Lo raccontano tentato dal premere il bottone della guerra termonucleare per far saltare il «mega porcellum», da definizione della pasionaria del Movimento, Paola Taverna. Un post sul blog era già pronto ma poi, come spesso accade, Grillo è tornato sui suoi passi, anche dopo un colloquio con Davide Casaleggio.

beppe grillobeppe grillo

 

Le parole di ieri a Taranto - sia pure successivamente levigate, corrette, sdrammatizzate - non erano casuali. E il rischio che i 5 Stelle si sfilino dall' accordo sulla legge elettorale resta tutto, come dimostra il nervosismo di Pd e Forza Italia.

 

Grillo parla tre lingue. Quella tattica, della trattativa con gli altri partiti. Quella barricadera, per rassicurare elettori e militanti duri e puri del Movimento. E quella più sottile e ambigua, necessaria per tenere insieme le diverse anime dei parlamentari. Solo decostruendo i tre livelli si possono capire le intenzioni del leader.

paola tavernapaola taverna

 

Lo sfogo di ieri arriva dopo giorni di malumori interni. In prima fila a contestare, con tanto di intervista pubblica a Radio Cusano Campus, c' è Paola Taverna. La senatrice romana, nota per una scarsa propensione alla diplomazia, ha spiegato: «Stanno facendo magheggi sulla legge elettorale, io non mi sarei neanche seduta a parlare». E non è l' unica a nutrire dubbi sulla trattativa, la prima dei 5 Stelle con i partiti della «casta»: tra i critici ci sono Roberto Fico, Nicola Morra e Carlo Sibilia.

 

DAVIDE CASALEGGIODAVIDE CASALEGGIO

Grillo ha parlato più volte in questi giorni con la Taverna e con gli altri. E ha raccolto gli sfoghi contro gli ambasciatori della trattativa dei 5 Stelle, Danilo Toninelli e Vito Crimi: «Si stanno facendo mettere i piedi in testa, non hanno portato a casa quasi niente». Toninelli, raccontano nel Movimento, è scoraggiato: «Vorrebbe raccogliere applausi per il gran lavoro che sta facendo - spiega un collega - e invece si prende schiaffi».

 

DANILO TONINELLIDANILO TONINELLI

Anche così si spiega la «correzione» di Grillo nel post e nelle dichiarazione successive a quelle iniziali. In questo caso la sua lingua è quella della conciliazione interna: «Stiamo lavorando benissimo», dice. E lo ha detto direttamente anche a Toninelli: «Non volevo criticare voi: ragazzi, state facendo un lavoro straordinario». Lui si difende pubblicamente, cercando un equilibrio tra la necessità di trattare e quella di non farsi «mettere i piedi in testa»: «Deve essere chiaro che non siamo disposti ad accettare qualsiasi porcheria ma neppure a dare alibi ai partiti auto escludendoci dalla possibilità di far sentire e pesare la nostra voce».

 

Ma il discrimine, arrivati alla fase conclusiva della trattativa, è il punto di caduta della resistenza dei 5 Stelle. Grillo esige, anche per mettere a tacere le voci di dissenso interne, un qualche risultato con gli emendamenti. Due le richieste più pressanti: le preferenze e il voto disgiunto (ovvero la possibilità di votare un partito nel proporzionale e il candidato di un altro partito nel collegio). I vertici chiedono di portare a casa almeno uno dei due, a cominciare dal voto disgiunto, considerato il più importante.

PAOLA TAVERNAPAOLA TAVERNA

 

E se non si riuscisse? Difficile capire cosa potrebbe succedere. I 5 Stelle potrebbero decidere di sfilarsi, non intestandosi una legge, che comunque piace, e portandola comunque a casa. Di qui la vibrante protesta di Guerini e del Pd, che non ha nessuna intenzione di fare un regalo elettorale così ai 5 Stelle.

 

Non è l' unico tema incerto, nel quale la narrazione pubblica non coincide con le reali intenzioni e con gli interessi del Movimento. C' è anche la questione del voto. Ufficialmente il mantra ripetuto all' infinito è «votare subito, il prima possibile». La realtà è stata, ancora una volta, raccontata dalla senatrice-poetessa dalla lingua sciolta, Paola Taverna: «Se diciamo che bisogna andare a votare subito, gli leviamo la patata bollente della legge di stabilità, che è qualcosa della quale si devono prendere la responsabilità».

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?