GRILLO SE LA PRENDE CON BERSANI ANZICHE’ CON I SUOI

1 - GRILLO: «PD IMPRESENTABILE, BOLDRINI E GRASSO SONO DUE FOGLIE DI FICO»
Marta Serafini per "Corriere.it"

Laura Boldrini e Piero Grasso, eletti sabato alla presidenza di Camera e Senato, solo delle «foglie di fico» in una «legislatura che si annuncia breve». E poi un attacco al futuro presidente della Repubblica, che in Italia ha «poteri da monarca». È il nuovo post del portavoce del Movimento Cinque Stelle (come chiede di essere chiamato) Beppe Grillo, pubblicato domenica mattina: «Il candidato di pdl e di parte (gran parte?) del pdmenoelle è Massimo D'Alema.

Non è ufficiale e nemmeno ufficioso, ma è molto plausibile. Non ci credete? Non ci credevo neppure io». E ancora: «La candidatura di D'Alema - aggiunge - sarebbe irricevibile dall'opinione pubblica. Un fiammifero in un pagliaio. Il Paese non reggerebbe a sette anni di inciucio. Un passo indietro preventivo e una smentita, anche indignata per le "voci infondate", sarebbero graditi».

«ELEZIONI? NON SA QUELLO CHE DICE» - Riguardo alla legislatura breve, arriva la risposta del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: «La situazione non è facile e credo che chi parla troppo facilmente di elezioni anticipate non sappia bene quello che dice».

L'ANTEFATTO - Il post di Grillo è arrivato dopo una serata lunga e difficile, alle prese con le prime spaccature a Cinque Stelle. Grillo non è a Roma. Segue a distanza tutta la giornata. Per le votazioni alla Camera va tutto liscio, i deputati hanno una linea comune. Al Senato però qualcosa si rompe. E una parte dei grillini decide di votare Grasso. Per tutto il giorno da Genova non arriva una parola. Alle 22:55 Grillo rompe il silenzio e pubblica un brevissimo post su Trasparenza e voto segreto, in cui lancia un messaggio chiaro: «Chi sgarra è fuori». Sono parole quasi sibilate («Se qualcuno si fosse sottratto a quest' obbligo ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze»). Una minaccia, frutto di una giornata concitata. Già, perché la contromossa di Bersani, che mette in campo Grasso, sa tanto di scacco al Re. E Re Grillo ora teme nuove spaccature proprio sulla partita più grande, quella della fiducia

COMMENTI SUL BLOG - Sotto il post piovono migliaia di commenti. C'è chi difende la scelta dei senatori che hanno votato Grasso, c'è chi urla al tradimento. E c'è persino chi invoca l'espulsione di Vito Crimi, il portavoce che ha lottato fino all'ultimo per tenere compatto il gruppo. In tanti chiedono la piattaforma di democrazia liquida, quella che Grillo e Casaleggio hanno spiegato di voler introdurre nei prossimi mesi «perché non siamo riusciti a farla prima delle elezioni». Si tratta di uno strumento che se usato correttamente eviterebbe di far emergere le divergenze in riunioni a porte chiuse portando tutto alla luce del sole. Proprio come fanno i Pirati in Germania.

SERRARE I RANGHI - Ora però è tardi per recriminare. La storia non la si fa con i se. Bisogna serrare i ranghi. Crimi non si tocca, è uno dei fedelissimi. Fare mosse avventate in questo momento contribuirebbe solo a spaccare ulteriormente il fronte. E che fare di chi ha votato Grasso? Grillo sa bene che questa volta è diverso, che non è come sbattere fuori i consiglieri emiliani Favia e Salsi. E Grillo sa anche molto bene che un gesto del genere gli farebbe piombare addosso una valanghe di critiche: «hanno votato contro la mafia, che fai li cacci?», commenta già qualcuno su Twitter. Ma l'imperativo che arriva da Genova è chiarissimo: sulla fiducia le truppe Cinque Stelle devono rimane unite. «La decisione di non appoggiare Bersani non è in dubbio», spiega chi gli è fedele. Su Grasso si può anche chiudere un occhio. Ma nessuno deve piegarsi di fronte all'odiato Gargamella. Già, perché se qualcuno cede ai partiti il M5S ha finito ancora prima di iniziare.


2 - BERSANI: "NIENTE ACCORDI, CHIEDO APPOGGIO SUL PROGRAMMA. M5S? METODI LENINISTI"

Da "Adnkronos.com"

Nessun accordo preventivo, ma alle forze politiche chiederò di "sostenere un programma che abbia il segno del cambiamento". Dopo aver incassato un primo punto ieri con le elezioni dei presidenti di Camera e Senato, Pier Luigi Bersani guarda al governo. "La situazione non è facile e credo che chi parla troppo facilmente di elezioni anticipate - dice a un incontro pubblico a Brescia - non sappia bene quello che dice". Il Pd cercherà di dare un governo all'Italia e non "per ambizione ma per senso di responsabilità". "Qui non c'è di mezzo né Bersani né il Pd ma - puntualizza il leader Dem - c'è di mezzo il fatto di trovare la strada per dare risposte ai problemi che la gente ha. Chi non ci crede è gretto e meschino".

Per questo Bersani rivendica il fatto di aver cercato fino all'ultimo un accordo con le altre forze politiche. "Quel che ho detto ho fatto: ho detto che fino all'ultima ora cercheremo una reciprocità con le altre forze del Parlamento e per questo ho cercato di parlare con il Movimento 5 Stelle, con Scelta civica e anche con il Pdl. Ci abbiamo provato fino all'ultimo ma non c'è stata disponibilità da nessuna parte. Il Pdl ci ha detto 'ascoltiamo e basta', il Movimento 5 Stelle che avevano i loro da votare e Scelta civica guardava all'ipotesi improponibile di Monti al Quirinale", ricorda.

E i media secondo il leader Pd non hanno aiutato. "In questi 20 giorni ci hanno massacrato in modo irresponsabile". Se "in un momento così difficile - osserva - chi gestisce l'informazione non prende mai sul serio quello che la politica ti dice, come fa la gente a prendere sul serio la politica? Io - assicura - quello che dico lo penso".
Quindi, sottolinea, "abbiamo una responsabilità che non possiamo esercitare da soli e la giornata di ieri ci ha insegnato qualcosa".

Una stoccata poi Bersani la rivolge al Movimento 5 Stelle marcando la differenza: "Vedo che fa riunioni a porte chiuse e poi vuole lo streaming quando va dal Capo dello Stato secondo un antico leninismo: 'mi organizzo più o meno segretamente e poi approfitto di tutti gli spazi che la borghesia cogliona e capitalista mi dà'. Noi andiamo in streaming con la nostra direzione interna ma la riservatezza dei colloqui con il Capo dello Stato la garantiamo".

Quanto alle posizioni rigide dei grillini, incalza: "Uno può anche star fuori dal Parlamento e allora forma un gruppo extraparlamentare ma il Parlamento non è una torta dove prendi solo le ciliegine. Devi prenderti anche le tue responsabilità, che vuol dire decidere". Bersani però ribadisce di non essere "alla ricerca di deputati o senatori" grillini. "Quando ho detto scouting chi ha capito che andavamo a contattare dei parlamentari ha capito al rovescio. Scouting per me vuol dire che voglio capire se quella formazione, in quanto tale, si prende delle responsabilità rispetto al ruolo parlamentare che ha voluto rivestire e vuole anche dire la propria sul tema del governo".

Intervistato da Maria Latella su Sky il segretario rilancia la sfida a partire dai costi della politica, tema caro ai 5 sStelle, e si dice ''pronto'' a fare ''entro luglio una nuova legge che superi il finanziamento pubblico dei parrtiti e riconduce il finanziamento alla politica a piccole contribuzioni volontarie dei cittadini, parzialmente assistite da un meccanismo fiscale''. E prima della riforma, propone rispondendo alla sfida che giorni fa proprio Grillo gli aveva lanciato, ''si può sospendere l'erogazione'' dei rimborsi elettorali. Il segretario del Pd, però, ribadisce di non essere disposto a ''togliere qualsiasi finanziamento, sennò la politica la fanno solo i miliardari''. E proprio a Grillo dice: "Senza soldi non si monta un palco. Non mi si racconti che gli asini volano, per montare un palco ci vogliono i soldi''.

Quanto al suo tentativo di formare un governo chiarisce: al Capo dello Stato ''vado a dire che secondo me non funzionerebbero accordi preventivi, non ci sono condizioni. Bisogna chiedere alle forze politiche di sostenere un programma di avvia che abbia il segno di cambiamento, su punti urgenti come la moralità pubblica e il lavoro''. A Napolitano, continua il segretario del Pd, ''dirò che mi rendo conto che noi, il Pd, io, abbiamo avuto un primato ma non le condizioni per esercitare questo primato''. Qualsiasi cosa, però, rimarca sarà fatta ''non in nome dell'ambizione ma di una responsabilità dura e difficile davanti al Paese''.

Un secco no è poi quello ribadito da Bersani a un governo Pd-Pdl. ''Strane maggioranze non si possono più fare''. E questo ''non perché lo dice Bersani ma perché non si può mettere un coperchio precario su una pentola a pressione. Una maggioranza precaria non è più possibile''. La strada, certamente, spiega Bersani, ''è una strada molto stretta. Penso di poter dire che altre strade sono ancora più strette. Tutte le soluzioni che in qualche modo prevedessero una comparticipazione delle forze politiche -aggiunge- dovrebbe riuscire ad essere larghissime e unanime''.
E a chi obietta che non ha i numeri per fare il governo replica: ''Io chiedo un po' di tranquillità a tutti, le istituzioni non c'entrano con il governo, stiano tranquilli i 5stelle, stia tranquillo Berlusconi, stiano tranquilli tutti...''.

Poi sull'elezione dei presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, scherza: ''Ho buttato due ministri''. ''Le istituzioni ieri - aggiunge serio - hanno preso una boccata d'aria fresca e oggi c'è più amicizia tra le istituzioni e il cittadino''. Ma, rivendica, immaginare che la mossa di candidare Grasso e Boldrini sia stata ''un'improvvisazione, come la mossa di un pugile che deve uscire dall'angolo mi pare infantile... A volte, basterebbe fidarsi di quel che uno dice e non rappresentare sempre i politici come quelli che dicono alcune cose e ne pensano altre. Ho detto: cercherò la corresponsabilità fino all'ultimo, se non ci sarà ci caricheremo della nostra responsabilità, che per noi vuiol dire cambiamento. Abbiamo cercato fino all'ultimo, non è stato possibile e non per responsabilità nostra''.

''A chi dice, hai voluto il voto del grillino, dico: noi abbiamo fatto quello che dovevamo e volevamo fare''. Comunque, dice Bersani, ''secondo me, lo ha votato anche qualcuno di Scelta civica. Perché no? Perché non votare Grasso?''.
Quanto all'ipotesi Monti al Qurinale si mostra scettico: ''Nella vita non si esclude mai niente. Lo hanno scritto i giornali e qualche tempo fa lo pensavo anch'io. Ma le cose hanno preso una piega... Ora è una figura che si ritrova nel pieno del gioco politico e questo rende la cosa più difficile''.

In caso di voto a giugno, il Pd farà le primarie per il candidato premier? ''Francamente -risponde Bersani - è un tema che non ho affrontato... Spero che non si vada a votare a giugno''. Quanto alle primarie, ''siamo talmente collaudati che non vedo problemi'' a farle anche in tempi brevi.

 

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