1. GRILLO HA TROVATO QUALCUNO CHE GLI VA A GENIO E A FIANCO AL QUALE SIEDEREBBE SENZA RIBREZZO. È NIGEL FARAGE, L’ULTRACONSERVATORE CHE NON HA NESSUNA INTENZIONE DI FARE GRUPPO CON MARINE LE PEN, TROPPO FASCISTA PER I SUOI GUSTI 2. E DOPO AVER FATTO UNA COSA DI DESTRA, GRILLO HA FATTO UNA COSA DI SINISTRA: IN AEREO HA BISTICCIATO COL LEGHISTA MATTEO SALVINI A PROPOSITO DI IMMIGRAZIONE 3. L’INCONTRO CON FARAGE HA FATTO STORCERE IL NASO A UN GRUPPO COSPICUO DI DEPUTATI E SENATORI PENTASTELLATI (UNA CINQUANTINA CIRCA). “NOI NON SIAMO XENOFOBI” 4. SUL BLOG, GRILLOMAO HA SFANCULATO I GRILLINI MALPANCISTI COME “MIRACOLATI DELLA POLITICA”: “DOPO LE AUTOFLAGELLAZIONI, LE RICHIESTE DI AUTOCRITICA, IL MAALOX, LE DIMISSIONI CHIESTE A GRILLO SENZA SPECIFICARE PERALTRO DA QUALE CARICA DA MIRACOLATI DELLA POLITICA USCITI ALLO SCOPERTO, FORSE È IL CASO DI CERCARE UN MINIMO DI OBIETTIVITÀ E DI REALISMO NEL VALUTARE IL RISULTATO ELETTORALE”

1. I CINQUE STELLE DIVISI ANCHE SULLE ALLEANZE
Emanuele Buzzi per ‘Il Corriere della Sera'

l blitz, le riunioni, il malcontento. È una giornata su più fronti quella dei Cinque Stelle: da una parte vive ancora del travaglio interno per l'esito delle Europee, dall'altra è dominata dall'incontro a Bruxelles tra il leader dell'Ukip Nigel Farage e Beppe Grillo. Un summit per gettare le basi di un'alleanza europea, verso la creazione di un nuovo gruppo (da sessanta-settanta eurodeputati) di cui i due partiti siano perno insostituibile. Un summit a cui prendono parte anche Davide Casaleggio e Claudio Messora.

«Oggi ho incontrato Nigel Farage a Bruxelles. Ci incontreremo ancora nelle prossime settimane», ha comunicato il capo politico del Movimento via Twitter. All'aeroporto di Linate, dove i cronisti lo attendevano, ha dribblato le domande: «Adesso sono solo sondaggi, sondiamo». Sul blog, solo una frase («Siamo ribelli con una causa e combatteremo con il sorriso»).

Il vertice è durato un paio d'ore e si è svolto in un clima cordiale, rilassato - come rivelano fonti Ukip - e il politico inglese ha apprezzato anche alcuni piccoli regali scherzosi portati da Grillo. Durante il pranzo i due leader hanno discusso di politiche di immigrazione, euro, energie rinnovabili, trovando molti punti in comune.

L'idea che sembra trapelare è quella di una loose association , un gruppo in cui si combattono insieme le battaglie comuni, ma in cui c'è completa libertà di azione sui punti non condivisi. Si ragiona anche su un nuove nome: se la trattiva andasse a buon fine a Bruxelles l'asse Ukip-M5S potrebbe dar vita insieme ad altri soggetti alla quarta compagine per importanza.

Grillo - che ha preso parte agli incontri come prevede il codice di comportamento degli europarlamentari pentastellati - proseguirà a tappe forzate nella scelta degli alleati: la deadline europea per ruoli, proposte, nomine è fissata per il primo luglio, ma in realtà i tempi stringono e alcuni assetti devono essere stabiliti entro le prime tre settimane di giugno.

Intanto ieri sul blog, il capo politico ha contrattaccato i suoi detrattori. «Dopo le autoflagellazioni, le richieste di autocritica, il maalox, le dimissioni chieste a Grillo senza specificare peraltro da quale carica da miracolati della politica usciti allo scoperto - ha scritto -, forse è il caso di cercare un minimo di obiettività e di realismo nel valutare il risultato elettorale».

Ma l'incontro con Farage ha fatto storcere il naso a un gruppo cospicuo di deputati e senatori (una cinquantina circa). «Noi dobbiamo andare a confrontarci sui temi, ovviamente non su idee diverse dalle nostre. Noi non siamo xenofobi», ha detto il capogruppo alla Camera Giuseppe Brescia, aperturista anche nei confronti delle forze di governo («Noi non vogliamo fare alleanze con nessuno ma dobbiamo confrontarci sugli argomenti»).

Molti parlamentari respingono le accuse di xenofobia dell'Ukip: «Sono menzogne, si è allontanato dalla Le Pen per questo motivo», precisano. Interviene anche Luigi Di Maio, che mette a tacere i malumori: «Su Farage non è stato ancora deciso nulla. In ogni caso, non è il gruppo parlamentare a decidere». In tarda serata si sono incontrati i deputati (oggi sarà la volta dei senatori), ma la riunione si è protratta oltre misure: i malumori interni non hanno trovato spazio.

Si è parlato di strategie per i ballottaggi e analisi dei flussi. Tra le ipotesi avanzate sul calo di consensi, si sarebbe puntato l'indice anche sul look di Gianroberto Casaleggio. Assente al vertice europeo, lo stratega è sempre presente nelle scelte del Movimento: chi ha parlato con lui in questi giorni lo ha trovato ottimista nonostante il calo di consensi.

«Vedo il bicchiere mezzo pieno: abbiamo ottenuto 17 europarlamentari partendo da zero e senza niente alle spalle, cosa dovrebbero dire allora Monti e Berlusconi?», avrebbe commentato il cofondatore dei Cinque Stelle. «Forse si erano create troppe aspettative per via dei sondaggi, ma il risultato è ottimo». Casaleggio avrebbe attaccato i detrattori, in primis il sindaco di Parma.

«Chi dice che i toni di Grillo abbiano creato qualche problema - ragiona lo stratega - dimentica che con gli stessi toni è stato eletto anche Pizzarotti». Anche il successo del Pd è visto in una prospettiva a lungo termine: «Matteo Renzi? Ha fatto solo da diga». «Fronte nazionale e Ukip ci hanno invitati - ha raccontato ai suoi interlocutori -: proviamo ad ascoltarli. Certo, il problema è mettersi d'accordo. In Europa bisogna trovare linee generali di gestione, ma si tratta più di un problema operativo-burocratico».

2. UN PO' A DESTRA E UN PO' NO - IL MOVIMENTO ONDEGGIA IN CERCA DI UN'IDENTITÀ NUOVA
Mattia Feltri per ‘La Stampa'

Dopo aver fatto una cosa di destra - discutere un'alleanza con Nigel Farage, leader dell'Ukip, il partito antieuro britannico - pare che Beppe Grillo abbia fatto una cosa di sinistra: in aereo ha bisticciato col leghista Matteo Salvini a proposito di immigrazione e smantellamento della Bossi-Fini. Che poi, guarda il groviglio, proprio sul punto il capo del movimento si era guadagnato accuse di destrite quando si oppose salvinianamente alla cancellazione del reato di immigrazione clandestina, prima di essere anti-salvinianamente smentito dalla rete. Non se ne viene fuori.

Tuttavia la notizia del giorno c'è: Grillo ha trovato qualcuno che gli va a genio e a fianco al quale siederebbe senza ribrezzo. È Nigel Farage, appunto, uno che porta il titolo di ultraconservatore perché sta a destra del premier conservatore David Cameron. In Italia magari se ne sa poco, anche dentro al M5S, dove ieri qualcuno ammetteva di dover studiare.

Però Farage ha solidi ammiratori proprio fra i cinque stelle, anche perché in un'intervista a David Parenzo disse: «Io non voglio il Regno Unito fuori dall'Europa, voglio l'Unione europea fuori dall'Europa». Praticamente un inno. Tanto che Grillo girò alle truppe dell'Ukip l'elogio sommo: «Sembrano parlamentari del M5S».

A parte che l'alleanza non è ancora siglata, fra i parlamentari a cinque stelle c'è pure chi non la vuole, e a prescindere - dal capogruppo Giuseppe Brescia al semidissidente Tommaso Currò - per sospetta fascisteria di Farage. E con sospetto di fascisteria, per la proprietà transitiva, del medesimo Grillo, già sospettato di hitlerismo (oltre che di stalinismo e polpottismo).

E però nel frattempo lo stesso Farage non ha nessuna intenzione di fare gruppo con Marine Le Pen, troppo fascista per i suoi gusti, forse anche troppo concorrente, di certo troppo statalista agli occhi di un orgoglioso nazionalista inglese (con papa Francesco non lega a causa delle Falkland...), accusato da tutti di liberismo economico esasperato.

Alla fine l'intesa con Grillo ci sarà - se ci sarà - per strategiche ragioni antieuropeiste. Fa niente se qui da noi si individuerà nel patto lo spostamento a destra di Grillo. Succede periodicamente. Nella notte che precedette il deposito dei simboli per le Politiche del 2013, una telecamera beccò Grillo mentre parlava con un ragazzo di Casa Pound, uno imbufalito con le banche, e gli diceva: vieni da noi, sentiamo che idee hai. Fu scandalo.

Allo stesso modo, pochi mesi fa, si scoprì un Grillo leghista perché in Veneto aveva arringato la folla col tema delle macroregioni caro a Gianfranco Miglio. Con questo metodo è lecito iscrivere Grillo a ogni categoria politica novecentesca, o d'inizio millenio. Per fare un esempio: venerdì scorso, a San Giovanni, ha parlato di dazi per le arance nordafricane, come nemmeno Giulio Tremonti.

Da Bruxelles, fra l'altro, gira voce che Grillo avesse prima tentato un approccio con i Verdi, respinto. «Escludo categoricamente un'alleanza con il movimento», ha detto all'Agi l'eurodeputato dei verdi tedeschi, Jan Philipp Albrecht. C'era persino una logica, visto che meno di una settimana fa è stato sottoscritto un patto fra candidati verdi, a cinque stelle e della lista Tsipras contro gli ogm e per la promozione dell'energia solare. E nelle stesse ore la portavoce dei Verdi italiani, Luana Zanella, esprimeva tutto il suo dolore per le pulsioni canicide di Grillo per Dudù.

Ah, che fatica. Fortuna che ci viene in soccorso la brutale sintesi di Massimo Fini: «Il movimento va oltre le categorie di destra e sinistra, peraltro superate da tempo. E quindi è inevitabile che al suo interno contenga di tutto». Pare lo sappia anche Farage.

 

 

MATTEO SALVINI CONTESTATO A NAPOLI Nigel farageNIGEL FARAGE UKIP DAVIDE CASALEGGIONIGEL FARAGE UKIP CLAUDIO MESSORABEPPEGRILLO luigi di maio a napoli Beppe Grillo GIANROBERTO CASALEGGIO E ELENA SABINA DEL MONEGOgrillo e pizzarotti c b d ef bc ad c d Beppe Grillo tommaso curro

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