HOLLANDE IL PRESIDENTE DELLA PORTA ACCANTO - COSÌ “MOLLE” E “NORMALE” DA CATTURARE GLI ELETTORI DI CENTRO - SARKOZY, PER LE ÉLITE FRANCESI, È SEMPRE STATO UN OUTSIDER, UN SELF-MADE-MAN DELLA POLITICA, UN PERSONAGGIO SGRADEVOLMENTE AMERICANO. HOLLANDE HA INVECE IL CURRICULUM CLASSICO DEL POLITICO FRANCESE: INTANTO, A DIFFERENZA DI SARKÒ, HA FATTO L’ENA, LA SUPERSCUOLA DOVE LA CLASSE DIRIGENTE IMPARA A DIRIGERE…

1- HOLLANDE IL PRESIDENTE DELLA PORTA ACCANTO
Alberto Mattioli per "la Stampa"

François Hollande non è solo l'anti-Sarkozy perché, fra 188 giorni, sarà il suo avversario per la Presidenza della Repubblica. La differenza non è solo politica. È anche, o forse più, umana, personale, antropologica. Nicolas Sarkozy, per le élite francesi, è sempre stato un outsider, un self-made-man della politica, un personaggio sgradevolmente americano. Hollande ha invece il curriculum classico del politico francese: intanto, a differenza di Sarkò, ha fatto l'Ena, la superscuola dove la classe dirigente impara a dirigere, settimo della promozione «Voltaire».

Poi, ha avuto una serie di padrini politici di peso, prima Jacques Delors, poi François Mitterrand, che gli consigliò di costituirsi un solido feudo in provincia (detto fatto, nella remota Corrèze), infine Lionel Jospin. Sarkò è stato sindaco di Neuilly, il sobborgo più chic e più ricco di Parigi; Hollande di Tulle, sonnacchioso borgo di 15 mila abitanti nella Francia più profonda.

E ancora: prima di arrivare all'Eliseo, Sarkò è stato più volte ministro; Hollande mai e il maggior incarico che abbia mai ricoperto è quello di presidente del Consiglio generale della Corrèze: in pratica, presidente di Provincia. Sarkò è ipercinetico, straripante, estroverso; Hollande riservato, misurato e con la tipica ironia dei timidi.

L'unica cosa che hanno in comune è l'intensa attività riproduttiva: quattro figli a testa, contando per Sarkò anche quello in imminente arrivo. Quando l'ex compagna Ségolène Royal, concorrendo alle primarie, disse perfida che sfidava i francesi a ricordarsi una cosa, una sola, che Hollande avesse fatto in vita sua, lui inseguito gruppo di giornalisti europei si limitò ad alzare quattro dita della mano, come i quattro rampolli. E aggiunse con un sorrisetto: «Senza contare i lavori preparatori».

Vuol essere il presidente della porta accanto, l'uomo normale all'Eliseo, medioman con la valigetta della Bomba. Gira per Parigi in scooter e in campagna elettorale per le primarie si è fatto tutta la Francia in macchina, accompagnato solo dall'autista: «Non vuole dare l'impressione di essere inavvicinabile», racconta il suo direttore di campagna elettorale Stéphane Le Foll.

Per Martine Aubry, che lo detesta più di quanto lui detesti lei (ma comunque molto), Hollande è «il candidato del sistema», l'uomo «della gauche molle». Lui ribatte che vuole unire, non dividere. In realtà, è un ambizioso che non vuole darlo a vedere e un volitivo che non ama delegare: decide lui, e da solo. Spiega Pierre Moscovici, suo probabile primo ministro in caso di vittoria: «È legato alla sua libertà. Non bisogna chiuderlo in un'organizzazione rigida».

Forse per questo, negli undici anni in cui Hollande è stato primo segretario del Ps, il partito si è trasformato in una giungla. O almeno è l'accusa di Aubry, che gli è succeduta. La stessa secchiona Aubry lo taccia in privato di «non lavorare», cioè di non divorare i dossier come fa lei. Ma forse non è vero.

Chi scrive ha fatto la prima colazione con Hollande due settimane fa, abusivamente imbucato in un gruppo di giornalisti europei specializzati nelle noiosissime e complicatissime beghe di Bruxelles: beh, nessuno ha potuto prendere in castagna il candidato Hollande, che è apparso preparatissimo. Per rifarsi il look, ha perso dieci chili. Veste in un modo che un ottimista definisce classico e un pessimista anonimo. Con Ségolène, mai sposata in 37 anni, era già finita quando lei perse le presidenziali contro Sarkozy, ma la rottura fu resa pubblica solo alla sconfitta elettorale seguente, alle legislative. Da allora, François vive anche ufficialmente con una giornalista di «Paris Match», Valérie Trierweiler.

Gli piacciono il calcio, il suono della fisarmonica e mangiare. Il quadro preferito è «La cattedrale di Rouen» di Monet, il libro «La storia di Francia» di Michelet. Alla solita domanda: se lei non fosse francese, cosa sarebbe?, ha risposto: «Un italiano. Un italiano assomiglia a un francese. In più, è gioioso» (l'ennesima variazione sul tema di Cocteau: «I francesi sono degli italiani di cattivo umore»). Per i sondaggi, sarà lui il nuovo inquilino dell'Eliseo. Storicamente, la Francia ha sempre cambiato perché si annoiava. Stavolta cambierà perché vuole annoiarsi.

2 - «PER IL PRESIDENTE LA PARTITA SARÀ DURA GLI ELETTORI DI CENTRO POSSONO SFUGGIRGLI»
S. Mon. per il "Corriere della Sera"

Perché François Hollande ha vinto le primarie socialiste?
«Perché ha capito che i francesi, e a maggior ragione i francesi di sinistra, sono stanchi del nervosismo e dell'aggressività della presidenza Sarkozy. Hollande ha puntato sulla sua personalità mite, sulla serietà e la capacità di unire. Martine Aubry ha cercato di cavalcare la rabbia e l'insoddisfazione della sinistra estrema, ma i suoi attacchi al compagno di partito hanno finito per assomigliare allo stile troppo duro della destra». Jean-Marie Colombani, ex direttore di Le Monde alla guida oggi del sito di informazione online Slate.fr, in un editoriale prima del voto aveva auspicato la vittoria di Hollande.

Come sarà il duello Sarkozy-Hollande?
«Difficile per il presidente in carica, che avrebbe largamente preferito confrontarsi con la Aubry, più schiacciata almeno a parole sulle sue alleanze con la sinistra radicale e meno capace di allargarsi al centro. Sarkozy capisce la Aubry, per lui Hollande è più sfuggente».

Hollande riuscirà a strappare voti agli elettori di Sarkozy delusi?
«Credo di sì, Hollande si rivolge non solo alla sinistra ma anche ai tanti, tantissimi che in passato hanno votato Ump e oggi non ne possono più di certe posizioni estreme di Sarkozy, come quelle sull'immigrazione per esempio. I voti del centro sono sempre stati decisivi in Francia, e Hollande è perfettamente in grado di raccoglierli».

Anche gli altri candidati sconfitti al primo turno si sono schierati con lui.
«Questo è significativo: alla fine la Aubry, teoricamente campionessa della sinistra pura e dura, è rimasta sola. Non bisogna dimenticare il Congresso di Reims: tre anni fa la Aubry è arrivata alla segreteria del partito sconfiggendo Ségolène Royal per 120 voti, peraltro contestati».

Su che cosa punterà il presidente uscente per sconfiggere il candidato della sinistra?
«Cercherà di esaminare tutte le frasi pronunciate durante queste primarie alla ricerca di contraddizioni e marce indietro. Purtroppo, la Aubry ha fornito loro molti argomenti, con quegli attacchi troppo violenti verso Hollande durante i dibattiti tv. Ma tutta la strategia della destra è fondata su un altro fattore».

Quale?
«Sarkozy e i suoi cercheranno di convincere i francesi che con questa crisi finanziaria non si possono concedere il lusso del cambiamento. "Con noi, sapete quel che avete. Con la sinistra, vi avventurate nell'incognito". Sarkozy pensa che la crisi, paradossalmente, lo avvantaggi».

Chi è il favorito tra Hollande e Sarkozy?
«Manca ancora molto tempo e tutto può succedere, Sarkozy non ha neppure cominciato la sua campagna elettorale. Ma se si votasse oggi, Hollande vincerebbe largamente».

 

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