gilberto benetton autostrade per l italia

I BENETTON FUORI DALLE AUTOSTRADE, A BOTTE DI DECRETI: VIA LA CONCESSIONE E LAVORI DEL PONTE A FINCANTIERI, COSÌ SI DILATANO I TEMPI DEI RICORSI. E DI MAIO PUNTA A EVITARE LA GARA EUROPEA. IL DECRETO LEGGE MODIFICA LA NORMA, LA INNOVA, HA FORZA DI LEGGE ED È A UN «PIANO» SUPERIORE RISPETTO A UN EVENTUALE PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO DI REVOCA DELLA CONCESSIONE

Fabio Martini per la Stampa

 

Toninelli e di maio

Piazza pulita. Questo è il messaggio che i capi dei Cinque Stelle vogliono concretizzare - a tutti i costi e al più presto - nella gestione del dopo-tragedia a Genova. E dunque, fuori Autostrade da tutta la rete nazionale e di nuovo fuori Autostrade - e dentro i prescelti dal governo - per la ricostruzione del ponte. Due procedure brusche e plateali, complicate, anzi piene di tranelli e rischi boomerang.

 

Ecco perché dietro le quinte si sta studiando la procedura migliore per ripararsi dalla striscia di ricorsi, che già si profila per contrastare decisioni così drastiche.

L' escamotage studiato dai giuristi del governo è questo: due diversi provvedimenti, uno per la revoca della concessione, l' altro per la ricostruzione del ponte, utilizzando in entrambi i casi il decreto-legge, l' unico strumento legislativo capace di produrre l' effetto di diluire nel tempo il contenzioso che è alle porte.

 

Toninelli di maio

Soltanto i decreti-legge, infatti, sarebbero in grado di evitare sospensive a breve, quelle via Tar e Consiglio di Stato, quelle che il governo teme di più. Per contrastare i decreti-legge la lite giudiziaria verrebbe messa sui binari della Corte Costituzionale, con tempi molto più dilatati.

 

La linea dura

luciano giuliana gilberto benetton

Sul piano politico e dell' immagine, sin dalla prima ora il principale fautore della linea dura è stato il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e ieri, evitando di entrare nel dettaglio dell' escamotage prescelto, in una intervista a La7, ha rincarato la dose. La controversa revoca delle concessioni? «Se parliamo di rimettere a gara le autostrade ci sono due possibilità: o tornano ad Autostrade ed è l' arte dei pazzi. O ci facciamo colonizzare da un concessionario straniero. Quindi necessariamente devono tornare allo Stato, vogliamo chiamarla gestione pubblica e non nazionalizzazione?».

 

luciano benetton e oliviero toscani

E quanto alla ricostruzione del ponte crollato, «Autostrade sta provando a rifarsi una verginità, ci mettano i soldi ma non tocchino una pietra, perché la gente ci dice "non fatela ricostruire a quelli e toglietegli le concessioni"». E Alessandro Di Battista, battitore libero dei Cinque Stelle, ha caricato: «Se la Lega si tirasse indietro sulla nazionalizzazione delle autostrade si sputtanerebbe. Mi auguro che non segua Giorgetti che rappresenta l' ala maroniana e liberista della Lega».

 

Il rischio boomerang

Dunque, la linea è piazza pulita. Per la verità Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, subito dopo la tragedia, erano partiti in quarta, invocando il recesso della concessione, una via certo praticabile ma foriera di ricorsi a breve da parte dei tre concessionari. Ricorsi ad alta probabilità di accoglimento (Tar) con un immediato effetto-flop sul repulisti del governo. Ecco perché il professor Gino Scaccia, il giurista che è capo di gabinetto del ministro Danilo Toninelli, ha suggerito la via del decreto-legge.

castellucci modellino

 

Il dl modifica la norma, la innova, ha forza di legge ed è a un «piano» superiore rispetto a un eventuale provvedimento amministrativo di revoca della concessione. Ecco perché un decreto-legge, a sua volta, richiede una procedura più complessa per essere impugnato, prima di approdare alla Corte Costituzionale. Il dl può essere impugnato davanti al Tar su un aspetto particolare, il Tribunale amministrativo si dichiara incompetente e rinvia l' incaramento alla Consulta. Difficile preventivare i tempi per un iter di questo tipo. Un anno e mezzo? Due? Comunque il tempo necessario per mettere il governo al riparo da una doccia fredda nel giro di qualche mese.

 

GIOVANNI CASTELLUCCI

Gli aspetti originali della vicenda sono due: il vicepremier pentastellato vorrebbe assegnare i lavori senza la prevista gara europea e vorrebbe un' assegnazione diretta a Fincantieri, un gigante della cantieristica, che però non è dotata di un know how nelle costruzione di ponti.

 

Il nodo ricostruzione Ma Di Maio sembra coltivare un' autentica passione per Fincantieri: «Mi fido ciecamente», mentre Autostrade «sta provando a rifarsi una verginità con conferenze stampa e maneggiando plastici. Sostenere "siamo responsabili ma non colpevoli" è una supercazzola!».

 

In realtà a Fincantieri spetterebbe il compito di «assemblare» i materiali ferrosi con i quali si dovrebbe ricostruire il ponte e probabilmente altri avrebbero l' incarico della realizzazione. Ma anche in questo caso al governo si aspettano ricorsi alla Corte di Giustizia europea, quasi certamente da parte dei «giganti europei francesi, tedeschi e olandesi» specializzati nelle grandi opere.

E anche in questo caso lo strumento del decreto-legge dovrebbe rappresentare uno scudo, una dilazione dei tempi del giudizio .

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)