I BUCHI DEL KILLER - IL BENZINAIO VANTAGGIATO QUANDO PARLA DELL’ATTENTATO SI LASCIA SCAPPARE PIÙ VOLTE L’USO DEL PLURALE. COMPLICI O MANDANTI? - LE SUE AUTO CORRISPONDONO, IL VIDEO PURE, MA LA NOTTE DELL’ATTENTATO I TESTIMONI AVREBBERO VISTO UN ALTRO CHE SPINGEVA IL BIDONE CON LE BOMBOLE FINO ALL’INGRESSO DELLA SCUOLA - LA TELEFONATA ALLA MOGLIE IN CUI LE DICE “SPARISCI CON LA MACCHINA”, LA PUNTO CON CUI AVEVA TRASPORTATO L’ORDIGNO…

Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

Il presunto dinamitardo di Brindisi potrebbe avere dei complici, e forse anche un mandante. Li sta coprendo, per questo non vuole svelare le ragioni dell'attentato da lui stesso confessato.

Nel provvedimento con cui l'ha spedito in galera, il procuratore di Lecce Cataldo Motta accusa: «Giovanni Vantaggiato ha ammesso la sua diretta partecipazione all'azione criminale, ma non ha voluto indicarne il movente, assumendo un atteggiamento ai limiti dell'offesa all'intelligenza di chi lo interrogava, tendente evidentemente ad occultare il concorso di altri, nonostante si sia lasciato sfuggire, nel corso dell'interrogatorio, l'uso del plurale con riferimento al trasporto e alla collocazione del bidone con l'ordigno esplosivo, dovendosi quindi ritenere il coinvolgimento di altri e potendosi altresì ipotizzare l'esistenza di un committente».

Vantaggiato è inquisito per strage con l'aggravante della finalità di terrorismo, per via «dell'obiettivo effetto terroristico» provocato dal suo gesto; «per la natura della condotta e il contesto relativo, anche con riferimento all'individuazione dell'obiettivo e alla indeterminatezza di esso», giacché una bomba davanti alla scuola poteva colpire chiunque passasse di lì in quel momento; «per l'effetto intimidatorio e il conseguente grave allarme della popolazione della città di Brindisi e dell'intera nazione, nonché per l'effetto destabilizzante cagionato dall'azione criminale».

In questa articolata costruzione resta l'enigma del movente, che a differenza di complici e mandanti dev'esserci per forza, ma non sappiamo qual è. L'indagine condotta dai poliziotti delle squadre mobili e del Servizio centrale operativo guidato dal dirigente Gilberto Caldarozzi, dai carabinieri del Ros agli ordini del generale Mario Parente, e coordinata personalmente dal direttore del Servizio centrale anticrimine della polizia Francesco Gratteri, ha individuato tutti i dettagli necessari a incastrare Vantaggiato. Che però non ha fornito le risposte che gli investigatori si attendevano. E il lavoro prosegue, a partire dai punti fermi raggiunti fin qui.

Quando gli investigatori sono andati a parlare con l'indiziato nel deposito carburanti dove lavorava, mercoledì mattina, hanno trovato solo la Hyundai Sonica BC629FK intestata alla figlia, la stessa immortalata dalle telecamere intorno alla scuola il giorno dell'attentato, alle 7.04 mentre arrivava e alle 7.44 mentre se ne andava.

La Punto bianca ripresa all'1.40 della notte, invece, non c'era. I poliziotti gli hanno chiesto dove fosse, e Vantaggiato ha risposto che non ricordava nemmeno dove fosse parcheggiata, non la muoveva da tanto tempo. Subito dopo, però, ha afferrato il telefonino e ha chiamato la moglie: «Sparisci con la macchina», le ha detto a mezza bocca, intimandole di fare presto.

Poi ha richiuso senza ascoltare la risposta della donna che provava a spiegargli che non poteva. L'uomo aveva già il telefono sotto controllo, la chiamata è stata intercettata ed è diventato un nuovo indizio a suo carico.

Come la Punto trovata parcheggiata sotto casa. Aveva il faro anabbagliante anteriore sinistro rotto, il contrassegno dell'assicurazione sul parabrezza in alto a destra e un tappo per chiudere il buco di un'antenna, proprio come quella ripresa dalle telecamere intorno all'istituto tecnico «Morvillo Falcone» la notte prima dell'attentato. I sedili posteriori erano ancora abbassati, per fare spazio alle tre bombole trasportate sul luogo dove sono esplose, nascoste in un cassonetto davanti alla scuola.

Due donne che subito dopo lo scoppio si sono affacciate alla finestra di casa e hanno visto «una persona che si allontanava di buon passo, evidentemente l'autore dell'esplosione», secondo i pubblici ministeri, l'hanno descritto con «caratteristiche fisiognomiche sostanzialmente corrispondenti a quelle di Giovanni Vantaggiato»; elemento che si aggiunge alle immagini riprese dalle telecamere del chiosco davanti alla scuola, la prima traccia di questa indagine.

Gli ulteriori accertamenti svolti sul conto del sospettato hanno fatto ipotizzare una preparazione dell'agguato risalente ad almeno un paio di settimane prima. La mattina di sabato 5 maggio infatti, alle 7.22, la Hyundai Sonica è arrivata dalla strada proveniente da Lecce, mentre il telefonino del presunto stragista impegnava «una delle celle che copre l'area della scuola»: secondo gli inquirenti, «stante la coincidenza di luogo e orario» Vantaggiato era andato a fare un sopralluogo in vista dell'attentato avvenuto sabato 19 maggio, proprio lì e nello stesso spazio di tempo.

La preparazione lunga e meticolosa potrebbe coincidere con l'ordine ricevuto da qualcuno ipotizzato dai magistrati, così come l'eventuale complicità di altri attentatori. Che si desume, oltre che dal plurale utilizzato nell'interrogatorio del sospettato quando raccontava i preparativi, dalle testimonianze di altre due donne che nella notte tra il 18 e il 19 maggio, «nell'orario in cui è stato collocato il bidone a ridosso del muro di cinta della scuola (con le bombole del gas, ndr), hanno osservato una persona che spingeva un bidone su ruote verso l'ingresso della scuola, e l'hanno descritta con caratteristiche somatiche diverse da quelle di Vantaggiato».

L'indagine, insomma, non s'è chiusa con l'arresto di un reo confesso a metà, giacché tace sul movente. Che resta il mistero insoluto di una brutta storia di paura e di morte, con un presunto colpevole ma ancora senza senso.

 

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