1. I CORAZZIERI INCARTATI BASTONANO CHI CRITICA NAPOLITANO. IL “CORRIERE” COME L’AGENZIA STEFANI, GRIDA AL COMPLOTTO: “LUI NON BRIGA PER AIUTARE, NÉ PER FREGARE, NESSUNO. CONGETTURE VEICOLATE CON INTENTI DI DELIBERATA DESTABILIZZAZIONE” 2. IL COMUNICATO SUICIDA DI IERI DEL QUIRINALE CONTRO “IL FATTO”, CHE HA DATO MASSIMA RISONANZA AL “PATTO” COL BANANA SPARATO DALLA SANTANCHE’? RE GIORGIO MODELLO PUTIN: “VUOLE METTERE UN PUNTO FERMO SU QUELLE ILLAZIONI PRIVE DI FONDAMENTO” 3. ‘’IL FATTO’’ NON ARRETRA: I VELENI DEI FALCHI PDL IN CIRCOLO PER I PALAZZI ROMANI: “IL GOVERNO A LETTA? FU NAPOLITANO A CHIEDERE A BERLUSCONI DI FERMARE RENZI” 4. PER IL GOVERNO DELL’INCIUCIO E DELL’INGINOCCHIATOIO A BRUXELLES MATTEUCCIO NON ERA ADATTO? CHISSÀ SE RENZI NE HA PARLATO CON RE GIORGIO OGGI A FIRENZE…

1 - «UN PATTO SULLA GRAZIA? RIDICOLE PANZANE»
Marzio Breda per "Il Corriere della sera"


È un tormentone che si trascina da tre mesi e che vede all'opera i falchi più ostinati del centrodestra e pezzi del mondo giornalistico, di osservanza berlusconiana e no. La vulgata, con poche varianti e aggiornamenti, resta sempre la stessa: il capo dello Stato avrebbe promesso la grazia «motu proprio» al Cavaliere dopo la condanna in Cassazione sul caso Mediaset e, visto che quell'aiuto «a prescindere» non si è visto, sarebbe venuto meno all'impegno. Un disatteso «piano di salvataggio» rilanciato ieri con grande evidenza dal giornale di Antonio Padellaro e Marco Travaglio e che ha provocato grande fastidio al Quirinale. Tanto da spingere l'ufficio stampa a una smentita dai toni inusuali, aspri e irridenti.

«Solo il Fatto Quotidiano crede alle ridicole panzane come quella del "patto tradito" dal presidente... La posizione del presidente della Repubblica in materia di provvedimenti di clemenza è stata a suo tempo espressa con la massima chiarezza e precisione nella dichiarazione del 13 agosto scorso».

Ora, Napolitano sa bene che «una smentita è una notizia data due volte», come recita un motto spesso applicato alla politica. È dunque consapevole che la sua replica (secondo il Fatto preceduta da una richiesta di rettifica rivolta ai capigruppo del Pdl Schifani e Brunetta, ma senza frutto) rischia di produrre un effetto moltiplicatore delle «panzane». Non a caso in serata il direttore del quotidiano, Antonio Padellaro, risponde: «Le panzane di Napolitano potrebbe essere un buon titolo. Trovo scorretto il commento del Quirinale, abbiamo esercitato il nostro diritto di cronaca».

Ma nel capo dello Stato è prevalsa l'idea, e la speranza, di mettere finalmente «un punto fermo su quelle illazioni prive di fondamento». Perché lui non briga per aiutare, né per fregare, nessuno. Congetture veicolate con insistenza da persone vicine a Berlusconi - su tutte, Daniela Santanchè, che recrimina su una «pacificazione promessa e che il Colle non si è impegnato a garantire» - e raccolte e amplificate con intenti che nell'entourage presidenziale si suppongono di deliberata destabilizzazione.

Cioé per avvelenare il clima intorno alle larghe intese, delegittimare lo stesso capo dello Stato, puntare alla crisi. Così, del resto, le tradusse il capo dello Stato alla vigilia della contestata sentenza, quando definì «un segno di analfabetismo e di sguaiatezza istituzionale» certi retroscena giornalistici che già anticipavano la chimera di una futuribile clemenza, in grado di preservare la cosiddetta «agibilità politica» dell'ex premier. 
Eppure sul preteso salvacondotto non dovrebbero esserci ombre o equivoci, stando almeno al documento citato dal Quirinale.

Un testo scritto alla vigilia di Ferragosto e concepito per stroncare le suggestioni emotive e gli azzardi scatenati dal verdetto della Cassazione. Napolitano ribadì che il provvedimento della grazia è regolato da «specifiche norme di legge», di stretta competenza presidenziale, di cui spiegò persino alcune sfumature.

Sottolineò che l'atto di clemenza va chiesto, e nessuno lo aveva ancora fatto in nome e per conto di Berlusconi, e lasciò intendere che esiste una griglia di altri limiti (dall'ovvia accettazione della pena ad almeno un inizio di espiazione, distinguendo anche la pena principale da quella accessoria) per lui stringente. Fu tutto quasi inutile. 


2 - IL FATTO NON ARRETRA: "ANATEMA SOLO CONTRO DI NOI. E REPUBBLICA?"
Fabrizio d`Esposito per "Il Fatto Quotidiano"

La resa dei conti sulla decadenza di B. si avvicina e Giorgio Napolitano teme sempre di più il faccia a faccia finale con il Cavaliere, snodo cruciale della legislatura e dell`implosione imminente del Pdl. Oggetto: il "patto tradito" di cui più volte ha parlato in questi giorni Daniela Santanchè, guida politico-mediatica dei falchi berlusconiani. Ed è per questo che ieri il Quirinale ha stroncato con una nota durissima un articolo del Fatto in cui si dava conto del contenuto di questo "patto tradito" secondo l`ala guerrigliera del Pdl: una grazia motu proprio del Colle per la condanna definitiva del Cavaliere sui diritti tv Mediaset. Indiscrezione, peraltro, riportata anche da Repubblica senza evidenza, però, nel titolo o nei sommari.

Di qui l'anatema del Colle contro il nostro quotidiano, affinché la Pitonessa Santanchè e gli altri falchi intendano: "Solo il Fatto Quotidiano crede alle ridicole panzane come quella del patto tradito dal presidente Napolitano". Oggi in un`intervista, la stessa Santanchè, che al Colle viene appellata con fastidio come "la Signora", replica che la vera panzana è la pacificazione promessa a suo tempo a Berlusconi. Perché, andando alla radice del caos attuale da larghe intese, il problema è questo.

Nella primavera scorsa il Cavaliere fu uno dei protagonisti dell`incredibile evoluzione politica dopo gli sfaceli bersaniani: il patto per la rielezione di Napolitano al Quirinale, poi quello per Enrico Letta a Palazzo Chigi con l`appendice, allo stesso tempo, di sbarrare la strada a Renzi premier. Lo rivela lo stesso sindaco di Firenze nel suo ultimo libro, raccontando una telefonata di B.: "Non c`è un veto nostro, caro sindaco. Semplicemente non vogliamo te, preferiamo Amato e Letta".

Oggi i soliti falchi aggiungono altri velenosi dettagli: "Fu Napolitano a chiedere a B. di fermare Renzi". Vero o falso che sia, è in corso una guerra totale tra il Colle e il Cavaliere versione falco per il "rispetto dei patti di primavera".

Guerra destinata a intensificarsi a mano a mano che si approssimerà la data fatidica della decadenza al Senato. Non a caso, proprio ieri, quando il Colle ha diramato la nota contro il Fatto (e non è la prima), sul Corriere della Sera è uscito un accorato editoriale del costituzionalista Michele Ainis, saggio delle riforme, che ha una frase chiave: "Attorno a Napolitano si sta scavando un vuoto. Magari perché i partiti l`avvertono in uscita, pur avendogli chiesto di rientrare al Quirinale".

Ed è quel vuoto che innervosisce tantissimo Napolitano. Con un timore: cosa succederà quando B. sarà dichiarato decaduto da Palazzo Madama? Dalla corte berlusconiana, che oggi dovrebbe tornare a Roma, forse, dicono: "Abbiamo perso il conto di quante volte, nei mesi scorsi, Gianni Letta è stato ricevuto al Colle. Chissà, forse il presidente teme di essere sbugiardato da Berlusconi".

Santanchè (e Fatto) a parte, è stato infatti proprio il Cavaliere, all`inizio di ottobre, a mettere nero su bianco i termini della questione sulla sua condanna. Dalla lettera al settimanale ciellino Tempi di Luigi Amicone: "Enrico Letta e Giorgio Napolitano avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità e minavano le basi della democrazia parlamentare.

Come può essere affidabile chi non riesce a garantire l`agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria". 
Ecco, dal suo punto di vista, Berlusconi ha chiesto di onorare i patti iniziali delle larghe intese. Adesso, però, le manovre per accantonarlo e ridurlo al ruolo di padre nobile di un centrodestra alfanizzato, per di più con Casini, lo rendono cupo, pessimista e volubile. Per cui nessuno è in grado di prevedere, né falchi né colombe, la sua decisione finale.

Che sia questo il quadro lo confermano le cronache di questi giorni. Ecco, per esempio, lunedì scorso, come il Corriere della Sera ha dato conto del primo attacco della Santanchè al Colle sul "patto tradito": "Parole durissime, che certamente nella sostanza, in privato, Berlusconi ripete spesso e che sono il cuore dei suoi sfoghi di questi giorni". Sono gli stessi sfoghi in cui ripete: "Non posso continuare a stare con i miei carnefici". Questa è la guerra in corso. Si può far finta di non vederla, isolando i falchi mandati avanti, e nascondersi dietro la liturgia di note e solidarietà di circostanza. Ma prima o poi esploderà.

3 - PD: RENZI VEDE NAPOLITANO, COLLOQUIO CORDIALE E NO ACCENNI A 'CASO' INDULTO
(Adnkronos) - Il colloquio e' stato lungo. Circa 40 minuti di faccia a faccia in Prefettura a Firenze. Un incontro, preparato dalle rispettive 'diplomazie' e non scontato fino all'ultimo, quello tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e Matteo Renzi. L'incontro, a quanto viene riferito, e' stato "cordiale" e non si sarebbe fatto accenno al 'caso' indulto-amnistia che ha visto il sindaco di Firenze esprimere perplessita' verso l'ipotesi della clemenza, avanzata dal capo dello Stato nel suo recente messaggio alle Camere, come una delle vie possibili per intervenire sull'emergenza carceraria.

 

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