famiglia boschi etruria

I FURBETTI DELL’ETRURIA – TUTTI I TRUCCHI DI BABBO BOSCHI & CO. PER EVITARE DI FARSI SEQUESTRARE IL PATRIMONIO. NELL’ELENCO CI SONO VILLE, NEGOZI, APPARTAMENTI, STALLE, VIGNETI E ULIVETI. È IL TESORO DEI MANAGER ACCUSATI DI AVER «SPOLPATO» BANCA ETRURIA

 

Federico Fubini e Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera

 

pierluigi boschi

Ville, appartamenti, vigneti, negozi. Ma anche rimesse, stalle, pascoli. È il tesoro dei manager accusati di aver «spolpato» Banca Etruria. Un lungo elenco di beni di consiglieri di amministrazione, sindaci e revisori citati in giudizio davanti al tribunale civile di Roma da Giuseppe Santoni, il liquidatore che ha chiesto e ottenuto lo stato d’insolvenza dell’Istituto di credito aretino. Il commissario quantifica in 520 milioni di euro il danno subito da risparmiatori e creditori. Ma alcuni dirigenti avrebbero già messo in piedi strutture patrimoniali per provare a proteggersi dall’azione di responsabilità.

 

IL FONDO DI BERNI E IL MUTUO DI BOSCHI

Tra loro l’ex vicepresidente Alfredo Berni e l’ex direttore generale Luca Bronchi. Mentre l’altro ex vicepresidente Pierluigi Boschi, padre del sottosegretario Maria Elena, non sembra aver preso particolari misure difensive. Boschi - che ha numerose altre proprietà - ha comunque acceso un mutuo da 130mila euro con Monte dei Paschi, nell’aprile 2016, presentando come ipoteca un immobile valutato 260mila euro: affare concluso quando era già stato multato da Consob proprio per il suo ruolo in Etruria.

 

luca bronchi

Altri amministratori avrebbero invece pianificato curiose operazioni di vendita che durano decenni, transazioni creative che sembrano fatte apposta per sfuggire ai controlli. Molte di queste azioni sono scattate pochi mesi dopo il decreto del governo che ne decretava il fallimento. Per questo, dopo la scelta di Santoni di costituirsi parte civile nel processo per bancarotta che si sta celebrando ad Arezzo, si sta adesso valutando l’opportunità di chiedere il sequestro cautelativo, misura che servirebbe a garantirsi l’effettivo versamento tempestivo degli indennizzi in caso di condanna.

 

CARLO CATANOSSI

Bronchi si è mostrato il più accorto fra gli amministratori aretini, visto che ha costituito un fondo patrimoniale in tempi apparentemente non sospetti: due anni prima del fallimento della Banca (che però versava già in serie difficoltà). La sua struttura, dati i tempi, appare oggi la meno aggredibile dai creditori. Meno tempestivo e dunque oggi più vulnerabile si rivela Berni, titolare di beni in provincia di Arezzo e di Pesaro, tutti confluiti in un fondo patrimoniale costituito solo il 2 marzo 2015: tre mesi e mezzo dopo il crac di Etruria.

 

PASCOLI E CASE DA AREZZO A LATERINA

I componenti dell’ultimo Cda mostrano di avere tutti un consistente patrimonio personale. Rosi possiede due appartamenti a Loro Ciuffenna, uno dei paesi più belli della provincia aretina, e ben 23 terreni, oltre a una casa e un negozio a San Giovanni Valdarno. Due appartamenti e due esercizi commerciali figurano nel patrimonio del suo vice Alfredo Berni che possiede numerosi ettari di bosco e coltiva ulivi.

 

la casa della Boschi a Laterina

I beni di Boschi risultano tutti a Laterina e la lista comprende due negozi, un appartamento, un monolocale, la villa di famiglia e sei terreni. Fornasari risulta proprietario di immobili e terreni ma soltanto in minima percentuale rispetto ai familiari, anche se questo non lo mette a riparo da eventuali pignoramenti. Discorso simile per l’ex direttore generale Luca Bronchi, titolare di una villa da 13 vani e due terreni tra cui un uliveto. Ben più consistente il patrimonio dei due consiglieri Carlo Catanossi e Margherita Gatti. Mentre il primo conta su due ville a Gualdo Tadino, oltre ad appartamenti e negozi, l’altra possiede svariate case a Perugia. Lunga lista anche per Paolo Cerini e Claudio Salini, titolare di numerose aziende con appalti in tutto il mondo.

 

LA COMPRAVENDITA DEL COMMERCIALISTA

LORENZO ROSI 2

Particolare è il caso Luciano Nataloni, commercialista fiorentino finito sotto inchiesta per aver ottenuto fidi in conflitto d’interessi: sedeva in consiglio dell’Etruria e allo stesso tempo godeva di generose linee di credito della banca. Nataloni è al centro di una curiosa vicenda che si snoda fra il 1981 e il marzo 2015. È infatti allora, quattro mesi dopo il fallimento di Banca Etruria, che il commercialista è oggetto di una domanda giudiziale di adempimento dopo 34 anni.

 

In altri termini, qualcuno avrebbe chiesto al giudice di obbligarlo a vendere un immobile per il quale Nataloni stesso avrebbe intascato la caparra nel 1981: contro di lui scatta un atto legale tardivo, ma il cui effetto è di togliere l’immobile alla disponibilità di Nataloni e dunque, potenzialmente, schermarlo in vista di eventuali azioni di responsabilità per il crac di Etruria.

LUCIANO NATALONI

 

Per quanto riguarda l’ex presidente Lorenzo Rosi - sedeva al vertice dell’ultimo Cda prima del commissariamento deciso da Bankitalia - andranno analizzate alcune permute di beni fra Arezzo e Grosseto.

 

LO SCHERMO IMPERFETTO E LA GIUSTIZIA

Con il caso dell’Etruria, come in quello delle banche venete, il ruolo dei fondi patrimoniali diventa centrale. Un fondo patrimoniale è un «trust» che un titolare può cointestare alla moglie e ai figli minorenni, pur conservandone la disponibilità. Strutture del genere sono usate in tutto il mondo per proteggere i patrimoni degli amministratori. In Italia la legge permette comunque di aggredire sia immobili intestati a terzi che fondi patrimoniali di cui siano comproprietari i familiari di una persona oggetto di un’azione di responsabilità.

 

BOSCHI PROTESTE LATERINA

«Quegli atti non proteggono i beni in maniera impermeabile perché sono revocabili», spiega l’avvocato Antonella Lillo, uno dei maggiori esperti in diritto bancario in Italia. Eppure proprio i fondi patrimoniali producono un effetto quasi altrettanto prezioso, visto il ritmo della giustizia italiana: fanno guadagnare tempo. Per scardinare un fondo patrimoniale servono almeno sei mesi, ricorda Lillo, ma dopo gli appelli possono passare anche più di quattro anni.

 

A maggior ragione è decisivo il momento in cui quei fondi vengono creati. L’ex amministratore di una banca fallita che lo fa molti anni dopo il matrimonio o la nascita dei figli solleva già il sospetto che stia compiendo un atto che crea un danno ai creditori. Difficile per lui proteggersi davvero in quel modo.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO