I FURBETTI DELLE TASSE HANNO VINTO: LA GUARDIA DI FINANZA BECCA OGNI ANNO 8MILA SOGGETTI SCONOSCIUTI AL FISCO: NEL 2013 EVASI 52 MILIARDI DI EURO (RECUPERATO IL 5-6%)

Francesco De Dominicis per "Libero"

La Guardia di finanza ne becca più di 8mila l'anno. Ma gli evasori fiscali italiani possono dormire sonni tranquilli. O giù di lì. I dati delle Fiamme gialle relativi al 2013, diffusi ieri, alzano il velo su un quadro sostanzialmente noto: i furbetti delle tasse non hanno paura dell'amministrazione finanziaria. Perché alla fine della giostra, basta far passare un po' di tempo e lo Stato alza bandiera bianca.

Mister fisco, Attilio Befera, mercoledì, parlando in Parlamento, ha ammesso il clamoroso flop: su 545 miliardi di euro di imposte accertate e iscritte a ruolo nell'arco degli ultimi 15 anni, circa 515 non verranno mai recuperati. Agenzia delle Entrate ed Equitalia, vuoi per meccanismi complessi, vuoi per un'architettura normativa farraginosa, più di tanto non riescono a recuperare. È un dato di fatto. Così, nelle casse dello Stato arriveranno le briciole: appena 30 miliardi e chi s'è visto s'è visto.

Numeri da brividi. Che, dunque, fanno esultare i furbetti e infuriare ancora di più quelli che non mancano mai un appuntamento col modello F24, nome da caccia bombardiere che sgancia bombe fiscali in continuazione. Nel 2013 - e qui veniamo ai dati freschi della Gdf - gli italiani non hanno pagato le tasse su 51,9 miliardi.

Non solo. L'evasione riguarda anche l'Iva e, per quanto riguarda la tassa sui consumi, la montagna di quattrini sottratti all'Erario vale poco meno di 5 miliardi. Poi ci sono gli scontrini: nella migliore delle ipotesi, un negozio su tre non usa regolarmente il registratore di cassa o ha emesso ricevute fiscali «fuori legge», oppure non le ha emesse proprio. Insomma, un fenomeno gigantesco che non si riesce ad arginare.

Con tutti i dubbi del caso su quei «fragorosi» blitz coordinati dall'agenzia delle Entrate ed eseguiti dagli uomini della Guardia di finanza nei mesi scorsi. Blitz che avranno pure fatto rumore sul piano mediatico, ma non sembrano aver ottenuto risultati significativi sul versante della riduzione dell'evasione.

Che resta a livelli record nonostante le ispezioni a Cortina d'Ampezzo, nei locali notturni di Roma o nei bar di Napoli. Chi non li ricorda? Chi non ha visto un servizio nei telegiornali? Tuttavia, il piano di comunicazione anti furbetti non ha avuto gli effetti sperati.

A leggere le statistiche delle Fiamme gialle, pare essere sostanzialmente irrisorio quel fenomeno di «emersione» di fatturato e quindi di base imponibile fiscale che veniva considerato obiettivo strategico dagli stessi funzionari delle Entrate. Niente da fare. I negozianti continuano a fare gli scontrini a singhiozzo.

Controlli a tappeto e verifiche incrociate, database coi dati bancari e miliardi di informazioni a disposizione degli 007 del fisco, non bastano: esistono ancora più di 8mila soggetti completamente sconosciuti all'amministrazione finanziaria (stesso numero di quelli del 2012 che tradotto vuol dire: fenomeno in crescita). Per capirci: si tratta di persone che per anni, forse da sempre, non hanno mai versato il becco di un quattrino nelle casse pubbliche.

Una «abitudine» a tenersi alla larga da bollettini tributari, dai modelli F24 e dalle dichiarazioni dei redditi (Unico o 730 fa lo stesso) che porta a quota 52 miliardi la fetta di denaro sottratta al fisco. Cifra che è data dalla somma di redditi e ricavi non dichiarati e da costi non deducibili scoperti, appunto, dalla Gdf. Che ha scovato furbetti dell'evasione internazionale, dell'evasione totale e di fenomeni evasivi come le frodi carosello, i reati tributari e la piccola evasione. Ce n'è per tutti i gusti.

Il problema è la riscossione. Il motore del fisco, a un certo punto, si inceppa. E se si utilizzano le percentuali fornite da Befera (solo il 5-6% delle cartelle esattoriali viene effettivamente incassato), è verosimile immaginare che di quei 52 miliardi scovati dalla Guardia di finanza l'anno scorso, 48 miliardi resteranno nelle tasche dei furbetti e appena 4 miliardi andranno all'erario. Con buona pace di chi «lascia» allo Stato più della metà del suo stipendio o del suo fatturato.

 

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