giuseppe conte mario draghi

I GIOCHINI ELETTORALI DI CONTE METTONO A RISCHIO 17 MILIARDI PER FAMIGLIE E IMPRESE – IL DECRETO AIUTI BIS È IMPANTANATO AL SENATO PER VIA DELL’OSTRUZIONISMO DEL MOVIMENTO 5 STELLE, GIÀ APPROVATO ANCHE DAI SUOI ESPONENTI IN CONSIGLIO DEI MINISTRI – LA PARTITA AL RIALZO DI PEPPINIELLO APPULO QUESTA VOLTA È MOLTO PERICOLOSO: IL PROVVEDIMENTO DEVE ESSERE APPROVATO ENTRO L’11 OTTOBRE. MA IL 25 SETTEMBRE, COME SAPETE, SI VOTA E…

Adalberto Signore per “il Giornale”

 

giuseppe conte dopo l'incontro con draghi

I precedenti di Giuseppe Conte non depongono a suo favore. Soprattutto quando si mette in testa di tirare la corda. L'ultimo, per dire, ha fatto scuola. Con il leader del M5s che ha aperto la strada della crisi in cerca di visibilità - e con la speranza di farsi gli ultimi sei mesi di legislatura all'opposizione - e si è poi ritrovato ad essere quello che ha dato il via libera alla slavina che fatto saltare il governo.

 

La speranza, dunque, è che questa volta l'ex autoproclamato «avvocato del popolo» riesca a gestire l'ennesima accelerazione. Perché il rischio che le barricate tirate su ieri in Senato sul decreto Aiuti bis finiscano con un'altra valanga è piuttosto concreto. Con buona pace di famiglie e imprese, che davano già per acquisito il pacchetto di 17 miliardi di sostegni previsti dal decreto.

 

mario draghi giuseppe conte

D'altra parte, l'ex premier è così. Istituzionale finché è stato a Palazzo Chigi, barricadero dal giorno dopo. A chiudere i porti con la Lega nel Conte 1 ed aprirli con il Pd nel Conte 2. Un professionista del situazionismo. E, dunque, siccome siamo in piena campagna elettorale, perché non sfruttare il campo da gioco del Senato per l'ennesima campagna propagandista?

 

Che poi il decreto Aiuti bis fosse stato approvato in Consiglio dei ministri anche dagli esponenti del M5s è un dettaglio che nessuno ricorda. E pace se alla fine il decreto finisse davvero per non essere convertito in legge. Quei 17 miliardi già stanziati svanirebbero in un attimo, ma ovviamente - arringherà Conte, invocando la sua coerenza - solo per colpa del governo Draghi.

giuseppe conte in barca con i pescatori di san benedetto del tronto 7

 

Ma andiamo con ordine. Perché sono due le circostanze che rendono pericoloso il gioco che sta facendo il M5s sul decreto Aiuti bis. La prima è la tempistica, visto che il provvedimento all'esame del Senato deve essere approvato dal Parlamento entro l'11 ottobre (60 giorni da quando, il 12 agosto scorso, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale). Però il 25 settembre si vota e il 15 ottobre si terrà la prima seduta delle nuove Camere. La seconda è la situazione politica contingente, con un governo e un Parlamento a fine corsa e con deputati e senatori impegnati nella campagna elettorale.

GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI

 

Insomma, senza un accordo politico il decreto Aiuti bis potrebbe davvero saltare. Perché non ci sono né i presupposti per porre la questione di fiducia, né le condizioni per giorni di battaglia parlamentare a colpi di ostruzionismo. Non a caso, sul tema degli insegnanti esperti della scuola - su cui ci sono perplessità trasversali agli schieramenti e una posizione di rigidità del governo perché la materia è legata al Pnrr - alla fine si era trovata una formulazione possibile. Il problema è che il M5s si è rifiutato di ritirare i suoi emendamenti, facendo le barricate in particolare sul superbonus. Tutto legittimo, ci mancherebbe.

 

giuseppe conte 10

Se non fosse che ipotizzare di far approdare in Aula il provvedimento con 400 emendamenti significa, nei fatti, avviarlo alla decadenza. Il tema, ovviamente, è stato snocciolato ieri in diverse riunioni e pure nella conferenza dei capigruppo del Senato. Senza una soluzione e rinviando tutto a martedì 13 settembre. Il punto, però, è che per quella data serve una soluzione politica, perché è evidente che nessun senatore si presenterà a Roma per un passaggio a vuoto, essendo tutti - anche quelli del M5s - impegnati in giro per l'Italia a fare campagna elettorale.

 

E, dunque, o Conte scende a più miti consigli, oppure il governo accetta di rivedere le norme sul superbonus come chiede il Movimento. E, questo dice il buon senso, difficilmente Mario Draghi si siederà al tavolo con chi ha fatto cadere il suo governo.

 

In parallelo, poi, si sta giocando la partita del cosiddetto decreto Aiuti ter, il provvedimento contro il caro bollette su cui stanno lavorando in questi giorni gli uffici del Mef e della presidenza del Consiglio. Alla fine le risorse a disposizione dovrebbero attestarsi sui 12-13 miliardi, quasi quanto quelle previste dal decreto impantanato al Senato.

 

mario draghi daniele franco

Oggi alle 15 si terrà un Consiglio dei ministri lampo in cui il titolare dell'Economia, Daniele Franco, farà una relazione sull'extra-gettito tributario e spiegherà da dove saranno reperiti i fondi e poi la palla passerà al Parlamento per il via libera. A quel punto - a Palazzo Chigi immaginano la prossima settimana - il governo varerà il decreto. Sempre che Conte - come ha fatto ieri in Senato per la conversione del dl Aiuti bis - non decida di trasformare anche questo passaggio parlamentare in una corrida. Così fosse, dopo i 17 miliardi del bis, sarebbero a rischio anche i 12-13 che il governo potrebbe stanziare per il ter.

Tutte risorse destinate a famiglie e imprese.

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…