renzi berlusconi di maio salvini

CHE TUTTO ESPLODA PERCHE’ TUTTO CAMBI - I GRILLINI SPERANO NEL REGOLAMENTO DI CONTI NEL PD TRA RENZI E I SUOI AVVERSARI E NELLA SPACCATURA TRA SALVINI E BERLUSCONI - DI MAIO HA UN’ALTRA SPERANZA: CHE GLI ONOREVOLI MERIDIONALI ELETTI IN FORZA ITALIA, PUR DI NON SPALLEGGIARE LA LEGA, SCIVOLINO VERSO IL M5S

Massimo Franco per il “Corriere della sera”

 

SALVINI RENZI DI MAIO

La tattica per i prossimi giorni è di pura attesa. Dopo avere rivolto un appello a tutti, precisando che «non c'e' alcuna attenzione particolare verso l'una o l' altra», il vertice del M5S aspetta le mosse altrui. E spera. Spera che nel Pd il regolamento di conti tra Matteo Renzi e i suoi avversari, che hanno preso coraggio solo di fronte alle macerie del partito, porti a un cambio di leadership.

 

Spera che la coalizione di centrodestra mostri presto le crepe tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, nascoste dietro le parole ufficiali di unità. E tratta discretamente con quanti, a sinistra, già si preparano a dialogare con i vincitori delle elezioni del 4 marzo; ed eventualmente a sostenere un loro governo.

 

DI MAIO RENZI GRILLO SALVINI

Ma soprattutto, Luigi Di Maio si è assegnato il compito di assecondare quanto più possibile il Quirinale, tenendo a bada chi nel Movimento rivendica scompostamente Palazzo Chigi in nome della maggioranza relativa dei voti. E intanto confida che tra i dem crescano i dubbi su un passaggio all'opposizione, come vorrebbe Renzi.

 

Un simile atteggiamento può portare al voto anticipato e al rischio di una disintegrazione del Pd: esito perfino peggiore della resa a un accordo con i Cinque Stelle. Non solo. L'atteggiamento rispettoso verso il capo dello Stato si propone di aprire una fase, impensabile prima, di raccordo tra Cinque Stelle e Sergio Mattarella.

 

RENZI SALVINI CARTABIANCA

Sarebbe paradossale, per un Pd che ha eletto il capo dello Stato e lo considera «suo». Ma gli attacchi neppure larvati di Renzi sia a Paolo Gentiloni, sia a Mattarella per avere evitato le elezioni dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre 2016, e salvato la legislatura, stanno scavando un solco profondo.

 

Né aiuta la battuta attribuita al segretario dimissionario del Pd, e poi smentita, di volere «andare a sciare» senza partecipare alle consultazioni per il nuovo governo. Certo, per un leader che diceva di «partire dal 40 per cento» delle Europee del 2014 e voleva primeggiare, ritrovarsi tra 18 e 19 per cento dev'essere uno shock.

 

RENZI E GENTILONI

Questo sfondo di tensioni spiega perché il M5S scommetta su un Pd meno rigido col passare dei giorni. Ma per i dem, diventare una sorta di «Spd di Di Maio» brucerebbe. Come i socialdemocratici tedeschi, battuti, determinati a dire «mai più al governo con Angela Merkel», e ora costretti a appoggiare la cancelliera della Cdu, il Pd si dovrebbe piegare a un qualche sostegno ai Cinque Stelle. La situazione, però, è molto diversa. In Germania, Cdu e socialdemocratici sono stati alleati per anni; M5S e Pd, invece, sono avversari irriducibili.

 

Ricucire il Paese attraverso un compromesso tra di loro equivarrebbe a un miracolo; oppure alla presa d'atto che è il male minore per evitare un'ingovernabilità pericolosa. Per questo un Renzi non proprio lucido semina e fa spargere veleni sui potenziali «traditori» annidati nel partito.

CHIAMPARINO

 

Cerca di spendere l'unico argomento che a caldo può dargli ancora qualche settimana di tempo e di potere, sempre più contestato: opposizione come purificazione del Pd. E intanto lascia filtrare che i gruppi parlamentari sono in massima parte sotto il suo controllo. Dunque, un appoggio al M5S dovrebbe ricevere il suo placet. E non lo darà.

 

«Non ho mai pensato sia possibile fare un governo con il M5s e tantomeno con la destra», è costretto a precisare il ministro della Cultura, Dario Franceschini, additato tra i sospettati dai renziani. «Sono inutili le polemiche o i velenosi depistaggi mediatici».

 

franceschini bloccato sul trenitalia per ferrara

Ma altri dirigenti si sentono meno esposti, e ammettono di essere pronti al dialogo col M5S: dal governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, che dice di avere «quasi quotidianamente un dialogo con la sindaca grillina di Torino, Chiara Appendino»; al presidente della Puglia, Michele Emiliano. E la fila si allunga al Sud dove il Movimento calamita voti più numerosi di quelli della Lega a Nord.

 

Proprio sul Mezzogiorno Di Maio fa un' altra scommessa: che anche nel centrodestra si registri una lenta emorragia di voti e di eletti berlusconiani, in odio alla Lega «nordista», a favore del M5S. L' insistenza di Salvini su un Carroccio votato in tutta Italia sembra fatta anche per scoraggiare questa dinamica. Rimane l' incognita sulle intenzioni di un Berlusconi indebolito. È chiaro che se mancasse a Salvini l' appoggio dell' intero centrodestra, le sue legittime ambizioni presidenziali si ridurrebbero di molto .

 

 

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