LA “SEGRETERIA DEI PIÙ BRAVI”? SI’, BRAVI A NON FARE UNA MAZZA! TRA I MIRACOLATI DA RENZI CI SONO DIS-ONOREVOLI TRA I MENO ATTIVI DI SEMPRE IN PARLAMENTO

P.E.R per "Libero"

Zero. Che se «cambi verso», come chiedeva lo slogan della campagna per leprimarie di Matteo Renzi, suona così: orez. La prima mossa del neosegretario Pd, quella di costituire una segreteria giovane e al femminile, non tiene minimamente conto del lavoro svolto dai selezionati. «Se vinco io metto i più bravi, non i fedeli!», tuonava l'allora candidato a fine settembre.

Evidentemente anche il concetto di «bravo» è stato rottamato o ha subito un aggiornamento. Nella squadra che si è scelto e ha riunito per la prima volta ieri mattina all'alba, infatti, ci sono deputati della Repubblica tra i meno attivi di sempre. Il caso più clamoroso è quello di Luca Lotti, stretto collaboratore del sindaco di Firenze, e, da lunedì, numero due del Partito democratico.

Il responsabile Organizzazione, nato ad Empoli 31 anni fa, laureato in Scienza dell'Amministrazione, è deputato dallo scorso marzo. Da allora ad oggi non ha presentato nemmeno una proposta di legge a sua prima firma. Le proposte di legge, si sa, sono lo strumento principe con il quale gli eletti possono orientare l'attività del Parlamento, produrre risultati per l'Italia e gli italiani.

Il vice-Renzi, che prende il posto che fu di Pietro Secchia, non ne ha scritta neanche mezza. Ne ha cofirmate giusto cinque con i colleghi. L'altro strumento a disposizione dei parlamentari è quello delle interrogazioni. Lotti in dieci mesi ne ha presentata una sola, a risposta scritta, in tema di veicoli sequestrati. Niente da fare nemmeno in commissione Difesa, della quale ha chiesto di far parte, e all'interno della quale non ha mai nemmeno pronunciato una parola.

Zero anche qui. Lo stesso vale per il contributo ai lavori dell'Aula: la voce del numero 2 del Pd è riecheggiata a Montecitorio soltanto una volta e non per proporre un emendamento o suggerire una soluzione, bensì, il 5 novembre scorso, per commemorare l'ex sindaco di Firenze, Giorgio La Pira. L'onorevole Lotti è stato presente giusto nel 57.74% delle votazioni. Un caso isolato? Magari.

Maria Elena Boschi, organizzatrice della Leopolda, volto tv più richiesto del momento, avvocato di 32 anni e neoresponsabile Pd per le Riforme, non è andata molto oltre. Anche lei dall'inizio della legislatura non ha presentato nemmeno una proposta di legge a sua firma. Ha contribuito, come secondo firmatario, a presentarne alcune scritte dai colleghi. Anche lei ha sfruttato poco il cosiddetto «sindacato ispettivo»: ha presentato una sola interrogazione parlamentare, sempre a risposta scritta, in tema di immigrazione.

Boschi è intervenuta due volte in commissione Affari costituzionali quando si discuteva della riforma del finanziamento ai partiti: il 20 giugno e il 23 settembre. Sempre in Commissione la deputata è intervenuta altre due volte in qualità di relatore su altrettanti provvedimenti sottoposti a parere della Commissione. In Aula è intervenuta due volte, il 2 agosto e il 3 ottobre, in discussione generale.

Sempre nella segreteria di Renzi, in qualità di responsabili Giustizia e Ambiente, ci sono le deputate Alessia Morani e Chiara Braga. Anche per loro zero proposte di legge come primo firmatario. La prima ha presentato cinque interrogazioni parlamentari, la seconda ha lavorato molto di più: due mozioni e una decina di interrogazioni.

In confronto a Lotti, Marianna Madia e Pina Picierno, responsabili del Lavoro e del Mezzogiorno, sono Aleksej Grigor'evic Stachanov: sette proposte di legge ciascuna. Ma forse è perchè erano "veltroniana" la prima, "franceschiniana" la seconda. Meglio di loro la "fassiniana" Federica Mogherini, che può rivendicare ben otto proposte di legge, due ordini del giorno e quattro interventi in Aula.

Davide Faraone, neo responsabile per il Welfare e la Scuola, di proposte di legge ne ha firmata una: «Norme per la prevenzione e la cura delle persone autistiche», depositata lo scorso giugno. Il membro della segreteria non è mai intervenuto in Aula, solo una volta in Commissione Lavoro, due volte nella Attività Produttive per chiedere lumi sulla «continuità produttiva» di uno stabilimento di Scanzano. In compenso ha presentato sette interrogazioni.

Stessa attitudine alla scarsa produttività parlamentare anche per gli altri fedelissimi del neo segretario. Metti, per esempio, Simona Bonafè. La deputata varesina non ha presentato alcuna proposta di legge dall'inizio della legislatura. Ha rivolto al governo due interrogazioni, una delle quali sulle sorti di un'azienda varesina, ed una risoluzione, sempre in Commissione, sui mondiali di ciclismo che si sono svolti in Toscana nel 2013.

In commissione Cultura è intervenuta 3 volte. Una volta per illustrare la risoluzione sul ciclismo il 29 maggio, un'altra il 15 maggio sull'ordine dei lavori, ed infine una sola volta su un provvedimento legislativo, il 25 ottobre, ma semplicemente per accettare la riformulazione di un suo emendamento. In assemblea, in linea con gli altri renziani, un solo intervento il primo ottobre.

Altro fedelissimo del segretario è Francesco Bonifazi, pure lui deputato, indicato giusto ieri Tesoriere del Pd. Presidente della Giunta commissione giurisdizionale e per il personale, ha presentato una proposta di legge a sua prima firma in tema di conservazione del patrimonio storico della Resistenza e nessuna interrogazione. In Commissione Finanze ha parlato una sola volta, il 6 giugno, sulla ratifica di un trattato e in Aula il 24 settembre sul tema del fisco. Bravi? Sicuramente lo sono. Produttivi certamente no.

 

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