SENATO, LA PALUDE DI MATTEUCCIO - CON L’USCITA DEI POPOLARI E LA CREAZIONE DEL GRUPPO FITTIANO, IL GOVERNO CONTA SU UN MARGINE DI NOVE VOTI - E LA MAGGIORANZA DOVRÀ TENERE BOTTA SULLA SCUOLA E SUL DDL RIFORME

Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

Mario Mauro Mario Mauro

Un nuovo gruppo, quello dei fittiani, e l’ufficializzazione del passaggio di un partito, i Popolari per l’Italia, all’opposizione. Dopo il voto delle Regionali, a Palazzo Madama cambia la geografia del potere, anche se nei numeri, e quindi per la stabilità della maggioranza, non cambierà molto.

 

I popolari guidati da Mario Mauro escono formalmente dalla maggioranza e si schierano all’opposizione. In realtà dei tre senatori del gruppo, Mauro e Tito Di Maggio da tempo votavano in dissenso dalla maggioranza. Mentre Angela D’Onghia, sottosegretaria all’Istruzione, annuncia — insieme al collega alla Difesa e deputato Domenico Rossi — di non condividere la scelta di Mauro e di voler restare al suo posto. E dunque entrambi si dimettono dai Popolari per l’Italia e restano all’interno dei gruppi parlamentari di rispettiva appartenenza (Grandi autonomie e libertà al Senato per D’Onghia e Gruppo per l’Italia-Centro democratico alla Camera per Rossi).

raffaele fittoraffaele fitto

 

Alla base della decisione di Mauro, c’è il dissenso dall’azione di governo: «Riforme non condivise, condotte in modo improvvisato e approssimativo, con un’improvvida esaltazione del carattere monocolore dell’esecutivo. C’è una gestione politica che sta tenendo in stallo l’Italia, la sua economia e il suo bisogno di crescita». All’ultima votazione di fiducia sul decreto antiterrorismo, Mauro votò no, come ha fatto quasi sempre da giugno. Di Maggio non partecipò al voto e la D’Onghia, invece, votò sì.

 

In base ai nuovi assetti, la maggioranza dovrebbe contare su un margine di 9 voti oltre la maggioranza assoluta. Margine che dovrà essere verificato soprattutto in due passaggi delicati, la riforma della scuola e il ddl riforme. Ma scorrendo i dati sulle ultime fiducie si nota come la maggioranza abbia avuto sempre un margine molto più ampio. La fiducia sul decreto antiterrorismo, nell’aprile scorso, ha ottenuto 161 sì, 108 no e un astenuto. E il decreto che riforma le banche popolari ha ottenuto, il 24 marzo, 155 sì e 92 no.

 

COMMESSI 
SENATO
COMMESSI SENATO

Anche per questo nel Pd si ostenta sicurezza, nonostante l’importanza delle sfide che attendono i senatori e nonostante la fronda della dissidenza interna, che andrà verificata alla prova dell’Aula, dopo il voto delle Regionali, non esaltante per il Partito democratico. Luigi Zanda, presidente dei senatori, cita un motto shakespeariano: «Molto rumore per nulla». E poi aggiunge: «La maggioranza al Senato non cambia. E si vedrà già la prossima settimana quando saranno calendarizzati provvedimenti importanti, come il codice degli appalti e la legge sull’omicidio stradale».

 

Anche Giorgio Tonini non ha dubbi: «Vorrei ricordare che da settimane Mauro e Di Maggio non votano con l’opposizione. E D’Onghia rimane. Quindi l’annuncio fatto dal senatore Mauro è una non notizia». Anche Mario Marcucci ironizza, citando una celebre battuta del film «I soliti ignoti»: «Mauro ha lasciato un governo che non ha mai sostenuto. Intanto i suoi “l’hanno rimasto solo”».

 

PIERO GRASSO IN AULA AL SENATO PIERO GRASSO IN AULA AL SENATO

Di Maggio, tra l’altro, aderisce al gruppo dei fittiani, di cui è stata data ieri notizia dell’ufficializzazione dal presidente del Senato Pietro Grasso. Al gruppo «Conservatori - Riformisti Italiani» aderiscono Cinzia Bonfrisco, che diventa capogruppo, Bruni, D’Ambrosio Lettieri, Di Maggio, Falanga, Liuzzi, Longo, Milo, Pagnoncelli, Perrone, Tarquinio e Zizza.

 

La stessa operazione è in corso anche alla Camera, dove però i numeri sono diversi: per mettere in piedi un gruppo servono almeno venti deputati (contro i dieci del Senato) e si stanno cercando le ultime adesioni al progetto.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO