1. TUTTI PER BERSANI, I PADRONI DELLE FERRIERE! NON SOLO I 98MILA EURO DALLA FAMIGLIA RIVA, SPUNTANO ANCHE 110MILA EURO DA FEDERACCIAI, DI CUI NICOLA RIVA È VICEPRESIDENTE 2. “IL FATTO” AZZANNA: RESTITUISCA I SOLDI? PIER-ACCIAIO: “BASTA, È UNA STORIA VECCHIA!” 3. TRAVAGLIO ATTACK: “PERCHÉ ACCETTÒ SOLDI DAI RIVA? PERCHÉ NEL 2006 GLI IMPRENDITORI SI PRECIPITAVANO A FINANZIARE LEI, FUTURO MINISTRO DELL’INDUSTRIA, E NON I DS?” 4. FILIPPO PENATI DAYS! DAL FURBETTO PRONZATO ALLA ITALBROKER VICINA AL MAGO DALEMIX, DAI CACCIATORI ALLE COOP, DA TOTO A GAVIO: TUTTI I DONATORI DI CULATELLO 5. IL CASO BIPARTISAN DELL’ISRAELIANA TELIT: 20MILA EURO A GASPARRI E 10MILA A BERSANI

1. I PADRONI AMANO BERSANI: TUTTI I SOSTENITORI DELL'EX MINISTRO DELL'INDUSTRIA
Marco Lillo per "Il Fatto Quotidiano"


Il finanziamento che oggi politicamente imbarazza di più Pier Luigi Bersani risale a sei anni fa ed era stato rivelato nel 2008 sull'Espresso da chi scrive, insieme con Primo Di Nicola. Solo nell'agosto 2012, in occasione dei primi provvedimenti giudiziari sull'Ilva, il contributo di 98 mila euro di Riva era stato ritirato fuori come arma polemica contro Bersani nello scandalo tarantino, prima da Antonio Di Pietro e Beppe Grillo e poi più di recente da Matteo Renzi.

Quei 98 mila euro donati dal gruppo che controlla l'Ilva a Bersani in occasione della campagna elettorale del 2006 erano già imbarazzanti allora, perché accettati nonostante Emilio Riva avesse già subito una condanna (per reati più lievi di quelli che oggi lo hanno portato agli arresti domiciliari) e fosse finito nuovamente sotto processo per inquinamento. Diventano un macigno ora che il giudice per le indagini preliminari di Taranto ha spedito agli arresti domiciliari il patron del gruppo, Emilio Riva, di 86 anni.

Un macigno politico, soprattutto, perché dagli atti è emersa la lettera scritta dal vecchio Riva in persona a Bersani nel settembre del 2010 per chiedere di allentare la pressione mediatica sul gruppo Riva favorita anche dagli interventi dell'ambientalista del Pd, Roberto Della Seta, il quale ha negato qualsiasi pressione del segretario su di lui.

Per studiare meglio i finanziatori ufficiali delle attività politiche di Pier Luigi Bersani, II Fatto ha consultato gli elenchi pubblici depositati presso la Camera dei Deputati dove sono riportati tutti i contributi elargiti dai finanziatori di Pier Luigi Bersani nelle campagne elettorali più recenti (2006 e 2008) e anche negli anni precedenti quando ancora esisteva l'obbligo di registrare tutte le donazioni anche sotto la soglia dei 50 mila euro.

Si scopre così che l'associazione di categoria della quale fa parte il gruppo Riva, Federacciai, ha donato 110 mila euro in 4 anni a Bersani. Nel 2004 dona 20 mila euro. Altri 50 mila euro arrivano nel 2006 e Federacciai non si dimentica dell'ex ministro dell'Industria e dello Sviluppo economico neanche nella campagna del 2008 quando dona appena un po' meno: 40 mila euro.

L'associazione padronale che ha versato questi 110 mila euro all'attuale leader del Pd annovera, ovviamente, i Riva tra i suoi membri più influenti, accanto ad altre famiglie d'acciaio come gli Amenduni e i Marcegaglia. Il figlio di Emilio Riva, l'ex presidente Ilva per il quale il pm aveva chiesto l'arresto però rigettato dal Gip, Nicola Riva, è tuttora il vicepresidente della Federazione mentre il nipote Cesare Riva è il presidente dell'associazione di comparto.

L'altro figlio, quel Fabio Riva che è irreperibile da ieri e sul quale pende un'ordinanza di arresto, stavolta in carcere e non ai domiciliari, è stato per molti anni vicepresidente di Federacciai. Pier Luigi Bersani ovviamente poteva lecitamente accettare i soldi dei padroni dell'acciaio come Emilio Riva, che però poteva poi legittimamente scrivergli una lettera confidenziale per chiedergli un intervento sulla questione Ilva, cosa che i malati di tumore o i cittadini pieni di polvere del quartiere Tamburi di Taranto forse non hanno mai fatto, non potendo vantare un versamento così cospicuo alle casse del segretario.

Se si scorrono i nomi delle imprese che hanno sostenuto (lecitamente) negli anni passati Bersani si scoprono altri contributi che, come quello di Riva, con il senno di poi sono imbarazzanti. Per esempio i 20 mila euro ricevuti nel 2004 dalla Interconsult di Franco Pronzato, arrestato nel 2011 per corruzione in relazione alla vicenda delle mazzette Enac, genovese, già responsabile trasporto aereo del Pd, un uomo molto legato a Bersani del quale era consigliere al ministero per il settore dei trasporti.

Nel 2008 Bersani ha ricevuto 5 mila euro anche dalla società assicurativa genovese Italbroker di Franco Lazzarini, uomo vicino da un lato a Massimo D'Alema e dall'altro lato in ottimi rapporti con Lorenzo Borgogni, al punto che l'ex direttore centrale di Finmeccanica ha raccontato ai pm di avere incassato proprio da Italbroker ben 2 milioni di euro, un affare discutibile dal punto di vista dell'etica pubblica anche se lecito per i magistrati.

Per il resto Bersani conferma il suo profilo di uomo di sinistra che piace ai padroni che effettuano donazioni ai partiti senza guardare troppo allo schieramento per garantirsi buoni rapporti bipartisan. Era questo il caso di Riva che ha donato con generosità a Forza Italia, 575 mila euro dal 2004 al 2006, più 50 mila euro nel 2006 versati da Federacciai a Forza Italia di Imperia, feudo di Claudio Scajola.

Ed è questo il caso per esempio della società israeliana Telit che aveva donato poco meno di 20 mila euro a Maurizio Gasparri nel 2006 e ne dona 10 mila a Bersani nel 2008. Nell'ultima campagna elettorale Bersani riceve 10 mila euro dal Comitato Nazionale Caccia e Natura (che gli aveva già donato 15 mila euro nel 2006), altri 10 mila euro dalla Engineering Ingegneria informatica, e 20 mila euro dalla Pittaluga Servizio Container di Genova.

Altri 20 mila euro Bersani li ha incassati dalla Siram Spa, una società che si occupa di energia e appartiene a una multinazionale francese e che però vantava rapporti di affari anche con Stefano Bonet, incappato nell'inchiesta sull'ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito. Infine ci sono i 15 mila euro donati dalla Modena Fiere.

Non sono presenti nella lista dei contributi versati per la campagna delle elezioni del 2008 i tradizionali finanziatori di Bersani, come Air One del gruppo Toto che aveva donato 20 mila euro nel 2004 e altri 40 mila euro nel 2006 (nonostante fosse in causa con le organizzazioni dei lavoratori per condotta anti-sindacale) o le coop rosse, che nel 2006 avevano donato poco meno di 100 mila euro, o il Gruppo Gavio che aveva donato 12 mila e 500 euro a Bersani nel 2004.


2. CULATELLO LIQUIDA INNERVOSITO "IL FATTO": "BASTA, E' UNA STORIA VECCHIA"
Scrive Paola Zanca per "Il Fatto Quotidiano": Mentre entra nella sezione del Pd di Trionfale, a Roma, per uno degli ultimi comizi prima del ballottaggio, quando sente i nomi dei proprietari dell'Ilva, fa un cenno con la mano all'indietro. Vuol dire che è roba vecchia. Roba del 2006. Pier Luigi Bersani non ha voglia di parlare dei 98 mila euro con cui la famiglia Riva, dodici anni fa, finanziò la sua campagna elettorale. Un contributo legale e regolarmente denunciato, sia chiaro, ma che oggi, alla luce di quanto sta accadendo a Taranto, appare quanto meno inopportuno.

L'idea di restituirli in segno di trasparenza - come gli ha suggerito Il Fatto con l'editoriale di ieri - non è contemplata. È roba vecchia. Roba del 2006. Gli chiediamo: "È giusto tenere i soldi di un imprenditore che non rispetta le regole?". "Sì, sì, sì - scuote la testa purché lo si lasci in pace - Basta!". È una storia che lo innervosisce, questo è sicuro. Ma dal suo staff fanno sapere che non ha senso chiedere conto di soldi del passato, quando ancora non si immaginava la bomba tarantina.

Il punto è diverso: è perché dire sì alle offerte di un imprenditore che ha distribuito mance a destra e a sinistra (anzi, soprattutto a destra, visto che 245 mila andarono a Forza Italia). Un imprenditore che, in seguito, dimostrerà di ricordarsi dei crediti in sospeso, per esempio scrivendo lettere al segretario del Pd per chiedergli di arginare i senatori democratici troppo attenti alle questioni ambientali e alla sicurezza di Taranto.

3. TRAVAGLIO ATTACK: LE CINQUE DOMANDE A BERSANI SUI 98MILA EURO RICEVUTI DAI RIVA
Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"


Due settimane fa il Fatto ha organizzato cinque forum con i candidati alle primarie del centrosinistra. Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci sono venuti e hanno risposto alle nostre domande. Bersani invece si è dato, preferendo i soliti, comodi salotti tv. Nemmeno un sms per spiegarsi e scusarsi (non con noi: con i lettori). Peccato, perché di cose da chiedergli ne avevamo tante, e ora qualcuna in più. Ieri la nostra Paola Zanca ha avvicinato lui e il suo portavoce per avere una risposta a una domanda semplice semplice: intende restituire il finanziamento elettorale che Emilio Riva, padrone dell'Ilva, gli versò sei anni fa?

La risposta la trovate a pag. 4, ma in sintesi è questa: no. Forse il segretario del Pd non ha ben colto l'importanza della questione: gliela riassumiamo nella forma delle cinque domande che gli avremmo posto se avesse accettato il confronto con noi. Convinti come siamo che chi si candida a governare l'Italia abbia il dovere di rispondere.

1. Nel 2006-2007 Emilio Riva, recentemente arrestato per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, inquisito anche per una mega-evasione fiscale di 52 milioni, finanziò la sua campagna elettorale con un assegno di 98 mila euro. Lei, on. Bersani, lo registrò nell'apposita dichiarazione alla Camera: ci mancherebbe.

Ma Riva non è un sostenitore della sinistra, anzi è noto per simpatie di destra (contemporaneamente staccò un assegno di 245 mila euro a Berlusconi). Si è mai domandato perché finanziò non gli allora Ds, ma personalmente lei, all'epoca ministro in pectore dello Sviluppo economico del governo Prodi-2, preposto alla vigilanza sull'Ilva? Non sarebbe stato opportuno rifiutare quei soldi, per evitare imbarazzi verso un'azienda già allora nel mirino di pm e ambientalisti?

2. La classe politica, locale e nazionale, di destra e di sinistra, ha sempre consentito all'Ilva (pubblica e poi privata) di fare i comodi suoi, intascando utili miliardari e guardandosi bene dal bonificare gli impianti, tant'è che per fermare la strage c'è voluta la magistratura. Cosa deve pensare un elettore, alla notizia che i vertici dei maggiori partiti di destra e di sinistra erano finanziati dai Riva?

Quel che ne pensava Riva l'abbiamo appreso dalla mail che le inviò nel 2010 il vertice Ilva per invitarla a "non fare il coglione" e a bloccare la solitaria battaglia ambientalista del senatore Della Seta. Questi garantisce che lei non intervenne: ci mancherebbe. Ma non crede che l'aver accettato quel contributo abbia messo strane idee in testa ai Riva?

3. I ministri dell'Ambiente cambiano, ma i dirigenti restano. Uno dei più longevi è Corrado Clini, oggi inopinatamente ministro, ovviamente sdraiato sulle posizioni dell'Ilva, come pure il suo collega dello Sviluppo economico, Corrado Passera. I due seguitano ad attaccare i giudici, come se i disastri dell'Ilva fossero colpa loro. Non è il caso che il Pd chieda le immediate dimissioni di questi due signori?

4. A Che tempo che fa lei ha biascicato frasi di circostanza sulla chiusura dell'Ilva, frutto di una guerra fra "due poteri dello Stato", e ha invocato "interventi normativi del governo". A parte il fatto che, in uno Stato di diritto, nessun governo può cambiare le sentenze e le ordinanze giudiziarie per decreto, non crede di dover dire qualcosa sullo spaventoso verminaio di corruzioni e complicità istituzionali emerso dalle indagini? E sulla condotta del suo alleato Vendola, governatore e dunque responsabile della sanità pugliese, indicato dal Gip come "regista" della guerra al direttore dell'Arpa, reo di tutelare la salute dei cittadini contro i disegni dei Riva?

5. Che aspetta a restituire quei 98 mila euro a Emilio Riva?

 

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