trump risiko

IAN BREMMER: “L'INFLUENZA INTERNAZIONALE DEGLI USA ERA IN DECLINO PRIMA DEGLI ESORDI DI TRUMP. VISTO LO SCONTRO TRA SAUDITI E IRAN, LE GUERRE IN IRAQ, SIRIA E YEMEN, IL CALO DEI PREZZI DEL PETROLIO, NON SI CAPISCE BENE QUALE DIFFERENZA POTREBBE FARE UN PRESIDENTE AMERICANO, DI QUALUNQUE SCHIERAMENTO POLITICO, IN MEDIO ORIENTE”

Articolo di Ian Bremmer pubblicato dal “Corriere della Sera” (Traduzione di Rita Baldassare)

 

IAN 
BREMMER 
IAN BREMMER

È fatta. Donald Trump si è ufficialmente incamminato, anche se per il momento ancora sulla carta, a diventare l'uomo più potente del pianeta. E la cosa suscita non poche apprensioni, sia in patria che all'estero. La vastissima gamma di sfide che attendono il nuovo presidente è a dir poco impressionante, ma non è un segreto per nessuno. Sotto ogni punto di vista, Trump sarà il candidato più impopolare che sia mai stato eletto alla presidenza del Paese.

 

Anziché sforzarsi di tendere una mano a quegli americani che nutrono un odio viscerale nei suoi confronti, ha preferito dedicarsi anima e corpo a quella parte dell'elettorato bianco, poco avvezzo a votare, che gli ha assicurato, in prima battuta, la candidatura ufficiale repubblicana, e successivamente l'appoggio necessario per approdare alla Casa Bianca. Per i prossimi quattro anni, Donald Trump sarà perseguitato da tutti coloro che ritengono la sua sola presenza fisica nell'Ufficio Ovale addirittura sacrilega, in rapporto ai valori che rappresenta l'America.

 

TRUMP 20TRUMP 20

Per essere sinceri, anche Hillary Clinton avrebbe dovuto fronteggiare un elettorato ugualmente infuocato e diviso, e forse anche senza il sostegno di un Congresso a lei favorevole. La Clinton peraltro, figura politica già nota, avrebbe rappresentato una forza stabilizzatrice sullo scenario mondiale, mentre Trump non lo è affatto.

 

E questo spaventa gli alleati, perché Trump ha promesso di fare marcia indietro sugli impegni americani riguardanti la sicurezza mondiale, ha messo in dubbio apertamente e aggressivamente la partecipazione dell' America alla Nato, e ha fatto del protezionismo in questioni commerciali la colonna portante delle sue promesse elettorali al popolo americano.

 

DONALD TRUMP - MELANIA E IL FIGLIO BARRONDONALD TRUMP - MELANIA E IL FIGLIO BARRON

È difficile separare le reali convinzioni dalle millanterie più sfrontate, ma se Donald Trump riuscisse a mettere in porto anche solo la quarta parte dei programmi abbozzati nel corso degli ultimi diciotto mesi, rischierebbe di scatenare mutamenti sismici senza precedenti nella politica globale, come non se ne vedevano dalla caduta dell'Unione Sovietica. E questo ancor prima di prendere in considerazione i divieti per i musulmani e la costruzione di muri, che ovviamente provocherebbero reazioni dall' estero.

 

melania knauss e trump nel 2002melania knauss e trump nel 2002

Ci sono inoltre problematiche strutturali che destano non pochi grattacapi nella politica estera americana, e che precedono di gran lunga l' arrivo di Donald Trump nella stanza dei bottoni. La realtà è che l' influenza internazionale degli Stati Uniti era già in declino prima degli esordi di Trump sulla scena politica. In Medio Oriente, lo scontro tra Arabia Saudita Iran continua ad alimentare focolai di conflitto in diversi paesi.

 

Ci sono guerre in corso in Iraq, Siria e Yemen. Il calo dei prezzi del petrolio, che si protrae da tempo, pone nuovi intralci ai governi nell’affrontare le criticità interne. Non si capisce bene quale differenza potrebbe fare un presidente americano, di qualunque schieramento politico, in questa regione. E questo, a seconda di come si voglia considerare il nuovo presidente Trump, potrebbe essere una cosa buona, oppure pessima.

 

mr e mrs trump  nel 1988mr e mrs trump nel 1988

L' Europa, l' alleato storico dell' America, e a lei più simile culturalmente, oggi appare indebolita e divisa. Il dramma della Brexit è appena iniziato. Il populismo è in rimonta sulle due sponde dell' Atlantico e in diversi paesi - Italia, Francia e Germania - ci sono spinosi appuntamenti elettorali in programma per il prossimo anno. La crisi dei migranti resta irrisolta. Non c' è consenso su come gestire al meglio i rapporti sempre più complessi con la Russia e la Turchia. E in questi scenari Washington appare del tutto irrilevante.

 

Gran parte dell' Asia si ritrova oggi sotto l' ombra sempre più lunga della Cina. Prima delle elezioni, i paesi asiatici avevano fatto la scelta strategica di firmare gli accordi di partenariato trans-pacifico (Tpp) proprio per riequilibrare le loro economie contro quella di Pechino. Tuttavia, gli intralci che il Tpp ha incontrato nel suo iter al Congresso potrebbero aver suscitato qualche ripensamento. L' elezione di Donald Trump farà apparire la Cina come la superpotenza economica più stabile e ragionevole alla quale agganciare il carro delle loro economie.

trumptrump

 

E poi c'è la Russia. Vladimir Putin ha passato gli ultimi diciotto mesi a tentare di indebolire la potenza e l'influenza statunitense a ogni tappa di questo ciclo elettorale - il suo scopo non era tanto determinare l'esito elettorale, quanto sgretolare quel senso di eccezionalità americana che gli Stati Uniti, secondo lui, hanno già ampiamente rinnegato. Agli occhi di molti c'è riuscito, eccome. La buona notizia però è che nel breve periodo un presidente Trump potrebbe contribuire a normalizzare i rapporti con la Russia, smorzando quanto meno i toni ostili dello scontro.

 

trump al liceo 2trump al liceo 2

In ultima analisi, le situazioni più critiche che Trump dovrà affrontare all'inizio del suo mandato presidenziale non saranno opera sua. L'atmosfera politica di Washington si è progressivamente avvelenata negli ultimi otto anni e i limiti imposti al potere americano sono diventati sempre più palesi. Trump è arrivato al potere chiamando in causa precisamente queste istanze e vantandosi di essere il solo capace di risolverle.

Speriamo bene, perché adesso questi problemi sono i suoi.

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…