xi jinping proteste cina shanghai

“NON SOTTOVALUTO LE PROTESTE IN CINA. MA CHIEDONO LIBERTÀ DI MOVIMENTO, NON LIBERTÀ POLITICA” – IL POLITOLOGO IAN BREMMER NON CREDE CHE LE MANIFESTAZIONI CONTRO I LOCKDOWN SIANO IL SEGNO DI UNA RIVOLTA CONTRO IL REGIME COMUNISTA: “ALLA FINE QUELLA STRATEGIA PROVOCHERÀ PIÙ DANNI ECONOMICI CHE DISASTRI POLITICI. MA DA QUESTO A PENSARE CHE POSSA TRABALLARE CE NE CORRE. XI JINPING È SOLIDISSIMO; LA RIBELLIONE È LOCALIZZATA; E LA TIENANMEN, ANNO 1989, APPARTIENE ALL'ERA PREDIGITALE, QUANDO IL REGIME NON AVEVA ANCORA FORMIDABILI STRUMENTI ELETTRONICI DI SORVEGLIANZA E REPRESSIONE…”

1 - «REGIME PRIGIONIERO DI UNA STRATEGIA ERRATA LA RIVOLTA NON È POLITICA»

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

 

IAN BREMMER

«Il regime cinese è in forte difficoltà: ha scelto una strategia di contenimento della pandemia che si è dimostrata poco efficace, ma non può più cambiare rotta.

Le tensioni continueranno, così come i danni all'economia, ma non facciamo paragoni con la rivolta della Tienanmen: non stanno in piedi».

 

Ian Bremmer, il politologo che ha fondato e dirige Eurasia, è perentorio: «Quello fu un movimento di chiara connotazione politica che portò in piazza milioni di persone per oltre due mesi. Qui fanno notizia le ribellioni di gente esasperata dopo anni di lockdown a singhiozzo. Ma si tratta di comunità relativamente limitate. Furibonde certo, ma chiedono libertà di movimento, non libertà politica».

xi jinping congresso partito comunista cinese

 

L'apparenza; però, è quella di una rivolta che, in Cina, non ha precedenti negli ultimi decenni per intensità e durata.

«Non sottovaluto il fenomeno. Tra l'altro all'inizio della pandemia noi di Eurasia indicammo come maggiore rischio internazionale la strategia "Covid zero" della Cina. E non c'è dubbio che questa sia la crisi più grave che Xi Jinping si è trovato ad affrontare da quando, dieci anni fa, ha preso la guida il Paese. Ma alla fine quella strategia provocherà più danni economici che disastri politici».

 

Perché esclude un'escalation delle ribellioni con conseguenze anche per il presidente Xi Jinping, visto che in piazza si cominciano a sentire slogan urlati contro il Partito comunista e anche richieste di dimissioni del leader?

l arresto del giornalista della bbc edward lawrence

«La protesta è concentrata nei grandi centri industriali, soprattutto a Shanghai, la città più ricca e istruita del Paese. E la più esasperata. Non mi sorprenderebbe se Xi reagisse, oltre che con la repressione, punendo dirigenti locali del Partito comunista: in una città come Shanghai non puoi solo usare il pugno di ferro, devi mostrare che ti assumi le tue responsabilità.

 

Ma da questo a pensare che il regime di Xi possa traballare ce ne corre. Per tre motivi: perché il leader è solidissimo avendo eliminato tutti i possibili avversari; perché, come dicevo, stavolta la ribellione è localizzata ed è alimentata da esasperazione e non da una volontà di abbattere il regime; e perché la Tienanmen, anno 1989, appartiene all'era predigitale, quando il regime non aveva ancora i formidabili strumenti elettronici di sorveglianza e repressione con i quali oggi può individuare e colpire all'istante ogni singolo dissidente».

proteste in cina contro la strategia zero covid 25

 

Ma se ha scelto una strategia sbagliata, perché il governo cinese, che comunque un problema di consenso popolare ce l'ha, non cambia rotta ad esempio avviando una campagna di vaccinazioni di massa, usando sieri più efficaci?

«Perché quando hai puntato per anni sui lockdown e i test di massa, dando meno peso alle vaccinazioni, peraltro non disponendo di un vaccino efficace, è difficile cambiare: non solo perdi la faccia, ma è difficile convincere la gente che fin qui non si è vaccinata.

 

Soprattutto ora che sappiamo che anche i migliori vaccini occidentali proteggono dalla malattia grave ma non dai contagi che oggi sono il principale problema della Cina. Anche negli Stati Uniti è stato ed è tuttora difficile convincere la gente, dai vaccini all'uso delle mascherine».

 

proteste in cina contro la strategia zero covid 23

E in campo economico cosa accadrà?

«Fabbriche che lavorano a singhiozzo, catene della distribuzione dei prodotti ancora in crisi. Xi sta cercando di allentare un po' i vincoli, nelle città e nella produzione. E lui stesso ha fatto la scelta simbolica di partecipare al G-20 senza mai indossare la mascherina. Ma non può aprire troppo perché teme l'esplosione dei contagi con conseguente fabbisogno di milioni di posti letto negli ospedali. E non li ha».

 

2 - E LA TV «TAGLIA» LA FOLLA IN QATAR NEGLI STADI PIENI

G.S. per il “Corriere della Sera”

 

proteste in cina contro la strategia zero covid 9

Sono amareggiati anche i tifosi cinesi di calcio. Per le immagini che arrivano dal Qatar: stadi pieni, spettatori senza mascherine, nessun obbligo di mostrare il codice verde sugli smartphone per entrare. Un post su WeChat ha riassunto la frustrazione dei cinesi (fan del football e non): «Viviamo sullo stesso pianeta del Qatar? Il Covid da loro non è mai arrivato?».

 

E poi critiche alle autorità sanitarie di Pechino che anche quest' anno hanno costretto alla clandestinità il campionato di calcio mandarino facendo svolgere le partite a porte chiuse. Il post sul web ha fatto il pieno di contatti: 100 mila, che è il massimo conteggiato da WeChat. Poi è stata cancellata dalla censura e l'account del tifoso amareggiato è stato sospeso.

proteste in cina contro la strategia zero covid 22

 

 I social segnalano che ieri la tv statale ha risolto il problema a modo suo: quando le telecamere della regia internazionale inquadravano i tifosi sugli spalti in Qatar, pigiati ed esultanti per un gol, a Pechino venivano mandate in onda immagini diverse, le panchine, i calciatori in attesa della ripresa del gioco o inquadrature in campo largo.

proteste in cina contro la strategia zero covid 24proteste in cina contro la strategia zero covid 20proteste in cina contro la strategia zero covid 21proteste in cina contro la strategia zero covid 19proteste in cina contro la strategia zero covid 1proteste in cina contro la strategia zero covid 18proteste in cina contro la strategia zero covid 16proteste in cina contro la strategia zero covid 8

Ultimi Dagoreport

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

ignazio la russa giorgia meloin zaia fedriga salvini fontana

DAGOREPORT - MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI – L’APERTURA SUL TERZO MANDATO DEL NASUTO DONZELLI È UN RAMOSCELLO D’ULIVO LANCIATO VERSO IL CARROCCIO (ANCHE PER DESTABILIZZARE IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA) - MA ALLA PROPOSTA S’È SUBITO OPPOSTO IL GENERALE VANNACCI – L’EX TRUCE DEL PAPEETE, CHE HA CAPITO DI NON POTER GOVERNARE TUTTO IL NORD CON L'8%, È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D'ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI – I MALIGNI MORMORANO: VANNACCI AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DI SALVINI, PER SABOTARE IL TERZO MANDATO, O PARLA PER SE'?