putin giovane hipster

QUI MOSCA, A VOI ITALIA - IGOR PELLICCIARI SPIEGA LE MOSSE DI PUTIN: “IL CAMBIO DEL PREMIER ERA NELL'ARIA DA TEMPO, SOPRATTUTTO DOPO IL CAMPANELLO D’ALLARME DELLE ULTIME ELEZIONI LOCALI DI SETTEMBRE 2019, CHE AVEVANO MOSTRATO UNA TENUTA DELLA POPOLARITÀ DEL PRESIDENTE A FRONTE DI UN PREOCCUPANTE ERODERSI DEI CONSENSI DEL PARTITO DI GOVERNO, RUSSIA UNITA - PUTIN NON FARÀ LO ZAR A VITA, MA DI CERTO NON USCIRÀ DI SCENA…”

Igor Pellicciari per www.formiche.net

 

vladimir putin al cremlino nel 2004

Cambio di Governo a Mosca e – come da tradizione – i commentatori occidentali rincorrono la notizia e cercano di farsene una ragione il giorno dopo. In realtà a sorprendere è proprio questa sorpresa per una mossa più volte annunciata tra le righe e che al Cremlino era nell’aria da tempo, soprattutto dopo il campanello d’allarme delle ultime elezioni locali di settembre 2019, che avevano mostrato una tenuta della popolarità di Vladimir Putin a fronte di un preoccupante erodersi dei consensi del partito di governo, Russia Unita – con un deciso outlook negativo per il futuro.

 

vladimir putin con il fedele dmitry medvedev

Fu chiaro allora che il sistema politico-costituzionale e in particolare quello partitico avessero bisogno di anticipare quello shock indotto dall’establishment più volte enunciato per potere indirizzare il processo di transizione di potere del dopo-Putin nel segno della continuità –  vero valore di fondo della cultura politica Russa.

 

Chi è rimasto proteso dal postulato\stereotipo dello Zar-al-comando-attaccato-alla-Presidenza ha continuato ad abbaiare al dito senza guardare la luna, convinto – in particolare dopo la conferenza stampa di Putin di dicembre 2019 – che tutto volgesse ad una brutale riforma costituzionale per permettere al presidente di farsi un terzo mandato.

vladimir putin imbraccia un fucile chukavin svc 380

 

Ancora una volta, si è preso l’abbaglio del teorema sullo Zar-one-man-band show. L’unica cosa sicura, dopo la notizia di ieri, è che questa opzione è tramontata (e probabilmente non è mai stata presa in vera considerazione) e che anzi, Putin (come ho scritto tempo fa su Dagospia) potrebbe decidere di interrompere in anticipo il suo attuale mandato Presidenziale, a scadenza naturale nel 2024. Ovviamente il tutto non per uscire di scena, anzi. Ma neanche per restare a mo’ del Dictator di Sasha Baron Cohen, come sarcastici commenti nostrani facevano intendere.

 

vladimir putin con medvedev nel 2008

Per inciso, un’altra forzatura nostrana è quella di ostinarci ad osservare la dinamica Putin-Medvedev come le categorie del tatticismo politico italiano, come se si trattasse di Berlusconi-Fini. Sono ancora amici? Non si sopportano? Uno vuole sbarazzarsi dell’altro? Medvedev (Fini) è burattino fedele a Putin (Berlusconi) o trama contro di lui ed il secondo non si fida più del primo e lo sta licenziando?

 

vladimir putin

Ripetiamo per l’ennesima volta: non è con il dietroscenismo italico dei rapporti tra i singoli che si spiegano le vicende del sistema politico russo e nemmeno riconducendo tutto agli umori di un uomo solo al comando. In attesa di comprendere quali ricadute concrete avranno le riforme annunciate (ne sapremo di più tra un paio di settimane), possiamo intanto azzardare al tutto una lettura costituzionale ed una politica, tra loro complementari.

 

la conferenza stampa di fine anno di vladimir putin 29

Sul piano costituzionale, si annuncia una riduzione dei poteri Presidenziali e quindi si presume anche della Amministrazione Presidenziale – che in questi anni è stato vero cuore pulsante del paese, trasposizione istituzionale del vecchio Comitato Centrale del PCUS, fautrice di tutte le politiche pubbliche cui tutti i Ministeri erano sottoposti gerarchicamente, relegati al mero ruolo di soggetti implementanti delle linee guida.

 

VLADIMIR PUTIN

Per fare un esempio quasi sconosciuto alle nostre cronache, a fare la politica estera Russa è stato ad oggi Yuri Ushakov, il potente capo del Dipartimento degli Affari Esteri della Amministrazione Presidenziale, mentre al ministro degli Affari Esteri Sergei Lavrov, a questo formalmente sottoposto, spetta il compito di metterla in pratica (peraltro, magistralmente – anche a detta dei critici del Cremlino).

 

la conferenza stampa di fine anno di vladimir putin 26

Dopo gli anni della Presidenza debole di Eltsin, Putin si è contraddistinto esattamente per averla resa potente e centrale nel sistema; tanto che durante il mandato presidenziale di Medvedev (2008-2012), questo a più riprese aveva esercitato prerogative indipendenti e superiori rispetto a quelle del Primo ministro, anche se era Putin stesso a tenere la carica in quel periodo.

 

È ancora presto per dire quali altri organi costituzionali verranno beneficiati dalla riforma, ovvero se ne verrà avvantaggiato il Governo (ma è difficile, vista la piega tecnocratica che ha preso), il Parlamento  o – come sembra da alcune indiscrezioni- un Consiglio di Stato le cui competenze ad oggi sono piuttosto vaghe e indefinite.

 

La questione principale resta il motivo politico di queste riforme. Sulla diagnosi si è detto in apertura (in primis l’erodersi della popolarità del partito dominante e di una classe di tecnocrati, competenti si ma poco abili a gestire le piazze e incapaci di debellare la corruzione).

 

VLADIMIR PUTIN

Resta la prognosi, ovvero cosa si vuole ottenere. Qui le ipotesi si sprecano e le strade aperte sono numerose. Vanno dalla possibilità di indire elezioni parlamentari anticipate per potere replicare e capitalizzare il risultato (ed il pericolo scampato) delle consultazioni amministrative di settembre 2019; al tentativo di creare un luogo di ricaduta istituzionale per Putin dopo l’attuale mandato Presidenziale che non necessariamente sia di nuovo il Governo, troppo esposto; all’ipotesi che circola in questi giorni al Cremlino che egli torni ad occuparsi maggiormente delle questioni di Russia Unita nel tentativo di risollevarne le sorti in vista delle future consultazioni elettorali.

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…