UN BAFFINO E’ PER SEMPRE - “IL FOGLIO” SI DIVERTE A SBERTUCCIARE L'AMMAZZA-RENZI E LANCIA UNA RACCOLTA FIRME PER AVERE D’ALEMA CANDIDATO PREMIER - DOPO LA CAMPAGNA PER MANDARE MAGALLI AL QUIRINALE VALE TUTTO

DALEMA VELTRONIDALEMA VELTRONI

Claudio Cerasa per www.ilfoglio.it

 

E’ un sogno difficile da realizzare, lo sappiamo. Ma noi che siamo servi sciocchi dell’utopia ci proviamo lo stesso e anzi lanciamo un appello, serio, per raccogliere firme, adesioni, tweet, post, lettere, video, foto, like per far sì che succeda quello che sarebbe giusto che accadesse. Non ci accontentiamo di vedere un Massimo Bray a Roma, un Curzio Maltese a Milano, un Giorgio Airaudo a Torino.

 

vespa dalemavespa dalema

Vorremmo qualcosa di più e ci piacerebbe che il grande ayatollah delle coscienze uniche della sinistra dei diciamo e dei però la smettesse di occuparsi solo di vino e di Iran e facesse quello che è lecito aspettarsi dalla più credibile o incredibile se volete personalità che oggi rappresenta con coerenza l’alternativa al renzismo a sinistra. Lo diciamo senza giri di parole: vogliamo fortissimamente, e per carità senza primarie, Massimo D’Alema candidato a furor di popolo con una meravigliosa lista che potremmo facilmente chiamare L’altra Italia con Massimo.

MASSIMO DALEMA E LA PIZZETTAMASSIMO DALEMA E LA PIZZETTA

 

Lo diciamo senza ironia e con la massima serietà. Dovrebbe candidarsi alle prossime elezioni, Massimo D’Alema, per sperimentare sulla propria pelle se quella sinistra che descrive nelle sue lunghe interviste al Corriere della Sera esiste anche nella realtà o esiste solo sulle pagine dei giornali e in qualche sezione del Pd. Che sinistra è la sinistra che descrive D’Alema? E’ una sinistra che potrebbe ambire a governare l’Italia? E’ una sinistra che Renzi ha allontanato dal Pd o è il Pd che non poteva fare altro che allentare una vecchia sinistra dal suo partito per ambire a conquistare una fetta importante del paese, forse maggioritaria?

 

massimo dalema linda giuvamassimo dalema linda giuva

La nostra impressione è che la sinistra che descrive D’Alema è una sinistra che esiste eccome nel paese ma è una sinistra che non è stata spazzata via dalla violenza verbale e rottamatrice di Renzi ma che è stata spazzata via dalla storia e soprattutto dai voti. D’Alema dovrebbe saperlo bene che la sinistra che immagina non ha più posto nella storia dei partiti a vocazione maggioritaria non per un capriccio di qualche politico ma perché così hanno deciso gli elettori.

 

Lo hanno deciso non solo nel corso delle ultime primarie che hanno consegnato a Renzi la segreteria del Pd (e in quelle stesse primarie la lista L’Altra Italia con Massimo si schierò con Cuperlo, D’Alema fu capolista a Foggia per l’allora sfidante di Renzi, ma incidentalmente furono i voti, questi sì molto arroganti, a condannare D’Alema a una sconfitta rotonda con l’altra Italia con Scalfarotto: finì 46 per cento contro 28 per cento).

 

DALEMA CON IL CANEDALEMA CON IL CANE

Lo hanno deciso sempre gli arroganti elettori, nel corso degli ultimi trent’anni di storia, dando con grande costanza la minoranza dei voti a tutti quei partiti di sinistra che non hanno capito quello che Renzi oggi, a differenza di D’Alema, sembra aver invece capito: essendo l’Italia grosso modo un paese di destra, per conquistare la maggioranza del paese bisogna non solo conquistare i voti di sinistra ma anche quelli un po’ di destra.

 

Che ci si creda o no, come abbiamo in passato ricordato più volte su questo giornale, dal 1976 in poi la sinistra, in tutte le elezioni politiche, alla Camera ha sempre preso più o meno gli stessi voti: 12 milioni. E tutte le volte che ha vinto le elezioni lo ha fatto non perché è riuscita ad aumentare il suo bacino elettorale (tranne in un’occasione, con Prodi nel 1996, dove i 12 milioni sono diventati 15 milioni, ma era una maggioranza che si teneva con il nastro adesivo) ma perché i suoi avversari si sono presentati divisi. Dodici milioni di voti come quelli che nel 2008 prese il Pd di Veltroni (12.095.306).

DALEMADALEMA

 

Dodici milioni di voti come quelli presi nel 2006 dall’Ulivo (11.928.362). Dodici milioni di voti come quelli presi nel 2001 da Ds e Margherita (11.928.362). Poco più di dodici milioni di voti come quelli presi nel 1996 con un’armata Brancaleone formata da Pds (7.894.118), Rifondazione (3.213.748) e lista Prodi (2.554.072). Dodici milioni di voti come quelli presi dal Pci nel 1976 (12.616.650). Dodici milioni di voti come quelli registrati nel 1983 (11.032.318). Dodici milioni di voti come quelli ottenuti nel 1987 (10.254.591, che sommati ai 1.140.910 di Psdi e 969.330 dei Verdi fa sempre 12 milioni).

 

DALEMADALEMA

Il numero è importante, e quel numero naturalmente D’Alema lo conosce, ed è un numero cruciale perché ogni partito di sinistra che ambisce a governare il paese deve ambire a superare quella soglia. L’idea di Renzi (che nel 2014, alle Europee, raggiunse il 41 per cento ma senza superare la famosa quota 12 milioni) è che per allargare il bacino del Pd bisogna farlo con un centrosinistra senza trattino e creando un unico grande contenitore sul modello americano capace di mettere insieme varie anime della sinistra, del centro e anche qualche deluso della destra.

 

L’idea di D’Alema, simile a quella che aveva nel 2013 Bersani (che alle ultime politiche ha ottenuto 8 milioni e 691mila voti), è invece diversa: una sinistra che vuole fare la sinistra deve occuparsi unicamente di fare la sinistra e deve delegare a un partito di centro il compito di conquistare i voti sporchi, arroganti, che vengono dal centro e dalla destra.

 

RENZI DALEMA TOTTIRENZI DALEMA TOTTI

Quello di D’Alema è un progetto legittimo e non c’è dubbio che in caso di sconfitta di Renzi al referendum si ripeterebbe lo stesso schema che si è ripetuto nel 2008 dopo la sconfitta di Veltroni: addio Pd inclusivo che butta nel secchio della storia le coalizioni (non è un caso che l’Italicum abbia un premio alla lista, non alle coalizioni), dentro di nuovo un partito di sinistra non inclusivo che sogna di rappresentare la maggioranza del paese non con un’identità ma con l’algebra (le coalizioni) e con molte stampelle.

 

renzi d alema dalema tennisrenzi d alema dalema tennis

La storia recente ha mostrato che il modello dalemiano non è stato rottamato da un qualche complotto pluto-renziano-massonico ma è stato rottamato dagli elettori e dagli Scalfarotto. Una scissione forse oggi è inevitabile e potrebbe anche far male a Renzi. Ma per capire se quel progetto ha un futuro e soprattutto ha i voti sarebbe bello invitare D’Alema a candidarsi alle prossime elezioni. Renzi contro D’Alema. Voi firmate (dalemapremier@ilfoglio.it), noi portiamo i popcorn.

MATTARELLA - DALEMAMATTARELLA - DALEMAdalema con il suo vinodalema con il suo vinoil risotto di dalema d alemail risotto di dalema d alema

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...