1- IN ATTESA DI POTER SBIRCIARE QUEL 30 PER CENTO (DICONO) DI INTERCETTAZIONE NON ANCORA MESSE A DISPOSIZIONE DA WOODCOCK & CURCIO, NUOVA PUNTATA DI BISI-TALK 2- A PIAZZA MIGNANELLI LA PRESTIGIACOMO È DI CASA, CON LA TV SEMPRE ACCESA, A CONFIDARE A BISI AMAREZZE E DISILLUSIONE PER COME IL PDL TRATTI LA SUA CAUSA 3- STEFY ANTI-PM: “C’È UNA GIUSTIZIA MALATA E BENE HA FATTO BERLUSCONI A METTERE LA GIUSTIZIA COME PRIMO PUNTO SUL QUALE VERIFICARE (…) DA TROPPI ANNI LE SCELTE PIÙ IMPORTANTI DEL PAESE…” E BISIGNANI CONCLUDE: “VENGONO FATTE DAI PM” 4- IL TRIANGOLARE BISIGNANI-RENATO SCHIFANI- ALESSANDRA NECCI (STAFF DEL SENATO) 5- GIÀ IL 10 SETTEMBRE DEL 2010, UNDICI GIORNI PRIMA DELLE TORMENTATE “DIMISSIONI” DELL’AMMINISTRATORE DELEGATO DI UNICREDIT PROFUMO, BISIGNANI NE PARLA AL PASSATO 6- L’INGRATA SANTANCHÈ CHE SE NON ERA PER BISI GLI ANGELUCCI LA FACEVANO FALLIRE

Malcom Pagani per "Il Fatto quotidiano"

Questione di opportunità ma soprattutto di antichi legami. Nello staff del presidente del Senato Renato Schifani, la bionda Alessandra Necci - 42 anni, figlia dell'ex ad delle Fs Lorenzo, tragicamente scomparso in Puglia nel maggio 2006 - si occupa di relazioni esterne. Nei giorni caldi di fine giugno, quando la P4 finisce sulle prime pagine di tutti i quotidiani, Renato Schifani si affretta a smentire qualunque tipo di contatto tra lui e il dominus di piazza Mignanelli: "Ho appreso dell'esistenza di Bisignani dai giornali".

I contatti tra la Necci e Bisignani sono invece frequenti e, per così dire, irrituali. Il 9 settembre 2010, poco prima che Bisignani e Alfonso Papa si incontrino in piazza San Silvestro, a Roma, la Necci invia un messaggio a Gigi: "(...) poi magari senti Alfonso, visto che prosegue tutto? Grazie".

Nel Partito della Libertà, come già Sabina Guzzanti aveva evidenziato, la fortuna segue sentieri imperscrutabili. Lo dimostrano i criteri che, per un istante, dovrebbero elevare il ministro per le Politiche europee Annamaria Bernini (allora semplice deputato) alla Presidenza della commissione giustizia, dove invece siede, assediata, Giulia Bongiorno.

La nomina di Bernini non verrà mai ratificata, ma la conversazione che segue è un fotogramma di desolante normalità parlamentare.

Montecitorio 6 maggio 2010. Come sempre, quando si affaccia, ci si stringe festosi attorno al capo. Quando Papa ragguaglia Bisignani sull'incontro con Berlusconi, l'ex cronista dell'Ansa "Bisi" dimostra di non essere onnisciente. Lui, la Bernini, non sa proprio chi sia.

Bisignani: "E chi è questa?".
Papa: "È Bernini, la figlia di Bernini ti ricordi il ministro?".

Bisignani: "Ma perché lei è parlamentare in commissione Giustizia... di prima nomina pure lei no?".
Papa: "Sì quella... esce di tanto in tanto in televisione, è una secca secca, alta, con il viso molto spigoloso".

Bisignani: "Ma tu da chi l'hai saputo?".
Papa: "Oggi è stato qua e poi si sono avvicinati tutti i parlamentari per salutarlo... no io, pure io, e lui è stato molto affettuoso, molto cordiale, poi dopo sono andate tutte le ragazze... come al solito".

Bisignani: "Oggi è il compleanno della...".
Papa: "Esatto e lui gli ha fatto il regalo, gli ha fatto gli auguri così e poi parlando lui mi ha detto, ha detto allora preparatemi una donna alla commissione Giustizia e nominiamo la Bernini. Poi quando è uscita lei ha fatto vicino a me e mi nomina la Bernini presidente della commissione Giustizia, io ovviamente non ho battuto ciglia, e lui ha fatto, vabbè tanto quella, a te ti va di fare il sottosegretario...".

Quando due giorni dopo, l'8 maggio 2010, Bisignani e Papa si riparlano, "Bisi" si è informato sulla Bernini.
(...) Bisignani: "Finalmente ho capito chi è sta stronza".

FESTA CON B.
A inizio dicembre del 2009, per il genetliaco della signora Vincenza Carpano, madre di Luigi Bisignani, l'erede ha pensato a un regalo speciale. Un incontro con Silvio, anche fugace, per rendere la giornata indimenticabile. Se si può andare a pranzo con Franco Frattini alla Farnesina, pensa Gigi, anche violare Palazzo Chigi rientra nel novero delle possibilità. Allo scopo si sbatte.

Chiama Berlusconi: "Mi fai sta cortesia", ipotizza di ridurre il numero delle amiche da invitare a Palazzo Chigi allo scopo di non dare nell'occhio: "Tanto lì ci sono duemila uffici", poi immagina di invitare il premier a casa propria. Poi recede dal proposito. Sorprendentemente, però, è la stessa sorella di Bisignani a dissuadere Gigi. Non vuole che la festa per l'anziana diventi occasione per leggere articoli poco commendevoli dai titoli scontati: "Noemi due", "Velone", "Bisignani ex P2".

Sulla storia è planata la Repubblica e Berlusconi lo sa. La segretaria del presidente ha parlato con Bisignani: "Guarda che c'è un po' di pasticcio, che c'è Repubblica addosso a 'sta cosa e l'ho detto al presidente che se ne frega". Anche se Bisi dice alla madre che "Berlusconi ci tiene", l'incontro salterà definitivamente per l'aggressione subìta dal premier a Milano, in piazza del Duomo, pochi giorni dopo.

TRISTE STEFANIA
A Piazza Mignanelli il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo è di casa. Spesso si ritrova in ufficio, con la tv sempre accesa, a parlare con "Bisi", confidargli amarezze e disillusione per come il Pdl tratti la sua causa. Quando non è in sede, Prestigiacomo telefona. Il 9 ottobre 2010, alle 19,20, i due discutono di magistratura. Prestigiacomo racconta di un'antica vicenda giudiziaria che l'ha coinvolta. L'uso illecito della carta ministeriale da cui poi risulterà completamente estranea.

È interessante notare come per Bisignani gli organici dei partiti "li fanno i pm", nonostante Prestigiacomo si dichiari non "garantista", le argomentazioni usate dal ministro per demolire l'universo dei pubblici ministeri siano sinistramente simili a quelle utilizzate da Berlusconi per spaccare il Paese a metà.

Prestigiacomo: "(...) poi dopo c'è una giustizia malata e bene ha fatto Berlusconi a mettere la giustizia come primo punto sul quale verificare (...), se c'è o non c'è la fiducia dei cittadini perché da troppi anni le scelte più importanti del Paese..."
Bisignani: "Vengono fatte dai pm".

Prestigiacomo: "Vengono prese fuori dal Parlamento e fuori dalla politica, ma non lo possiamo più tollerare questo (...) e deve finire non è un problema che riguarda Berlusconi (...) perché questo è un modo ottuso di leggere i problemi (...)".

MANI SULLE BANCHE
Luca De Dominicis di Unicredit è in rapporti più che parentali con Luigi Bisignani. Insieme parlano di un progetto che sta a cuore ad entrambi. La cacciata di Alessandro Profumo dal vertice dell'Istituto bancario. Già il 10 settembre del 2010, undici giorni prima delle tormentate "dimissioni" dell'amministratore delegato, De Dominicis e Bisignani ne parlano al passato.

Bisignani: "Ci vuole un vertice lunedì perché si sente in pericolo", ride.
De Dominicis: "Sì? Aspetta un secondo, eh, ma perché sta succedendo un casino, eh".
Bisignani: "Eh, lo cacciamo (...)" con risposta pronta di De Dominicis: "(...) Ora ha finito di fare lo stronzo".

Il sentimento emerge con più chiarezza nove giorni dopo, il 19 settembre, a sole 48 dalle dimissioni, pilotate?, del banchiere.

Bisignani: "Lo sbattiamo fuori giovedi, eh".
De Dominicis: "Cioè torno e non ho più l'ad?... Beh deve smetterla di gestirla come fosse casa sua".
Bisignani: "Infatti, sbattuto fuori...".
De Dominicis: "Ma veramente?".
Bisignani: "Ieri gliel'abbiamo detto".
De Dominicis: "Gliel'avete detto ieri?".
Bisignani: "Eh, s'è preso mezza giornata per fare una cosa concordata".
De Dominicis: "Eh... si porterà quanto... venti, trenta milioni di euro".
Bisignani: "Ha chiesto silenzio stampa, glielo facciamo, domani se dà una notizia vaga, lo bastoniamo".
De Dominicis: "Ah, lo bastonate? Quindi cosa passerà, come dimissioni...".
Bisignani: "Sì, sì, volontarie se vuole".
De Dominicis: "Ah, volontarie per ricucire lo strappo con... perché dice che ormai lui è un elemento di disturbo con le fondazioni".

FUORI CONTROLLO
Il 25 ottobre 2010 alle ore 14,19 Paolo Scaroni dell'Eni e il faccendiere Luigi Bisignani vengono intercettati alla vigilia della visita di Scaroni ad Arcore. I giudizi sul governo e sul ministro Giulio Tremonti, sono impietosi.

Scaroni: "Sto andando, sto andando ad Arcore".
Bisignani: "Senti calcola che lui è, è, è, è abbastanza giù, molto polemico, molto polemico col tuo diretto interessato, però poi, insomma, lascerei perdere perché sennò...".

Scaroni: "Con chi con?".
Bisignani: "Giulio, sì, sì".

Scaroni: "Eh lo so, oggi Draghi mi ha detto delle cose pazzesche di Giulio eh (...), ho appena visto Draghi che mi ha detto...".
Bisignani: "Eh sì, la situazione è assolutamente fuori controllo (...) secondo me il discorso che gli puoi fare tu dall'esterno e che secondo me lui può apprezzare, gli devi dire... eh, quale è l'urgenza maggiore che hai? Se è quella di fare l'accordo sulla giustizia, mettiti d'accordo con Fini e falla finita, se non è quella vai alle elezioni, però la cosa peggiore che sta succedendo è questa "morta cora" complessiva, con tutti i ministri in rivolta (...). Io questo gli direi, perché all'estero questo spettacolo di... di un governo che non fa più niente non funziona più insomma eh...".

IL RIFORMISTA
Enrico Cisnetto, giornalista, instancabile organizzatore della kermesse agostana "Cortina Incontra" parla spesso con Luigi Bisignani. In questa inedita conversazione del 3 settembre 2010, prospetta a "Bisi" l'ipotesi di acquisto del quotidiano il Riformista.

Bisignani: "Eccoci Enrico come è andata con quello?".
Cisnetto: "(...) No bene mi pare, mi ha detto molto apertamente i numeri (...) che loro avevano preparato un'ipotesi per Maccaruso (Emanuele Macaluso,ndr) e Cervetti (...) in cui comunque Angelucci si era impegnato diciamo a a dare una pulita preventiva, compresa anche l'uscita del numero uno (...); in quell'ipotesi loro prevedevano un contratto di affitto di cinquecentomila euro all'anno che in realtà era una partita di giro perché Angelucci gli doveva dare cinquecentomila euro di ristorno della provvidenza pubblica in quanto ragioniere socialismo (Le ragioni del Socialismo, il giornale di Macaluso, ndr) e quindi in realtà è una partita di giro, questo qua mi ha fatto capire che insomma, se ragiono con Angelucci..., insomma non è che Angelucci ha bisogno di avere cinquecentomila euro d'affitto per (...) tieni conto che loro hanno fatto dei calcoli (...) per dirti il budget che hanno ipotizzato di vendere 2.400 copie al giorno, insomma che proprio meno di quello uno si spara (...) anzi per 2.400 copie forse vale la pena venderlo solo su iPad e non stamparlo nemmeno (...)".

BRIATORE E L'INGRATA SANTANCHÈ CHE SE NON ERA PER "BISI" FALLIVA
A detta di Flavio Briatore e Gigi Bisignani, la brama di Daniela Santanchè sconfina spesso nell'ingratitudine. In questa conversazione tra i due del 14 ottobre 2010, i giudizi nei suoi confronti non sono benevoli. Bisignani: "Allora perchè tu lo sappia. Tu glielo dici che me l'hai detto e che se non era per me..., quelli la facevano fallire per fatture false".

Briatore: "Pensa te".
Bisignani: "(...) E lei lo sa benissimo. Dato che ci sono rimasto male. Gliel'ho chiesto, perché mi sembrava una cosa grave. Lei sa benissimo che se non fosse stato per il mio intervento, facevano fallire la società per bancarotta".

Briatore: "Pensa te, che cretina".
Bisignani: "Tant'è che lei ha dovuto addirittura pagare delle cambiali. Tre milioni e due di cambiali".

Briatore: "No, no. Comunque non si merita un cazzo. Guarda. Non si merita un cazzo".
Bisignani: "Ma diglielo proprio. E ti dico pure i particolari. Le persone che hanno fatto la trattativa, alle quali io ho chiesto in tutti i modi che trovassero un accordo e non facessero fallire la società. Al punto... addirittura".

Briatore: "Loro sono usciti adesso, no?".
Bisignani: Eh cazzo. Sono usciti, ma per non far fallire la società. Con un buco pazzesco, eh... Ma, roba da pazzi....

Briatore: "La stessa roba con Preziosi, eh....
Bisignani: "Ah. Pure?"

Briatore: "Ti ricordi che Preziosi era socio della sua società? (...) Se tu parli con Preziosi. Preziosi ha detto: lei mi fregava i soldi, sai. (...) Alla fine lei utili non ce ne ha mai perché li prende dalla società".
Bisignani: "Io non so se li fregava o non li fregava perché io non ho mai avuto un centesimo... da niente. Detto questo mi sono battuto (...) Quelli erano inferociti".

Briatore: Però, sono brave persone gli Angelucci, mi sembra, no?".
Bisignani: "Sì, ma comunque erano esasperati. Ma diglielo... questa é una cosa grave, non la riferisse a nessuno perché se no mi incazzo".

LA RABBIA DEL CARABINIERE CONTRO WOODCOCK
Le minacce al pm Woodcock, ci sono pure queste nelle intercettazioni della banda P4. Una parte inedita delle conversazioni sull'ultima loggia, infatti, illumina sul nervosismo degli indagati. Il 16 dicembre 2010, il maresciallo del Ros Enrico La Monica si trova fuori dall'Italia e parla con la sorella Antonella. I toni usati nei confronti del pm Henry John Woodcock sono i pesantissimi. (...)

Enrico: "Li dovrebbero soltanto "scannare" a sta gente".
Antonella: "Enrico, Enrico" Enrico: "Sti bastardi di merda" Antonella: "Enrico".

Enrico: "Io a Woodcock gli apro u culo, gli apro, sto ommo e merda".
Antonella: "Enrico stai solo combinando cazzate così (...) cerca di riflettere, va bene? (...) cerca di riflettere, cazzo"

Enrico: "Sto bastardo di merda (...) ‘sto grandissimo figlio di puttana".

Sul sotto-ufficiale dei carabinieri Enrico La Monica pende un'ordinanza di custodia cautelare ma lui è irreperibile perché risiede da mesi in Senegal: era una delle "fonti" di Alfonso Papa. Ovvero forniva informazioni coperte da segreto in cambio della promessa di essere sponsorizzato per il passaggio all'Aise (Servizi di sicurezza esterna). A raccomandare La Monica al premier Silvio Berlusconi sarebbe stato l'altro faccendiere Valter Lavitola.

 

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