IN DIFESA DI “PANORAMA” - IL BANANA RISPONDE A CHI DICE CHE C’È LA SUA MANINA DIETRO ALLA “RICOSTRUZIONE” DELLE TELEFONATE NAPOLITANO-MANCINO: “PANORAMA È IL PRIMO NEWSMAGAZINE ITALIANO, FANNO IL LORO MESTIERE. HO GRANDE RISPETTO PER NAPOLITANO E PER EVITARE LE ‘TORBIDE MANOVRE’ HO ACCONSENTITO AL GOVERNO MONTI” - FASANELLA, AUTORE DELL’ARTICOLO: “SONO IN UNA SITUAZIONE DOLOROSISSIMA, FACCIO IL MIO LAVORO E MI ACCUSANO DI ATTENTARE ALLE ISTITUZIONI. MA NAPOLITANO È UN BRAV’UOMO ED È L’UNICA RISORSA CHE HA OGGI L’ITALIA”…

 

NESSUNO TOCCHI FASANELLA ! L'AUTORE DELLO SCOOP SI SFOGA: "MI TROVO IN UNA SITUAZIONE DOLOROSISSIMA.."

1-Giovanni Fasanella - da facebook
Dopo aver dedicato un'intera vita professionale contro il "cupio dissolvi", mi trovo ora in una situazione molto difficile, dolorosissima, davvero paradossale: sono considerato addirittura lo strumento più o meno consapevole di un "disegno eversivo" contro il Quirinale e le istituzione democratiche...

Vorrei dire che è ridicolo, ma c'e' davvero poco da ridere: ne pagherò comunque un prezzo enorme sotto tutti i punti di vista. Ancora una volta. Pazienza, non ho mai vissuto nell'agio professionale.

Ora non posso difendermi. Come fai, se hai contro i vertici dello Stato, la procura di Palermo, l'intero arco politico e l'apparato mediatico? Posso solo aspettare che passi la bufera.

Ho bisogno di tornare lucido, di riprendere forza fisica, morale e professionale. Per tornare a fare in solitudine quello che mi è sempre piaciuto di più, cercare "che cosa c'è dietro". Intanto, sono felice che, in queste ultime 48 ore, a causa mia, il Paese abbia finalmente trovato la concordia nazionale intorno al nostro Presidente: Napolitano è un brav'uomo, ed è davvero l'unica risorsa di cui attualmente disponga l'Italia.

 

2- BERLUSCONI DERIDE CHI ROVESCIA LA FRITTATA SUI RICATTI A NAPOLITANO
da ilfoglio.it

"Ho un rapporto consolidato e leale con il presidente Napolitano. Lo sanno tutti. Al mio primo discorso parlamentare da premier, nel 1994, la sua replica di capogruppo alla Camera fu tanto civile, in mezzo a quelle simulazioni di guerra che caratterizzavano la faziosità della sinistra, che mi alzai dal banco del governo e lo raggiunsi in aula per una stretta di mano.
Considero il capo dello stato un impeccabile servitore della Repubblica. Ed è per questo, aggiungo, che in questi mesi tormentati il Quirinale è stato oggetto di attenzioni speciali e tentativi di condizionamento impropri, e brutali, ai quali sono completamente estraneo, dei quali sono un avversario deciso. La frittata non è rovesciabile".

Poi, parlando delle accuse a Panorama per l'inchiesta sulle intercettazioni a Napolitano: "Viene da ridere, e anche un po' da piangere. Mondadori è un grande editore, Panorama è il primo newsmagazine italiano, è tutta gente che fa il suo mestiere. Il bue che avvilisce sistematicamente l'informazione a strumento di una malagiustizia e di una malapolitica dà del cornuto all'asino.
La giusta decisione di sollevare conflitto di attribuzione presso la Corte costituzionale non riguarda il settimanale mondadoriano, ma i comportamenti di una procura della Repubblica e i suoi portavoce a mezzo stampa, che oltre tutto per evidenti ragioni di piccola politica adesso litigano tra loro. I cittadini non sono stupidi, certe cose le capiscono al volo".
E ancora: "Non gioisco per il fatto che questo metodo è arrivato, per calcoli politici precisi e direi di bassa lega, a lambire la massima istituzione dello stato. Anzi, proprio per evitare manovre torbide e destabilizzanti, italiane e internazionali, nell'interesse di un'Italia che amo e ho sempre amato, ho contribuito in modo determinante, nello scorso mese di novembre, al varo di un'operazione di emergenza imperniata sul governo del senatore Mario Monti e della sua compagine tecnica. Ritengo di essermi comportato da uomo di stato e da patriota".

Infine, sulle rivelazioni uscite sulla Stampa per bocca dell'ambasciatore di carriera appena scomparso, Reginald Bartholomew sui rapporti tra Antonio Di Pietro e gli Stati Uniti negli anni di Tangentopoli: "La democrazia dei processi politicamente e faziosamente orientati è il principale ostacolo, e da molti anni, al libero dispiegarsi di una democrazia civile, fattiva, capace di affrontare i veri problemi della Repubblica.
Senza una radicale riforma della giustizia l'Italia non si salva, questo lo sanno bene sia gli americani sia gli italiani nella loro assoluta maggioranza. . Quanto alle piccole trame consolari di un magistrato voglioso di riconoscimento politico, niente mi può sorprendere".

3- GELO DEL CAVALIERE: ORA ANCHE LUI SA CHE COSA PROVO IO
Paola Di Caro per il Corriere della Sera

Nessuno prova minimamente a confermarlo, ma nessuno se la sente nemmeno di escluderlo con certezza: c'è Silvio Berlusconi dietro quello che Giorgio Napolitano considera un durissimo attacco ai suoi danni? Domanda legittima, visto che il proprietario del settimanale Panorama che pubblica il contenuto a grandi linee delle intercettazioni al presidente della Repubblica è pur sempre lui, il Cavaliere. Che ieri se ne stava a Villa la Certosa e che, in pubblico, si è fatto sentire solo con una nota sul caso Sicilia.

Un silenzio prevedibile: «E che doveva dire?», allargano le braccia i suoi. Ma che dà il la al solito copione: quello di un Pdl che si divide almeno in due filoni. Da una parte, si schiera la maggioranza del partito (in particolare i vertici) di provenienza ex forzista, pronta a dare la solidarietà al capo dello Stato in primo luogo con Gianni Letta che a portarla va direttamente al Quirinale, di persona (Alfano interverrà con una nota solo in serata).

Dall'altra c'è una vasta minoranza che con tutti gli ex An reagisce con gelida freddezza, se non con ostilità. Infine, ci sono i pasdaran: spicca Daniela Santanchè, che accusa Napolitano di aver «sospeso la democrazia» e gli chiede di «richiamare Berlusconi», ma anche Sandro Bondi avverte che il capo dello Stato «non può essere esente da critiche».

Nel variegato tono delle dichiarazioni, spicca però la richiesta di tutti, fatta con toni duri: è tempo di varare una legge sulle intercettazioni, che per dirla con Mariastella Gelmini «da dieci anni chiediamo, mentre le anime belle arrivano solo ora a dire che servirebbe per impedire questi abusi».

Insomma, la linea dettata da Palazzo Grazioli è chiara: okay alla solidarietà, che non si può far passare il Pdl come il partito che spara sul capo dello Stato, no alla genuflessione però. Con l'obiettivo di portare a casa almeno un risultato: la legge sulle intercettazioni appunto, o almeno la consapevolezza che i giudici, come predica Berlusconi, possono essere veri persecutori quando vogliono.

E questo è il pensiero che ieri ha esternato l'ex premier a chi gli ha parlato: «Mi dispiace per Napolitano, ovviamente io non c'entro niente con quello che scrivono i miei giornali, dal Giornale a Panorama», il cui scoop, secondo quanto giurano dal gruppo, Berlusconi avrebbe scoperto solo a settimanale già in stampa.

E però, ha aggiunto l'ex premier con malcelata soddisfazione ai suoi interlocutori, adesso «anche Napolitano si accorgerà che cosa vuol dire stare sulla graticola, essere alle mercé di pm pronti a tutto, essere esposti alla gogna delle intercettazioni. Quando la chiedevo io una legge mi hanno boicottato in tutti i modi, e dal Quirinale non ci hanno aiutato...».

Insomma, Berlusconi potrebbe anche non aver dato l'okay in anticipo perché il pezzo fosse pubblicato su Panorama, ma quell'area del partito pronta allo scontro sapeva benissimo che da lui non sarebbero arrivate scomuniche. Perché, per dirla con un big di via dell'Umiltà «nel Pdl c'è chi rappresenta la pancia di Berlusconi e chi la testa, sempre».

E se ieri da Bondi alla Santanchè a Bianconi («Adesso Napolitano non passi per vittima») hanno fatto capire il vero umore del Cavaliere, da Letta a Lupi, si è mossa la diplomazia: litigare con il capo dello Stato, passare per destabilizzatori, assumersi le responsabilità di un attacco che parte «da sinistra e dalle loro divisioni» come Cicchitto, è una azione autolesionista che «non può giovare a Berlusconi, in ogni caso».

Per questo la missione al Colle di Gianni Letta, che quando ha appreso delle anticipazioni di Napolitano si è letteralmente infuriato, è diventata necessaria per rimettere in carreggiata il partito e per ricucire ancora una volta i difficili rapporti tra il capo dello Stato e il Cavaliere. Che potrebbe essere soddisfatto, come ammettono i suoi, per l'indebolimento dell'immagine (e della capacità di incidere sui prossimi scenari post elettorali) del presidente della Repubblica, ma che «in un momento tanto difficile per lui dal punto di vista elettorale, economico e giudiziario» ha bisogno di «tranquillità, non di nemici giurati».

 

 

GIOVANNI FASANELLA DA FACEBOOKNICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegSILVIO BERLUSCONI Monti NapolitanoPANORAMA RICATTO AL PRESIDENTE NAPOLITANOANTONINO INGROIA E FRANCESCO MESSINEO daniela santanchèFABRIZIO CICCHITTO

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO