1. IN FONDO AL SEX-SCANDAL DI PETRAEUS C’È L’IMPEACHMENT PER IL NEO RIELETTO OBAMA? 2. SE VIENE FUORI CHE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI SAPEVA DELLA RELAZIONE DEL GENERALE PRIMA DELLE ELEZIONI, I REPUBBLICANI HANNO PRONTA L’ACCUSA DI ALTO TRADIMENTO 3. SE PAULA BROADWELL HA AVUTO ACCESSO A INFORMAZIONI SENSIBILI IN RAGIONE DELL’AMORAZZO, E IL CAPO GRUPPO REPUBBLICANO ERIC CANTOR FU INFORMATO DELL’INCHIESTA A OTTOBRE, COME POSSIBILE CHE BARACK NON SAPESSE? OBAMA DICE NO 4. PETRAEUS TESTIMONIERÀ DAVANTI ALLA COMMISSIONE DEL SENATO SUI FATTI DI BENGASI

1- PETRAEUS TESTIMONIERA' IN COMMISSIONE SENATO
(ANSA) - L'ex direttore della Cia, David Petraeus, comparirà come testimone davanti alla Commissione intelligence del Senato. Lo ha detto la presidente della Commissione, Dianne Feinstein, spiegando che l'audizione non è stata ancora calendarizzata. "Petraeus - ha detto - ha dato la sua disponibilita". la Stampa Usa parla di domani o venerdì.

Prima che scoppiasse lo scandalo, la testimonianza dell'ex direttore della Cia era prevista in Senato per domani, nel corso di un'audizione sui fatti di Bengasi dello scorso 11 settembre, quando in un attacco al consolato Usa della città libica furono uccisi quattro cittadini americani, tra cui l'ambasciatore Chris Steven. Alcuni media, tra cui Fox News, riportano che Petraeus potrebbe decidere volontariamente di presentarsi in Commissione venerdì.

2- "A KERRY LA GUIDA DELLA DIFESA SUSAN RICE AL POSTO DI HILLARY" IL REBUS DEI NUOVI INCARICHI
Da "la Repubblica"

Il secondo governo di Barack Obama ripartirà quasi certamente da Susan Rice e da John Kerry. Tra i molti nomi che girano nel toto-nomine per il nuovo mandato del presidente Usa, su quelli dell'ambasciatrice all'Onu e dell'ex candidato alla Casa Bianca nella corsa del 2004 sono tutti d'accordo. Saranno in squadra sia per il New York Times che per il Washington Post.

Per la Rice - contestata dai repubblicani per come ha gestito le fasi successive all'attacco terrorista al consolato di Bengasi, quando disse che quell'operazione letale in cui venne ucciso l'ambasciatore Chris Stevens poteva essere «un atto spontaneo e non pianificato» - l'incarico sarebbe di guidare il Dipartimento di Stato al posto di Hillary Clinton, che alle prossime elezioni presidenziali potrebbe essere in campo per conquistare la Casa Bianca.

Per Kerry si profila invece il delicatissimo ruolo di ministro della Difesa: la partita, però, non è ancora chiusa, e c'è chi prevede addirittura la nomina a sorpresa di un repubblicano al Pentagono: il nome sussurrato è quello di Chuck Hagel.

3- OBAMA NEL MIRINO
Vittorio Zucconi per "la Repubblica"

Nel fondo del labirinto erotico e politico dell'affaire Petraeus si intravede la sagoma di un possibile bersaglio più grosso di vecchi generali sedotti e abbandonati: il presidente Obama. La domanda radioattiva che sta sotto le lenzuola, le scrivanie maliziose, le email d'amore, la furia di donne in guerra fra loro e le false piste è quella che sta facendo venire l'acquolina in bocca alla destra bastonata alle urne: quando ha saputo, il Presidente? E se ha saputo, perché ha taciuto?

Troppe cose non tornano, in questo puzzle, ma nessuna cruciale, e pericolosa per il Presidente, come il calendario. «Io - ha detto ieri il capo gruppo repubblicano alla Camera, idolo del partito del tè e nemico mortale di Obama, Eric Cantor - l'ho saputo in ottobre, quando l'Fbi mi ha informato».

Possibile che l'Fbi avesse avvertito, ufficialmente o sottobanco, un parlamentare, mentre i diretti superiori dei G-Men, il governo, non avessero saputo nulla fino a due giorni dopo le elezioni? La rivelazione di Cantor lascia maliziosamente sospesa la conclusione logica: se lo sapevo io, poteva il Presidente non sapere?

Se proviamo a raccogliere i fili sparsi di un tessuto ancora incompiuto e aggiungiamo il nuovo scandalo parallelo di un altro generale, Allen - il successore alla guida del disastro afgano - nei guai per essersi forse invaghito della donna che la seduttrice di Petraeus odiava, si capisce che la chiave del dramma politico, dietro la finzione del gossip, è nei tempi. Ogni giorno che porta una nuova scoperta, aggiunge un nuovo tassello a questo rompicapo che si sposta all'indietro nel tempo e rende sempre meno credibile l'ignoranza professata dalla Casa Bianca e ribadita anche ieri dal portavoce di Obama.

Per ora abbiamo cinque attori centrali, che si agitano attorno alla divisa di due generalissimi. David Petraeus, che dopo avere comandato tutto era stato scelto da Obama per guidare la Cia anche per chiamarlo fuori dalla possibile competizione elettorale come avversario repubblicano. E il suo successore alla guida della disastrosa spedizione afgana, il generale John Allen.

Mentre Petraeus perdeva la testa per la biografa intraprendente e spregiudicata, Paula Broadwell, Allen si scambiava almeno ventimila email sequestrate dallo Fbi, con una attraente signora bruna, Jill Kelley. Era una funzionaria del Dipartimento di Stato con il compito di fare da "liaison" fra la diplomazia e la forze armate, ma soprattutto una insaziabile regina della mondanità.

Mentre Petreaus fantasticava di esercizi "sotto la scrivania" con Paula, Allen era visto "fare piedino" alla bella Jill in una delle numerosissime occasioni nelle quali lei partecipava a pranzi, eventi sociali, cocktail fra smoking, abiti lunghi e uniformi. «Non ci sono prove di rapporti amorosi fra il generale e la Kelley» filtra dall'Fbi. E neppure l'appellativo di honey, sweetheart, love con il quale il generale si rivolgeva a lei, dolcezza, tesoro, amore, provano nulla. E Jill ha una gemella identica, indistinguibile da lei.

Forse il generale faceva piedino a un piede sbagliato? Il copione della commedia degli equivoci se ne arricchirebbe. Ma Allen, mentre le due donne si affidano agli stessi avvocati che difesero Clinton e la Lewinski nel loro "Monicagate", nega di avere avuto una "storia" con una o entrambe le gemelle.

La Kelley conosceva bene la quinta persona di questo "pentagono", Holly, la moglie silenziosa, almeno in pubblico. Ma, ecco un altro mistero dentro l'enigma, perché la "lupa alpha", la biografa, comincia a sparare email minacciose e violente contro la Kelley? La moglie aveva forse scoperto le avventure del marito e cercava di intervenire attraverso una terza persona? O Paula Broadwell vedeva la Kelley come una concorrente al letto anche di Petraeus?

Era la tarda primavera quando la Kelley si decise ad avvertire lo Fbi e i G-Men cominciarono a setacciare la casella postale del direttore della Cia, scoprendo che era stata "compromessa" dalla biografa, che carpiva anche gli impegni dell'agenda ufficiale di lui, per controllarlo. Ma anche l'agente incaricato dell'indagine cadde nella stessa "trappola al miele". S'invaghì della Kelley, la vittima della biografa, e cominciò a mandare foto di sé, seminudo. Fu sospeso.

A questo punto, siamo in estate, sono molti, troppi, coloro che sanno. Eppure, secondo il canovaccio delle peggiori pochade, il "marito", vale a dire il Presidente, è ignaro, l'ultimo a sapere. Mentre il cronografo elettorale si avvicina alla scadenza del 6 novembre, l'11 settembre esplode la tragedia di Bengasi.

La Casa Bianca spedisce Petraeus (che ben sa di essere sotto inchiesta) al Senato per coprire le spalle di Obama, accettando ogni responsabilità. Petraeus è salvo, per il momento. Ma la notizia del suo labirinto amoroso arriva alla Camera, al deputato Cantor. Due giorni dopo le elezioni, Obama viene ufficialmente avvertito e il capo della sicurezza nazionale, Clapper, chiede le dimissioni a Petraeus.

Qui, nell'ipotesi che la Casa Bianca sapesse, che avesse usato l'inchiesta sulle relazioni extraconiugali per costringere Petraeus a prendersi la colpa del sangue a Bengasi, che i collaboratori del Presidente avessero compromesso la sicurezza nazionale per motivi elettorali sta la leva di un ricatto politico molto più serio della possibile corte marziale per il generale Allen e il tramonto di Petraeus.

Se Obama insisterà nel voler imporre ai repubblicani, maggioranza alla Camera ma non più nel Paese, i propri piani economici per tasse e tagli qualcuno, in Parlamento potrebbe calare l'asso del possibile "alto tradimento" e rispolverare l'arma finale, la minaccia di «impeachment ». Nel labirinto dello scandalo, molti mostri sono in agguato.

 

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