luigi di maio

DAGOSPIA CONFERMA: OGGI DI MAIO LASCERA' LA GUIDA DEL M5S - COSA HA IN MENTE LUIGINO? - FARA’ UN PASSO DI LATO, CON L’OBIETTIVO DI TORNARE PRESTO IN SELLA, MAGARI DOPO GLI STATI GENERALI - IL SUO PIANO E’ METTERE INSIEME UNA NUOVA SQUADRA IN CUI CI SIA ANCHE CHIARA APPENDINO - LE IPOTESI DI SCISSIONE, LA REGGENZA A CRIMI, IL RUOLO DI "DIBBA" E PATUANELLI, IL MOVIMENTISMO DI MORRA, GLI OUTSIDER LOMBARDI E FICO E GIUSEPPE CONTE CHE...

1 - TERREMOTO NEL M5S DI MAIO HA DECISO: LASCIA LA LEADERSHIP

Ilario Lombardo per “la Stampa”

LUIGI DI MAIO

 

E così dopo una settimana di surreali smentite di cui ancora non si è capito il senso, oggi Luigi Di Maio farà il suo clamoroso passo indietro da capo politico del M5S. Sempre che sarà tale fino in fondo. A soli cinque giorni dal voto che dall'Emilia Romagna potrebbe terremotare il governo e l'alleanza con il Pd. Ma è arduo comprenderlo perché la sua strategia in queste ore è sfumata, ingolfata di mezze verità, notizie veicolate per depistare e spostare l' attenzione.

 

audizione del ministro stefano patuanelli in commissione trasporti alla camera 3

Unica informazione certificata dal suo staff è: «Domani (oggi, ndr) il ministro Di Maio farà un annuncio importante». E quale potrebbe essere se non questo, di cui si parla da oltre una settimana? Ma la domanda resta la stessa del primo giorno in cui si è cominciato a parlare del suo addio: cosa ha in mente Di Maio? Domanda che resta la più interessante perché lo interroga in quello che nell' intimo di un politico è il motore fondamentale: il potere, e l' ambizione di tenerselo stretto. E infatti nessuno tra i suoi fedelissimi osa smentire l' ipotesi che in realtà si tratta di un arrivederci e non di un addio.

CHIARA APPENDINO

 

Un passo di lato controllato - a soli cinque giorni dal voto che dall' Emilia Romagna potrebbe scuotere il governo e l'alleanza con il Pd - per ritornare alla testa dei grillini dopo averli osservati massacrarsi senza più lui a fare da capro espiatorio. «Vediamo cosa saranno in grado di fare senza di me», è lo sfogo che gli hanno attribuito più volte i collaboratori. Di Maio tornerebbe a proporsi con una sua squadra, una segreteria chiamata in altro modo, e dentro la quale vuole in tutti i modi la presenza della sindaca di Torino Chiara Appendino.

 

luigi di maio lorenzo fioramonti

Un progetto complicato, perché la politica sa essere spietata con chi rinuncia allo scettro, anche se per poco. Questa nuova sfida però non si terrebbe agli Stati Generali di marzo che proprio Torino dovrebbe ospitare. Ma successivamente, quando matureranno meglio i tempi. Due mesi sono troppo pochi e suonerebbero come una farsa se si ricandidasse a capo politico dopo così poche settimane.

 

LA REGGENZA A CRIMI

Nel frattempo, come verrà annunciato oggi, la reggenza passerà a Vito Crimi, membro anziano del comitato di garanzia. Di Maio vorrebbe restare capo-delegazione, seguendo la formula del Pd che ha permesso al ministro Dario Franceschini senza cariche nel partito, di rappresentarlo al governo. Ma su questo, fanno sapere dall'area più filo-dem del M5S ci sarà battaglia, perché non è scontato che glielo lascino fare (ai gruppi parlamentari piace Stefano Patuanelli e in subordine Alfonso Bonafede).

 

STEFANO BUFFAGNI

Crimi è stato allertato nella giornata di ieri mentre diversi membri M5S del governo, a partire da Stefano Buffagni, annullavano le loro ospitate televisive. Il viceministro all' Interno, uomo di fiducia di Davide Casaleggio, traghetterà i 5 Stelle fino al summit di marzo, poi si vedrà. Perché in quell' occasione si discuterà del destino del M5S in due aspetti: se finirà nell' area dei progressisti contro i sovranisti e se sarà plasmato attorno a una leadership più collegiale. Se così fosse lo spazio per Di Maio e la sua componente rischierebbe di ridursi.

luigi di maio a l'aria che tira 2

 

Ma ormai è fatta. Sentiva di non avere più alternative, il giovane leader di Pomigliano che sta accompagnando questo tramonto del M5S. Il partito che perde pezzi, in uno stillicidio di uscite che danno forma alla scissione che per mesi si ostinava a negare.

 

IERI ALTRE DUE USCITE

Gli ultimi due ieri: i deputati Michele Nitti e Nadia Aprile, che fanno salire a 14 gli ex 5 Stelle andati via o espulsi alla Camera, dove prende sempre più forma la suggestione di un gruppo dell'ex ministro Lorenzo Fioramonti. Ma a pesare su Di Maio è stato soprattutto lo sconforto di sapere che avrebbe dovuto lui, ancora una volta, giustificare, subire la batosta che il M5S si appresta a incassare domenica in Emilia Romagna e in Calabria.

lorenzo fioramonti

 

Sfilarsi dal processo pubblico, dunque, pur sapendo che non basta lasciare cinque giorni prima per evitare di essere additato comunque come il responsabile della sconfitta. Perché Di Maio continua a rappresentare l'ala di chi rifiuta l' alleanza con il Pd e sarebbe al leader che darebbero la colpa, ancor più nel caso in cui si realizzasse il disastroso scenario di una vittoria della Lega su Stefano Bonaccini.

 

Ventisette mesi è durato il regno di Di Maio alla guida del M5S. Mesi in cui c'è stato un grande successo, alle elezioni nazionali del marzo 2018, e poi solo sconfitte. E ancora: i gruppi che lo contestano, i ministri che chiedono l'adesione all' area riformista, Beppe Grillo, con il quale la comunicazione si sarebbe interrotta, che ormai parla con il sindaco Beppe Sala e sogna un nuova casa a sinistra, Giuseppe Conte che vuole guidarla. Come poteva continuare così, Di Maio?

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

 

2 - DI BATTISTA, PATUANELLI E (POCHI) ALTRI LE POSSIBILI ALTERNATIVE AL «REGNO» DI LUIGI

Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

Se non puoi deporre un leader, puoi proporne un affiancamento, nella forma di cordone sanitario. È quello che hanno fatto finora gli avversari di Luigi Di Maio. Immaginando che fosse inamovibile, hanno rilanciato formule ambigue e commissariali, come le ipotesi «direttorio», «leadership condivisa» e «guida collettiva». Le famose «coltellate», di cui ha parlato Di Maio, da parte degli «avvoltoi», come li ha definiti Stefano Buffagni. La mossa del capo politico, sempre che avvenga nelle prossime ore, potrebbe rimettere in gioco tutto. E interroga amici (pochi) e nemici (tanti), pronti a lanciarsi nella corsa per la nuova leadership.

 

ALESSANDRO DI BATTISTA E LUIGI DI MAIO

Gli Stati generali si dovrebbero tenere dal 13 al 15 marzo, ma più di qualcuno mette in dubbio che sarà proprio quella la sede dove si sceglierà il nuovo capo politico del Movimento. A interrogarsi sulle mosse del ministro degli Esteri sono in molti. C' è chi non crede che voglia davvero cedere il potere. E chi sospetta che stia cercando di organizzare una controffensiva, un ritorno in campo quando sarà passata la bufera: «È un giochetto, vuole tornare più avanti come salvatore della patria». C' è chi teme uno scarto più grave: che stia cioè creando le condizioni per accelerare una scissione, che comporterebbe la caduta del governo.

 

GIANLUIGI PARAGONE CON ALESSANDRO DI BATTISTA E DUE ATTIVISTI A TIVOLI - DICEMBRE 2019

Fantascienza, per ora, ma le manovre sono partite da tempo. Alessandro Di Battista è il suo fratello coltello. A giorni alterni i due si giurano amore eterno, per poi lanciarsi frecciate e accuse. L' ex deputato in queste settimane è teoricamente alleato di Di Maio, ma al momento opportuno potrebbe sganciarsi e procedere in autonomia, magari affiancandosi a Gianluigi Paragone, espulso di recente ma lesto nel rivendicare l' amicizia «con Ale» e progetti in comune.

 

Il fronte più variegato, con i possibili leader alternativi, è quello a sinistra, che si è rafforzato grazie al governo «giallorosso». Naturalmente c' è Giuseppe Conte, premier che ha saputo acquistare autorevolezza e credibilità, pur non essendo organico del Movimento. Ma proprio questa sua posizione da esterno, oltre che il ruolo a Palazzo Chigi, rendono difficile una successione in questa direzione. Tra chi si è molto dato da fare in questi giorni c' è Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, che è considerato uomo ponderato, serio e vicino al Pd. Difficile, però, che possa conciliare il Mise con il ruolo di capo politico.

 

DI BATTISTA DI MAIO

Nell' ombra ci sono due personaggi che hanno un grande peso nella storia del Movimento. Roberta Lombardi, movimentista della prima ora, che è stimata e ha concorso alla linea favorevole per la nascita del governo. E Max Bugani, che ha sbattuto la porta della segreteria di Di Maio e ora anche quella di Rousseau. L' attuale capo staff della sindaca Virginia Raggi si contrappone a Di Maio ed è stato uno dei più strenui difensori della linea di non presentarsi in Emilia-Romagna.

nicola morra foto di bacco (1)

 

Tra i più autorevoli senatori c' è Nicola Morra, che nelle scorse settimane si è dato molto da fare per ridiscutere dell' identità del Movimento, lanciando incontri periodici con i parlamentari. Del resto Morra, presidente dell' Antimafia, è stato forse il primo a parlare di «leadership collettiva», non per attaccare Di Maio ma per aiutare il Movimento. Sulla Calabria è stato durissimo contro il candidato ufficiale M5S.

 

VIRGINIA RAGGI E MAX BUGANI

Difficile che scenda in campo il presidente della Camera Roberto Fico, frontman dei «progressisti». E anche Paola Taverna e la sindaca di Torino Chiara Appendino sono nomi poco spendibili per una leadership. Qualcuno scommette proprio su Vito Crimi. Da membro anziano, diventerebbe reggente. Ma una volta in sella, dicono, potrebbe aver voglia di rimanerci.

roberta lombardi (6)

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…