A MILANO CERCHI ROGNE E TROVI ROGNONI – INCARICHI E PARCELLE D’ORO: SOTTO ACCUSA IL POTERE AVVOLGENTE DEL CAPO DI INFRASTRUTTURE LOMBARDE (AGLI ARRESTI)- LA FINANZA GETTA OMBR SULL’AMMINISTRATORE DI EXPO 2015 (NON INDAGATO): ‘ANCHE DA SALA UN COMPORTAMENTO OMISSIVO’

Mario Gerevini per il "Corriere della Sera"

Ci vuole spiegare Infrastrutture Lombarde perché ha appaltato all'esterno lavori e consulenze? Non c'erano risorse interne per risparmiare? Per quali servizi, nel dettaglio, noi dell'ospedale San Gerardo di Monza, abbiamo pagato le società Proger, Security Package e Conteco? E i soldi per l'architetto Glauco von Wunster, oltre a non apparire sufficientemente giustificati, sono davvero necessari? E quelli al suo collega Cristiano Achille Nava?

Nel gergo si chiamano pezze d'appoggio. Non un dettaglio se si tratta di milioni di euro e se a fornirle dovrebbe essere la holding regionale degli appalti in Lombardia. Infrastrutture Lombarde, la grande regista dei lavori e dispensatrice di consulenze, oggi al centro di un'inchiesta giudiziaria, ha tirato su ospedali per un giro di affari di quasi 2 miliardi. Monza è uno di questi.

E a proposito dell'inchiesta Infrastrutture (8 arresti la scorsa settimana tra cui il direttore generale dimissionario, Antonio Rognoni), ieri dagli atti d'indagine è emerso il nome dell'amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala (non indagato).

Secondo un'informativa della Gdf, Sala, il responsabile unico del procedimento Carlo Chiesa e il general manager Angelo Paris non avrebbero tenuto un comportamento «irreprensibile e lineare», perché, «pur con gradi di responsabilità diversi, attraverso le loro condotte fattive ed omissive hanno comunque contribuito a concretizzare la strategia volta a danneggiare indebitamente Mantovani (vincitrice della gara per la piattaforma dei padiglioni Expo, ndr) per tutelare e garantire, si ritiene, più che la società Expo 2015 Spa il loro personale ruolo all'interno della stessa».

Torniamo a Monza. Carteggi, email, lettere, verbali riservati raccontano di una resa dei conti senza precedenti tra il grande ospedale San Gerardo (che deve pagare le fatture) e Infrastrutture (che affida lavori e consulenze). La ricostruzione del Corriere è basata su carte che al momento non risultano nell'inchiesta giudiziaria su Infrastrutture.

L'11 giugno 2013 il commissario straordinario del San Gerardo invia una raccomandata a Rognoni: «Siamo a chiedervi la restituzione delle somme indebitamente percepite (...) in ragione della loro mancata giustificazione (...). In caso contrario attiveremo la procedura di risoluzione in via amministrativa della vertenza (...) affinché non risultino depauperati i finanziamenti, anche di fonte statale, destinati all'ospedale». Già in precedenza revisori e sindaci avevano lanciato l'allarme.

Il nuovo San Gerardo di Monza è un appalto (pilotato secondo i pm) da oltre 200 milioni. A vincere è stata una cordata di cui fa parte una società riconducibile a Fabrizio Rota. Chi è? L'ex segretario particolare di Roberto Formigoni. I documenti inediti in mano al Corriere mettono sotto accusa il potere avvolgente di Infrastrutture. Tant'è che il collegio sindacale dell'ospedale ha denunciato «una situazione ad altissimo rischio» con i sindaci «relegati al ruolo di spettatore di tutte le scelte compiute da Infrastrutture».

Nell'inverno-primavera 2013 cade Formigoni, si dimette il direttore generale del San Gerardo, il ciellino Francesco Beretta, e si insedia il commissario straordinario Simonetta Bettelini, una manager in quota Lega. Si aprono cassetti e armadi. E dopo un durissimo report dell'ufficio tecnico-patrimoniale dell'ospedale, richiesto dal collegio sindacale, è lei stessa l'11 giugno a tirare le conclusioni in una lettera al capo di Infrastrutture, Rognoni. Chiede conto dei «giustificativi dei pagamenti effettuati dall'azienda ospedaliera (...) ed ammontanti a complessivi 2.074.568,24 euro». Sono le fatture di aziende, consulenti, gestite da Infrastrutture ma pagate dall'ospedale o a questo addebitate.

Rognoni replica, via email e raccomandata, ad accuse e sospetti ritenuti «altamente offensivi del lavoro, della dignità e del decoro» di Infrastrutture. E fornisce documenti di supporto. Tutto finito? No. Sembra impossibile che il grande regista degli appalti lombardi non riesca soddisfare una richiesta tanto ovvia: facci capire e vedere perché - chiedono a Monza - abbiamo speso quei soldi; dimostraci che erano necessari.

Il 17 luglio il commissario Bettelini in una nuova lettera all'ingegner Rognoni sostiene che «non è stata ancora consegnata tutta la documentazione necessaria ai fini di un puntuale e giustificato rendiconto delle spese sostenute, anche sotto i profili dell'inerenza, congruità, pertinenza». Che cosa nasconde Infrastrutture?

Per esempio: perché prima di affidare un incarico all'architetto von Wunster (sebbene per una cifra di soli 19.500 euro) o al collega Nava (70.576 euro) non è stato chiesto all'ospedale o ad altri enti del sistema «se sussistevano professionalità - scrive l'ospedale di Monza a Rognoni - al loro interno per coprire l'incarico»? Banale logica di risparmio, no?

Le commesse alla Security Package e alla Conteco? «Non vengono forniti i motivi» dell'affidamento dei contratti a queste società esterne. Quasi un milione di euro è finito alla Proger (gruppo Recchi) per progettazioni senza che l'ospedale abbia avuto «alcuna indicazione sui criteri di determinazione dei compensi» o «riferimenti tariffari». Chi paga sembra non aver diritto di sapere se ha speso bene i suoi soldi che poi sono quelli delle tasse, cioè pubblici. Sono solo alcuni esempi. Intanto l'ennesimo incartamento sulle fatture incriminate è arrivato all'ospedale di Monza proprio appena prima degli arresti. Mittente Infrastrutture.

 

 

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