matteo renzi mani

1. L'INCHIESTA DELLA MAGISTRATURA, LE DIMISSIONI DELLA GUIDI, LA BOSCHI DUE ORE SOTTO SCHIAFFO DEI PM DI POTENZA, LO SBERLEFFO DELLA MINORANZA PD ("NON E' ALL'ALTEZZA DEL SUO RUOLO DI STATISTA"), RIFORME LOFFIE: IL CAZZONE TOSCANO RISCHIA DI FINIRE TRIVELLATO 2. E NELLE CANCELLERIE EUROPEE, NERVOSE PER LA SITUAZIONE ECONOMIA ITALIANA, SI INIZIA A PENSARE CHE IL DECISIONISMO CAZZONE DI PITTIBIMBO ABBIA PERSO SMALTO DEFINITIVAMENTE

1 - PER IL PREMIER L’INCOGNITA DELLE REAZIONI EUROPEE

Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

Matteo Renzi e Federica Guidi Matteo Renzi e Federica Guidi

La frase-chiave è quella in cui Matteo Renzi rivendica: «Noi non siamo uguali agli altri: sia stampato in testa a chiunque abbia dubbi». Dicendolo alla direzione del Pd, ieri pomeriggio, il premier ha evocato il tarlo che rischia di corrodere la credibilità dell’esecutivo. Il fatto che abbia sentito il bisogno di sottolinearlo è la conferma di una difficoltà. Fino a qualche settimana fa, la novità della fase apertasi nel febbraio del 2014 era scontata. Oggi non più: al punto che è lo stesso presidente del Consiglio a doverla ricordare.

 

FEDERICA GUIDI MARIA ELENA BOSCHI MATTEO RENZIFEDERICA GUIDI MARIA ELENA BOSCHI MATTEO RENZI

Con il pasticcio, e con l’inchiesta giudiziaria, del petrolio in Lucania e le dimissioni del ministro Federica Guidi, evidentemente a qualcuno sono venuti dei «dubbi». Ed è chiaro che la vicenda travalica la magagna scoperta dalle intercettazioni. Con la difesa a oltranza di quanto è stato deciso, Renzi accredita una scelta utile al Paese, sbloccando lavori fermi da anni. «Se questo è un reato, ho commesso un reato», ha detto ieri al Pd con un’iperbole mentre i magistrati di Potenza finivano di interrogare come «persona informata dei fatti» il ministro Maria Elena Boschi.

 

matteo renzi federica guidi matteo renzi federica guidi

La sfida parallela agli inquirenti, che invita ad arrivare presto alle sentenze, e agli oppositori sottolinea un’irritazione e, secondo i critici, una sindrome da accerchiamento. La minaccia di trascinare in tribunale chi accusa il Pd di essere pagato dai petrolieri segnala un’esasperazione. Mostra un partito che si sente messo ingiustamente nell’angolo. L’operazione è rischiosa, non tanto per le mozioni di sfiducia del M5S e del centrodestra, o per la fronda incattivita della minoranza del Pd. Il tema sono le Amministrative di giugno e il referendum istituzionale in autunno.

 

renzi boschirenzi boschi

Quello di metà aprile sulle trivellazioni, per quanto forse rianimato dal caso Guidi, continua a essere liquidato da Renzi ribadendo la giustezza dell’astensione. Le bordate delle opposizioni contro Palazzo Chigi e la Boschi, strumentali ma certo logoranti, puntano a indebolire l’esecutivo in vista delle prime due scadenze. Martellano sull’aumento delle tasse che, dicono citando l’Istat, dipende anche dai contributi alle quattro banche locali «salvate», già causa di tensioni. Per questo Renzi avverte: non siamo come gli altri. Se viene omologato, la sua stagione «rivoluzionaria» è chiusa.

 

RENZI TOCCA LA SCHIENA DELLA BOSCHIRENZI TOCCA LA SCHIENA DELLA BOSCHI

Sarebbe un dramma per l’Italia e la sua credibilità internazionale. L’immagine del Paese è già sgualcita dalla vicenda della Basilicata: nelle cancellerie europee e tra gli investitori ci si chiede dove approderà. Finché i «dubbi» a cui ha accennato Renzi riguardano pezzi della sinistra o dell’elettorato, rimangono una questione interna. Se però sfiorano quanti all’estero hanno scommesso sulla cesura col passato, sarebbe un guaio. L’ombra dell’affarismo oscurerebbe il confine tra vecchia e nuova classe dirigente. E restituirebbe l’idea nefasta di un’Italia incapace di rinnovarsi.

 

MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZIMICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI

2 - RENZI CADE NEL POZZO

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”

 

Matteo Renzi dice che il via libera ai petrolieri in Basilicata era un atto dovuto, sostenendo che il suo governo vuole liberare dal ricatto ambientalista le opere pubbliche. Gli risponde il governatore Michele Emiliano, presidente della Puglia ed ex magistrato, uomo di punta del Pd nel Mezzogiorno: il presidente del Consiglio non sa che quella che lui difende non è un' opera pubblica, ma privata, e questo prova che è informato male.

TIZIANO RENZITIZIANO RENZI

 

Le faide interne al Partito democratico ci hanno tenuto compagnia per anni, in particolare negli ultimi, con Renzi a Palazzo Chigi. Tuttavia quella in corso è qualche cosa di più del ritornello che la sinistra del Pd ripete senza sosta, innanzitutto perché Emiliano non è Roberto Speranza e in secondo luogo perché siamo alla vigilia di un referendum che ha come obiettivo lo stop alle trivellazioni petrolifere e di una scadenza elettorale per il rinnovo dei sindaci in alcune importanti città italiane.

 

renzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici mieirenzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici miei

Il premier in questa lunga campagna, che parte con il plebiscito e arriva alle Comunali per poi passare alla sfida sulla Costituzione, sperava di entrare sull'onda dei successi in economia e con il vento in poppa di buoni accordi europei sia sul fronte dell' immigrazione che su quello del debito.

 

Invece, purtroppo, è costretto a fare il suo ingresso dalla porta di servizio e la rappresentazione plastica è data proprio dal suo arrivo ieri a largo del Nazareno per la direzione del Pd. Un appuntamento blindato, reso ancor più cupo, oltre che dalle manifestazioni di contestazione, anche dalle notizie circa l' interrogatorio del ministro Maria Elena Boschi da parte dei magistrati di Potenza. Renzi sognava di bissare il successo delle elezioni europee, quando bastò distribuire 80 euro per conquistare una percentuale che il suo partito non aveva mai visto.

il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi  5il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 5

 

Purtroppo la situazione economica non consente regalie, ma anzi imporrebbe di nuovo di tirare la cinghia. La disoccupazione, privata del doping della decontribuzione, è tornata a salire; il debito pubblico anche, ma soprattutto ciò che continua a crescere senza sosta sono la pressione fiscale e la spesa in conto capitale.

 

il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi  4il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 4

E a certificarlo, nonostante l'allontanamento di qualche dirigente poco funzionale al nuovo corso di appoggio al governo, è l'Istat. L' ente ieri ha diffuso dati per niente promettenti sul peso delle tasse e si scopre che a contribuire a farle aumentare è stato anche il decreto salva banche: i 2,5 miliardi necessari per Etruria & Company, nonostante le rassicurazioni, pesano sulle tasche del contribuente.

 

Insomma, il mix di crisi economica e di indagini giudiziarie, più che una primavera per il presidente del Consiglio si sta trasformando in un autunno. Qui non cadono le foglie, ma qualche certezza comincia a venire meno. Fino a qualche tempo fa avremmo scommesso che Renzi avrebbe tranquillamente attraversato l'intera legislatura, candidandosi a guidare quella successiva. Ma per come si stanno mettendo le cose, la situazione appare molto più incerta di come la immaginavamo solo poche settimane fa. Se il governo infatti appare indebolito perché sta deludendo molte delle aspettative in fatto di crescita, ancora più fiacco risulta per via delle inchieste giudiziarie.

pier luigi   boschipier luigi boschi

 

Alcune riguardanti l' entourage familiare, altre - come quella di Potenza - che vertono proprio attorno al cuore del renzismo, ovvero la capacità decisionale, di sbloccare passaggi difficilmente sbloccabili, ad esempio quelli in cui ci sono di mezzo i formidabili interessi petroliferi.

 

In due anni di governo il premier mai si era trovato in una situazione tanto complessa, sia sul fronte esterno che su quello interno. È probabilmente questa la ragione del nervosismo mostrato ieri durante la direzione del Pd. Già vi erano state le avvisaglie con l'intervista a Lucia Annunziata, quando non solo si era attribuito la responsabilità del famoso emendamento salva Total, ma aveva sfidato i magistrati. I quali, dopo il passaggio in tv, hanno reagito interrogando Maria Elena Boschi.

RENZI JUNCKERRENZI JUNCKER

 

La risposta di Palazzo Chigi ieri non si è fatta attendere e dall' assunzione di responsabilità si è passati all' attacco a testa bassa, con l' accusa alla Procura di Potenza di non aver mai chiuso un' indagine (peccato che sia cascata nel giorno in cui i manager Total sono stati condannati a pesanti pene detentive per un' altra storia riguardante però sempre gli stessi impianti petroliferi). E come se non bastasse, il presidente del Consiglio ha insistito sulla bontà dell' emendamento, autodenunciandosi per il reato di sveltimento di opere pubbliche.

RENZI MERKEL A BERLINO RENZI MERKEL A BERLINO

 

A qualcuno tutto ciò potrà sembrare una dimostrazione di forza e di carattere. In realtà, se si va oltre le apparenze, si capisce che è la reazione di un leader politico nel pantano, che per la prima volta vede davanti a sé più ostacoli di quelli immaginati e non sa se riuscirà a superarli. Più che un uomo tutto d' un pezzo sembra uno caduto nel pozzo.

 

RENZI MERKEL HOLLANDERENZI MERKEL HOLLANDE

 

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...