QUIRINALE SILENTE – ‘’IL CAPO DELLO STATO PREFERISCE PARLARE ATTRAVERSO L’ASCOLTO’’ - BATTUTE AFFETTUOSE DI AMATO ALLA MUMMIA SICULA: “MI DEVO ABITUARE ALLA TUA SEDIA VUOTA ALLA CONSULTA”
Ugo Magri per “la Stampa”
Eccoli Sergio Mattarella e Giuliano Amato, i grandi protagonisti dell’elezione al Colle, uno vittorioso e l’altro alla fine sconfitto dal veto di Renzi, seduti di fronte nell’aula A di Scienze Politiche. Il «Dottor Sottile» regge in mano il microfono: «Caro Presidente», dice e si concede una pausa studiata: «...mi devo abituare un po’ a chiamarti così. Alla Consulta vedo la tua sedia vuota e mi stupisco, “possibile che Sergio non sia ancora arrivato?”.
Perché adesso ne hai un’altra, di sedia...».
La battuta è affettuosa, il pubblico in buona parte composto da professori e accademici applaude, Mattarella l’accoglie con il sorriso. E lievemente annuisce quando, poco dopo, Amato gli si rivolge stavolta in modo meno informale: «Presidente, lei rappresenta l’unità nazionale, mica uno scherzo!». Certo che non lo è.
La scena si svolge all’Ateneo La Sapienza, blindato dalle forze dell’ordine, ingressi laterali bloccati, con un paio di tazebao appesi davanti a Scienze Politiche per attirare l’attenzione presidenziale sui fondi universitari che tardano all’infinito. Pochi passi più in là c’è la rampa di scale su cui il giurista cattolico Vittorio Bachelet venne freddato dalle Br il 12 febbraio 1980.
GIULIANO AMATO CON TOM E JERRY
Quel giorno al fianco del professor Bachelet si trovava la sua assistente universitaria, Rosy Bindi, che visse il momento forse più tragico della sua vita. E pure 35 anni dopo c’è lei, seduta commossa accanto al Presidente della Repubblica, alla vedova Bachelet e a un altro storico personaggio della sinistra cattolica, Pierluigi Castagnetti, mentre si commemora l’anniversario di quell’assassinio con un convegno di studi promosso da due docenti, Stefano Ceccanti e Fulco Lanchester.
In fondo alla sala si piazzano i corazzieri in alta uniforme, il loro ingresso è salutato da un «ooooh» dell’aula. Introduce il rettore magnifico Eugenio Gaudio, poi sfoggia il suo eloquio Amato, e conclude colui che oggi ricopre la stessa carica di Bachelet, il vice-presidente del Csm Giovanni Legnini.
Mattarella non interviene né rilascia dichiarazioni. In coerenza con le sue prime uscite pubbliche, pure stavolta il Capo dello Stato preferisce parlare attraverso l’ascolto (sembra un ossimoro, non lo è), sceglie di comunicare con una presenza silenziosa e attenta. In 50 minuti di cerimonia, mai che si sia girato per curiosare intorno, solo strette di mano alla fine. Ai suoi occhi il professor Bachelet, che venne trucidato un mese dopo suo fratello Piersanti a Palermo, è l’incarnazione dei valori positivi che hanno costruito la nostra democrazia. Senza di lui, forse, in pochi se ne sarebbero ricordati e i media non ne avrebbero parlato affatto.