conte schlein landini

JOBS SCAZZ! – PER EVITARE DI LASCIARE LA CGIL A CONTE, SCHLEIN FIRMA IL REFERENDUM DI LANDINI CONTRO IL JOBS ACT, RIFORMA FETICCIO DEL PD RENZIANO. I RIFORMISTI DEM SUL PIEDE DI GUERRA: “GUARDIAMO AL FUTURO, NON AL PASSATO” – ELLY LASCIA LIBERTA’ DI COSCIENZA: “MOLTI DEL PD FIRMERANNO COSÌ COME ALTRI NON LO FARANNO”  - SUL DUELLO TV TRA LA SEGRETARIA MULTIGENDER DEL PD E MELONI SI VA VERSO UN CONFRONTO DA BRU-NEO VESPA, ANCHE SE I DEM LE HANNO PROVATE TUTTE PER SOTTRARSI A “TELEMELONI”…

Silvia Bignami per “la Repubblica” -Estratti

conte landini schlein

 

Alla fine Elly Schlein esce allo scoperto: «Firmerò per il referendum della Cgil». Per intenderci, la segretaria del Pd mette la sua firma in calce al referendum di Maurizio Landini contro il Jobs Act. La riforma del lavoro del Pd, voluta nel 2016 dall’allora leader dem Matteo Renzi. Un gesto inevitabile per Schlein che lasciò il partito proprio in polemica col Jobs Act.

 

E una mossa discussa e concordata anche con Stefano Bonaccini, col quale è salita ieri sera sul palco di Ferrara per spingere il candidato dem Fabio Anselmo, a riprova che spaccature non ce ne sono. «La segretaria non impegna il partito a firmare. Lei agisce coerentemente con la sua storia. Altri di noi pensano si debba guardare al futuro, piuttosto che al passato» spiega i termini del patto Alessandro Alfieri, braccio destro di Bonaccini nella segreteria unitaria di Schlein.

 

Così, la leader dem tiene la barra del partito, lasciando di fatto a ognuno libertà coscienza sul Jobs Act. E affidandosi anche a Bonaccini, e alla sua capacità di tenere le redini della minoranza di Energia Popolare, nonostante diversi dirigenti riformisti abbiano avvertito di non voler firmare il referendum Cgil. Un compromesso complicato ma necessario. Era impossibile infatti per Schlein astenersi dai banchetti del sindacato. Impossibile perché la segretaria impostò tutta la sua campagna congressuale contro il Jobs Act.

 

CONTE ANNUNZIATA CALENDA LANDINI SCHLEIN FRATOIANNI rimini cgil

Perché nel 2015 era in piazza con la Cgil contro la riforma. E poi anche perché il M5S non aspetta altro che superare il Pd da sinistra, e il leader pentastellato Giuseppe Conte si era già mosso, recandosi per primo, il giorno dei Lavoratori, a formare ai banchetti Cgil. Per lui del resto era facile, visto che il M5S è sempre stato contro il Jobs Act. Più complicato per il Pd, che otto anni fa approvò convintamente la riforma.

 

Così, a costo d’essere accusata di inseguire Conte, Schlein rompe gli indugi: «Ho già detto che molti del Pd firmeranno così come altri non lo faranno. Io mi metto tra coloro che lo faranno. Non potrei far diversamente visto che è un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie l’anno scorso», ha spiegato la segretaria alla festa dell’Unità a Vecchiazzano a Forlì, davanti ai banchetti della Cgil.

 

schlein conte

Ciò non toglie, aggiunge, che «adesso il Pd è impegnato nella campagna delle Europee, sulle amministrative, e su un’altra raccolta firme per noi molto rilevante che è quella per il salario minimo ». Con Bonaccini nessun problema, assicurano dal Nazareno. Anzi Schlein e Bonaccini si presentano insieme sul palco, ieri sera a Ferrara.

 

L’area riformista guidata dal governatore tuttavia non può certo sorridere. Lorenzo Guerini due giorni fa aveva avvertito che al posto della segretaria non avrebbe firmato. E subito dopo l’annuncio di Schlein, Piero De Luca, coordinatore della mozione Bonaccini, parla di un Pd che «guarda nello specchietto retrovisore ». Punge anche Marianna Madia: «Se proprio voleva fare questa forzatura poteva farlo prima di Conte. Rimango contraria. In molti come me». E Simona Malpezzi: «Non firmerò e penso sia sbagliato firmare».

schlein conte

 

Ovviamente dure le reazioni dei centristi, che invitano i riformisti ad abbandonare un Pd che guarda sempre più a sinistra. «Così il Pd si appiattisce sulle battaglie ideologiche di Landini. Un gravissimo errore », scrive Carlo Calenda, Azione.

 

(...)

 

IL DUELLO «ASIMMETRICO» TRA PREMIER E SEGRETARIA

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

ELLY SCHLEIN - GIUSEPPE CONTE - MEME BY EDOARDO BARALDI

Che fine ha fatto il tanto atteso duello? Giorgia contro Elly, Elly contro Giorgia. La prima donna premier e la prima donna segretaria del Pd un giorno si attaccano, l’altro si sfidano a unire le forze per il bene del Paese e l’effetto di polarizzazione della campagna elettorale ancora non si vede. Intanto perché al voto manca un mese e in palio non c’è il governo del Paese, ma uno scranno in Europa che nessuna delle due leader ha intenzione di occupare.

 

E poi perché tra Giorgia e Elly corrono candidati come Vannacci e non-candidati come Conte e Salvini, che alzano i toni per attrarre l’attenzione. Il leader del M5S si è inventato anche i comizi a teatro «in stile Steve Jobs».

 

Schlein ce la mette tutta.

 

landini schlein

Critica duramente Ursula von der Leyen per aver aperto ai conservatori guidati da Giorgia Meloni, si sgola per chiedere le dimissioni di Santanché, accusa la premier di sforbiciare pesantemente i fondi alla sanità pubblica. E se la segretaria sfida Meloni a «darsi da fare seriamente in Parlamento» con l’opposizione per fermare la strage sul lavoro, la premier incalza l’avversaria preferita sull’immigrazione: «Schlein sta con noi, dalla parte di chi vuole combattere i nuovi schiavisti, o dalla parte dell’immigrazione illegale di massa?». Ma è uno dei rari attacchi diretti perché la premier, dall’alto di Palazzo Chigi, non sembra avere tutta questa urgenza di duellare con la segretaria.

 

E così, la contrapposizione interessata tra le due prime donne, che doveva mettere in fuori gioco avversari e alleati scomodi e alzare un muro tra sinistra e destra, fatica a decollare. Se c’è preoccupazione, al Nazareno non lo danno a vedere. Rivendicano di aver lanciato il guanto a Meloni «per marcare le differenze nel modo di intendere il partito, l’Italia e il mondo».

landini schlein

 

(...)

 

Perché la sfida cominci davvero, bisogna attendere che il derby approdi sul piccolo schermo. Sono settimane che se ne parla e il confronto tv non ha ancora una sede, un format, una data. A sentire lo staff della leader della destra, «Giorgia ha accettato di fare qualcosa che nella politica italiana non si era mai visto prima». Perché lei non è solo il capo del governo «nel pieno del suo mandato», ma guida il primo partito italiano, «eppure non si è sottratta al confronto pubblico con un leader dell’opposizione».

 

Tra i rispettivi staff è braccio di ferro. I meloniani chiedono che il duello tv si tenga in Rai, mentre i dem le hanno provate tutte per sottrarsi a «Telemeloni», proponendo che la rete fosse La7 e provando a convincere lo staff avversario che l’arbitro perfetto è Enrico Mentana. Ma lo staff di Meloni insiste con il pacchetto Viale Mazzini-Bruno Vespa, perché «un premier si confronta sul servizio pubblico».

 

(..)

matteo renzi elly schlein ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI

 

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)