matteo salvini andrea de gennaro alfredo mantovano giorgia meloni

L’ACCORDO SUL NOME DI ANDREA DE GENNARO ALLA GUARDIA DI FINANZA È UNA VITTORIA DEL DUPLEX MELONI-MANTOVANO, CHE HA TIRATO DRITTO NONOSTANTE GLI SCAZZI CON CROSETTO E GIORGETTI – AL CDM È ANDATO IN SCENA IL SOLITO COPIONE DA ASILO MARIUCCIA, CON SALVINI MESSO ALLE STRETTE DA “IO SONO GIORGIA”: VUOI LA POLIZIA? ALLORA NON ROMPERE SULLE FIAMME GIALLE – LO SCHIAFFONE ALLA PRASSI: DE GENNARO TERMINERÀ IL SUO INCARICO QUANDO DOVREBBE ESSERE GIÀ PENSIONATO – IL COLPO DI MANO SULLA RAI

DAGOREPORT: PALAZZO CHIGI COME L'ASILO MARIUCCIA

 

Articoli correlati

DAGOREPORT! PALAZZO CHIGI COME L'ASILO MARIUCCIA - OGGI IN CDM E ANDATO IN SCENA IL SOLITO COPIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto dell’articolo di Giulia Merlo per www.editorialedomani.it

 

meloni mantovano

Per la formalizzazione del nuovo vertice della Guardia di Finanza bisognerà aspettare il prossimo consiglio dei ministri, tuttavia i giorni di passione del governo per chiudere l’infornata di nomine sono finiti.

 

La rosa di nomi è stata scelta e il risultato è di una vittoria schiacciante della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del suo braccio destro Alfredo Mantovano. Agli alleati e a chi le consigliava soluzioni alternative, invece, non sono rimaste nemmeno le briciole.

 

andrea de gennaro

[…] Al vertice della Guardia di Finanza, infatti, è stato infine designato l’attuale comandante in seconda Andrea De Gennaro. Fratello d’arte (Gianni fu capo della Polizia sotto il governo Berlusconi) sponsorizzato in particolare dal sottosegretario con delega alla sicurezza Mantovano, De Gennaro arriverà formalmente al vertice solo con il prossimo cdm.

 

La scelta ha decretato la sconfitta interna al governo del ministro della Difesa Guido Crosetto e soprattutto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, da cui la nomina formalmente dipende. Entrambi, infatti, avrebbero preferito nomine meno divisive per il corpo, come quella del comandante interregionale dell’Italia centrale Bruno Buratti o del generale di corpo d’Armata Umberto Sirico.

 

giancarlo giorgetti guido crosetto

Non solo, però. Il braccio di ferro sul suo nome ha già prodotto impercettibili all’occhio esterno ma profondi sconquassi nel delicato equilibrio del corpo. De Gennaro […] ha già 63 anni e cinque mesi e terminerà i suoi tre anni di incarico come comandante della Guardia di finanza quando formalmente dovrebbe essere già pensionato, visto che il limite per rimanere in servizio è 65 anni.

 

La sua nomina, quindi, modifica la prassi consolidata per cui ai posti di vertice vengono nominati solo ufficiali con davanti almeno tre anni di servizio ancora da svolgere. Una prassi del resto condivisa anche con altri incarichi di vertice: anche i magistrati ordinari non possono concorrere per i posti direttivi di durata quadriennale dopo il compimento dei 66 anni, visto che la pensione è a 70.

 

vittorio pisani

Il risultato è quello di aprire un precedente pericoloso per la Guardia di finanza: d’ora in poi i generali con 64 anni e 11 mesi potranno astrattamente concorrere, allungandosi la vita professionale di tre anni e allargando la competizione. Con il risultato di risvegliare gelosie e rancori interni al corpo, che ha un enorme peso strategico visto che gestisce gran parte delle indagini giudiziarie sulla pubblica amministrazione.

 

LE ALTRE NOMINE

roberto sergio giampaolo rossi

A venire ignorata, però, non è solo la prassi. La macchina da guerra Meloni-Mantovano infatti, ha collocato i suoi manager di riferimento in altri posti chiave, incurante delle possibili controindicazioni. Al posto dell’amministratore delegato Carlo Fuortes entrerà nel cda della Rai l’attuale direttore di Radio Rai, Roberto Sergio.

 

Con lui è pronto il ticket con Giampaolo Rossi come direttore generale, che dovrebbe prendere il via già dalla prossima settimana. Già manager della tv pubblica organico alla destra e con simpatie filo-putiniane, Rossi ha espresso sul suo blog ospitato da Il Giornale teorie complottiste secondo cui «la democrazia in Occidente è in pericolo non per Putin, ma per un’élite tecnocratica che sta distruggendo le sovranità popolari»

 

[…] Magra la consolazione per l’alleato Matteo Salvini, che ha incassato solo le briciole, condividendo con Fratelli d’Italia la nomina di Vittorio Pisani come nuovo capo della Polizia, in sostituzione dell’uscente Lamberto Giannini, nominato invece prefetto di Roma.

 

alfredo mantovano giorgia meloni

In questa corsa alle nomine (mancano ancora soprattutto quelle dei vertici di Rfi e Trenitalia) la formula utilizzata è quella di «accordo» tra Meloni e Salvini. Il sottinteso, però, sembra soprattutto quello della necessità di una compensazione per la Lega […].

alfredo mantovano giorgia meloni roberto sergio

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”