xavier broseta direttore risorse umane air france assalito dai dipendenti

L’AGGRESSIONE AL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE DI AIR FRANCE NON PIOVE DAL CIELO MA È L'INEVITABILE CONSEGUENZA DELL'OTTUSITÀ DI UN’AZIENDA CHE PENSA DI IMPORRE PESANTI SACRIFICI AI LAVORATORI E DI PASSARLA LISCIA

JEAN FRANCOIS AMADIEUJEAN FRANCOIS AMADIEU

1 - AMADIEU: “IN FRANCIA CONFLITTI PIÙ VIOLENTI CHE IN ITALIA. C’È UNA NUOVA FORMA DI LOTTA DI CLASSE”

Leonardo Martinelli per “la Stampa”

 

È ancora choccato. «Quando ho visto quelle immagini, non credevo ai miei occhi». Jean-François Amadieu, professore alla Sorbona, è uno dei più grandi specialisti di relazioni industriali in Francia. E conosce benissimo Xavier Broseta, responsabile delle risorse umane a Air France, ieri aggredito da un gruppo di dipendenti, fuggito a gambe levate al di là di una rete, con la camicia strappata e il torso nudo. «Xavier viene spesso nel nostro dipartimento a insegnare agli studenti come gestire le relazioni con i sindacati. È una persona ragionevole, conciliante».

 

PIERRE PLISSONIER AIR FRANCEPIERRE PLISSONIER AIR FRANCE

Com’è potuto accadere ?

«In Francia esistono forme di radicalizzazione dei conflitti sociali, che sono sconosciute negli altri Paesi, in Germania e anche in Italia. Emersero la prima volta nel 1995, quando vivemmo una fase socialmente difficile. Iniziarono i sequestri di dirigenti, soprattutto i responsabili delle risorse umane. E quelli sono continuati fino a oggi. Ci sono stati casi di questo tipo anche negli ultimi mesi. Servono ai lavoratori e ai sindacati per far sì che i media parlino di loro».

 

Stavolta, però, si è andati oltre...

«Sì, è grave, si è arrivati all’aggressione fisica».

XAVIER BROSETA AIR FRANCEXAVIER BROSETA AIR FRANCE

 

Lei ha pubblicato due anni fa per Seuil un libro dal titolo « Drh: le livre noir». Il libro nero delle risorse umane. Aveva già visto arrivare questa tendenza?

«Credo di sì, il fatto che la rabbia si focalizzi su questi dirigenti, che sono dipendenti, spesso più che sui proprietari dell’azienda o su chi la dirige veramente. Diventano i capri espiatori di tutto».

 

Ritorniamo a Air France. Perché la situazione è degenerata?

«È sorprendente nel senso in cui questo gruppo a lungo ha saputo gestire in maniera esemplare le relazioni con le rappresentanze dei lavoratori. Ai tempi dell’ultima grande crisi di Air France, prima dei Mondiali di calcio del 1998, piloti e dipendenti minacciarono di bloccare il traffico al momento dell’evento. Allora si risolse il problema all’americana, offrendo azioni ai dipendenti e un posto ai piloti nel consiglio di amministrazione: cercando di responsabilizzarli. Funzionò: si parlò della nascita di un nuovo modello di relazioni industriali. E ora, invece, guarda a cosa siamo arrivati».

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Chi sono le persone che hanno aggredito oggi Xavier Broseta?

«E’ ancora troppo presto per dirlo. Ma ho guardato più volte il video. È chiaro che i dirigenti della Cgt (ndr, equivalente in Francia della Cgil) hanno perso il controllo su quei dipendenti. O forse non ce l’hanno mai avuto. In Francia le forme di radicalizzazione hanno spesso origine da persone che non sono sindacalizzate».

 

Possono essere rappresentanti di estrema sinistra?

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«Questi esistono e sono in molti casi i più duri nelle contrattazioni. Capita nel caso delle Poste, ad esempio. In questo senso esiste una derivazione ideologica rispetto a coloro che animavano le proteste sindacali negli anni Settanta. Ma nel caso di Air France non si è mai parlato di una presenza forte dell’estrema sinistra al suo interno. Non siamo nel campo della classe operaia in generale: è una compagnia aerea. La situazione è anche molto diversa rispetto a Sncf, le ferrovie, che hanno una tradizione dura di negoziazione sindacale».

 

Ma allora chi sono i dipendenti che hanno aggredito il responsabile delle risorse umane di Air France?

«Si tratta probabilmente di rappresentanti del personale di terra, quello meno retribuito e che più ha subito i tagli agli stipendi, rispetto soprattutto ai piloti. Esistono ormai forti spaccature all’interno del gruppo, divari di tipo sociale. Siamo di fronte a una nuova forma di lotta di classe».

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2 - DERIVRY, IL DURO DEL SINDACATO CHE PREDICA IL NO AI SACRIFICI E A SINISTRA EVOCANO I SANCULOTTI

Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

 

Nel groviglio di corpi dai quali i due dirigenti di Air France usciranno malmenati e seminudi, si vedono i simboli del sindacato Cgt, di Fo (Force Ouvrière) e di Sud (Solidaires, Unitaires, démocratiques), ma non è chiaro se i loro aderenti stiano aggredendo Xavier Broseta e Pierre Plissonnier o piuttosto cercando di salvarli. Dopo che le immagini hanno fatto il giro del mondo, provocando l’indignazione di tutta — o quasi, come vedremo — la classe politica francese, è scattata la corsa alla presa di distanze, magari attribuendo agli altri le responsabilità.

Erick DerivryErick Derivry

 

Mentre in visita in Giappone il premier Valls si diceva «scandalizzato per le violenze», a Parigi molti accusano le frange estremiste di Cgt, Force Ouvrière e Sud di «rovinare tutto», in sostanza di essere responsabili delle aggressioni, mentre i dipendenti di Air France che assistevano alla riunione interrotta dai manifestanti ripetono che si tratta di persone «marginali» rispetto alla vita dell’azienda.

 

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Un personaggio non certo marginale, che non ha ispirato le violenze ma è all’origine dello scontro tra compagnia e dipendenti, è Erick Derivry, presidente del sindacato piloti «Snpl Alpa», che ieri ha scritto su Les Echos una lettera in cui spiega la posizione della sua categoria. Il punto centrale è rompere la logica del «sempre di più», dei sacrifici crescenti richiesti ai dipendenti se non vogliono essere considerati corresponsabili della fine di un’azienda.

Erick Derivry Erick Derivry

 

«I piloti Air France volano già ai limiti del regolamento sui voli a lungo raggio con l’aereo migliore della flotta (Boeing 777), e provano così il loro impegno per il bene dell’azienda — scrive Derivry —. Come possono questi stessi piloti capire la richiesta di aumentare il loro lavoro fino a 100 ore di volo supplementare, ovvero il 15 per cento in più rispetto alla loro attività attuale? Come reagirebbero al nostro posto i lavoratori che adesso lavorano 35 ore, se venissero loro imposte 40 ore a un salario equivalente?» .

 

I piloti portano poi l’argomento che è di solito un cavallo di battaglia in questo genere di negoziati, ossia la sicurezza. «Bisogna uscire dalla logica del “sempre di più”, perché l’esigenza di portare la sicurezza al livello più alto comporta vigilanza, discernimento e misura nel trattare l’insieme delle questioni», sostiene Derivry, che aggiunge: pure i piloti, come tutti, meritano una vita sociale e famigliare.

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Se il governo e l’opposizione hanno condannato l’aggressione alla sede di Air France, due responsabili politici — all’estrema destra e all’estrema sinistra — sono invece più possibilisti, consci del fatto che molti sindacalisti di Fo e Sud sono tra i loro elettori. «Dura la vita dei dirigenti Air France — ironizza Gaetan Dussausaye, responsabile dei giovani del Front National —. La smettano allora di giocare con la vita dei lavoratori». E Olivier Besancenot del Npa (Nuovo partito anticapitalista), già candidato alle presidenziali, esulta con una battuta tra calcio e Rivoluzione francese: sans culottes 1 / sans chemises 0 .

Erick Derivry  Erick Derivry

 

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