mattarella conte

CON IL FIATO SUL COLLE – NON C’E’ ALTRO GOVERNO DOPO QUESTO MA SOLO IL VOTO. L'ALLARME DI MATTARELLA PER LA TENUTA DELL'ESECUTIVO E L'AVVISO AI NAVIGANTI: “AGIRE IN FRETTA SULL’ILVA, E’ IN GIOCO IL SISTEMA INDUSTRIALE” – LA PREOCCUPAZIONE DEL CAPO DELLO STATO ANCHE PER LE CRISI ALITALIA E WHIRLPOOL - IL GOVERNO INCALZA ANCELOR MA VALUTA LA NAZIONALIZZAZIONE – IL PD PREME PER UN DECRETO CON SUPERCOMMISSARIO E SCUDO LEGALE

Carlo Bertini Ilario Lombardo per la Stampa

 

sergio mattarella giuseppe conte 9

Arrivati a questo punto, malgrado le assicurazioni di Giuseppe Conte che il governo sia compatto e la conferma di ministri Dem come Beppe Provenzano di trovarsi in sintonia con Stefano Patuanelli, la sensazione che la questione sia una miccia accesa sotto i tavoli dell' esecutivo è alta e lambisce pure il Colle. Sergio Mattarella ne ha voluto dare indirettamente un segnale ricevendo il premier: il Presidente della Repubblica considera l' Ilva un problema davvero serio e non da sottovalutare anche ai fini della tenuta del governo.

 

Ed ha fatto recapitare da Conte un avviso ai naviganti, già fatto trapelare nei giorni scorsi. Ovvero che non c' è altro governo dopo questo: le formule sperimentate si sono esaurite e non se ne troveranno altre con strane maggioranze. Dunque nessuno immagini scappatoie. Il timore in questa fase, condiviso da tutti i principali protagonisti della scena politica, anche nella maggioranza, è che i grillini siano senza bussola, perché non si sa bene chi vi sia al ponte di comando. Ergo, una situazione altamente esplosiva, che un nodo come l' Ilva, con enormi ricadute occupazionali, può far precipitare. Di qui la preoccupazione del Capo dello Stato, che guarda con trepidazione pure l' esito delle altre crisi aziendali come Alitalia e Whirlpool..

CONTE E MATTARELLA

 

Piano B, il supercommissario Che la tensione sia altissima lo dimostra il paragone, «siamo come l' Ilva», ovvero in grave crisi, che fa un ministro di prima fascia del Pd rispetto alla condizione del governo. Obbligato a risolvere la questione entro poche settimane, se non giorni. Tutti sanno che «su Ilva ci giochiamo la compromissione definitiva di questa esperienza di governo o il suo rilancio». Alla Camera durante l' informativa di Patuanelli, il titolare per il Sud Provenzano, dice la sua sul piano B ad un collega. «Intanto serve un commissario che capisca di Industria, che abbia una grande capacità. E anche mettere sul piatto una tutela legale per il risanamento ambientale. Tutto dentro un decreto legge unico su cui porre la fiducia. Vedremo se i grillini ci vogliono mandare all' esercizio provvisorio facendo cadere il governo». In sostanza è l' idea lanciata dal ministro Francesco Boccia di un supercommissario che gestisca l' azienda fino a che si trovi una nuova cordata. E lo stesso Conte parla di gestione commissariale al Mise in caso di disimpegno di Mittal.

sergio mattarella giuseppe conte 8

 

"La battaglia legale del secolo" L' ultima offerta comunque scadrà tra 48 ore. A quel punto si scatenerà «la battaglia giudiziaria del secolo». L' avvocato Conte sdogana il vocabolario militaresco per far capire che la linea della pazienza è stata oltrepassata.

Per scongiurare l' irrimediabile, prima di sedere al vertice convocato dal premier, i ministri di Pd ed M5S sono compatti nel sostenere che bisognerà provarle tutte per non permettere ad Arcelor Mittal di sfilarsi dalle acciaierie ex Ilva. Nel limite del possibile per un governo stretto tra la dignità dello Stato da preservare e l' incubo della disoccupazione per 10 mila persone.

 

Solo se tutto sarà perduto, si potrà tirar fuori il piano B. Sullo sfondo l' ipotesi della rinazionalizzazione. «Ma ci sono margini» per trattare, conferma Conte, anche se le speranze sono labili. Fonti vicine ai ministri grillini Di Maio e Patuanelli parlano della possibilità di ricorrere alla cassa integrazione per una fetta di dipendenti, in modo da neutralizzare parte della richiesta , definita inaccettabile, di procedere con 5 mila esuberi.

 

sergio mattarella giuseppe conte

Non solo. Da giorni al Mise stanno studiando dove intervenire sulla rimodulazione contrattuale chiesta da Arcelor, alla luce della flessione del mercato dell' acciaio, per alleggerire i costi. Si ragiona sulla possibilità di scontare gli oneri della concessione d' affitto. Conte ha proposto a Mittal di trasformare Taranto in un hub per la decarbonizzazione e la transizione energetica, ma loro hanno rifiutato. Ogni strada andrà tentata per sfrondare uno a uno gli alibi dell' azienda. Solo a quel punto, solo quando Arcelor sarà tornata a sedere al tavolo con la volontà di restare a Taranto, si potrà tornare a discutere di reinserire uno scudo penale, che non vada oltre un' accorta interpretazione dell' articolo 51 del Codice penale. Questa è la proposta di Di Maio, convinto contro tutte le evidenze che sull' ex Ilva il M5S possa tornare a compattarsi come avvenne su Tav.

 

Certo non una premessa di stabilità. Visto che l' Alta Velocità segnò simbolicamente la fine del governo gialloverde.

 

 

MATTARELLA

Marzio Breda per corriere.it

 

sergio mattarella giuseppe conte 3

«Dovete sbrigarvi a risolvere la crisi dell’Ilva. Trovate il modo di uscirne in fretta, tenendo insieme il problema dell’occupazione e quello della continuità industriale. Vale per l’acciaieria di Taranto, su cui bisogna che vi concentriate subito, ma anche per Alitalia, Whirpool e le tante altre crisi aziendali aperte. Non possiamo permetterci, sull’onda dell’abbandono di Arcelor Mittal, che scatti un effetto sistemico sulle nostre imprese». Ecco la raccomandazione di Sergio Mattarella al premier, che ieri mattina era salito di buon mattino al Quirinale per riferirgli i dettagli del lungo e deludente incontro con i vertici del colosso indiano, culminato nella pretesa dei suoi negoziatori di far accettare dal governo modifiche contrattuali, differenti condizioni di mercato, uno scudo penale e soprattutto 5.000 esuberi nel polo siderurgico pugliese. Richieste, quest’ultima in particolare, che l’inquilino di Palazzo Chigi ha respinto — in attesa di un nuovo confronto dall’esito comunque prevedibile — essendo consapevole di quale «bomba sociale» si innescherebbe nel Mezzogiorno, e non soltanto lì.La mancanza di una legge

Lo sa Conte e lo sa il capo dello Stato.

 

sergio mattarella giuseppe conte 2

Al quale naturalmente non spetta di «fare la sintesi e indicare le soluzioni», perché «questo tocca alla politica», ma che resta in allarme anche per come si è gestita la partita negli ultimi anni, da parte di diversi esecutivi. Dubbi ne ha parecchi, Mattarella. A partire dal fatto che si sia focalizzata l’attenzione sullo scudo giudiziario. Il suo ragionamento è che in quella maniera si è perso di vista la questione vera, che sono i 10 mila e più occupati. Ma non basta. Per il Colle, infatti, il problema di quest’Italia bloccata è di creare le condizioni — generali e specifiche — affinché le imprese nazionali, oltre a quelle straniere, investano nel Paese. E per riuscirci, è la sua costante segnalazione, serve un clima di stabilità e di certezze normative. Questa è la sfida ricordata dal presidente a Conte, sfida cui per forza di cose si lega l’occupazione. Altro che scudo, per quanto fosse giusto rimetterlo per togliere pretesti di fuga ai dirigenti di Arcelor Mittal. E sul rebus di Taranto, senza addentrarsi nei negativi calcoli di redditività compiuti dai manager, condivide la diffusa opinione che la mancanza di una legge adeguata abbia avuto un peso nel passo indietro aziendale. Al pari di tanti altri, Mattarella è rimato colpito, per esempio, dalla contraddittoria sequenza dei decreti legge ad hoc (da quello contenuto nel decreto crescita all’ultimo, risalente al 3 settembre, quando la crisi politica era ancora aperta) e dei successivi emendamenti mirati che si sono succeduti nei mesi scorsi. Con il risultato che il governo si è schizofrenicamente smentito, interferendo nella vertenza Ilva.

ARCELOR MITTAL

C’è di più. La fumata nera sui destini dell’acciaieria si associa come ulteriore elemento intossicante nel clima di alta tensione che lacera la maggioranza. Nell’incontro al Quirinale il premier ha riassunto i termini dell’ultimo scontro — «assai duro», ha spiegato — andato in scena l’altra sera, durante il Consiglio dei ministri. Ormai, fra i partner di governo è lite permanente. Ciò che materializza ombre di crisi, proprio mentre è in gioco una legge di Bilancio tra le più difficili. I «sensori» di cui Mattarella dispone in Parlamento non hanno potuto sciogliere l’enigma su dove i partner gialloverdi intendano sul serio andare. Conte punta a resistere a oltranza. Mezzo Pd (abbondante) sembra orientato a rompere, per paura di pagare un prezzo troppo alto a questa alleanza. Il Movimento 5 Stelle è alle prese con una feroce resa dei conti interna. E Renzi è come sempre indecifrabile sulle proprie intenzioni. Tutti sanno però che se l’esecutivo dovesse cadere, magari per un incidente di percorso, il Colle non tenterà di costruire alternative. Né tecniche, né istituzionali. Si andrà dritti al voto.

 

ARCELOR MITTAL

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…