barcellona tensione

CATA-ROGNA - L’ANIMA SOVRANISTA DI BARCELLONA PRENDE IL SOPRAVVENTO ED IL POPOLO SILENZIOSO CHE NON VUOLE L’INDIPENDENZA VIENE CENSURATO ED ACCUSATO DI FASCISMO, COMPLICI LE CAZZATE DELLA “GUARDIA CIVIL” CON I PESTAGGI AI SEGGI 

 

BARCELLONA SCONTRI

Niccolò Zancan per La Stampa

 

L' Università è occupata da due settimane. Una bandiera della Catalogna scende giù dalla navata centrale. Lo striscione più grande dice: «Cosa ci fate qui, avvoltoi, se questa carne è così viva?». La carne viva degli studenti, adesso, è illuminata dalle luci delle telecamere. Gli avvoltoi sono arrivati tutti a vedere cosa sta succedendo a Barcellona.

 

BARCELLONA SCONTRI

Ecco Marta Rosique, 21 anni, iscritta a Scienze Politiche, maglietta larga, capelli corti, ciuffo lungo sugli occhi verdi: «Noi chiediamo pace e democrazia, loro rispondono con la repressione. Domenica mattina, il mio amico Pep era al seggio, quelli della polizia nazionale gli hanno spaccato un tavolino sulla testa, lo hanno picchiato, sbattendogli la faccia contro il muro, lo hanno mandato all' ospedale. Ci sarà uno sciopero generale. Faremo vedere a tutti come la pensiamo. Poi verrà dichiarata l' indipendenza della Catalogna».

 

BARCELLONA

Quando ha finito l' ennesima intervista piena di frasi senza appello, le chiediamo di raccontarci qualcosa della sua storia: «Mio padre è un chirurgo, mia madre lavora come ispettrice in un' azienda di alimentari. Mio fratello Mark era completamente contrario al referendum, ma dopo quello che è successo domenica ai seggi mi ha detto testuali parole: "Non passo crederci, sono pazzi. Avevi ragione tu". Abbiamo sempre discusso di questo argomento, da molti anni».

 

BARCELLONA PROTESTE

Ecco, se questa città fino a pochi giorni fa poteva essere divisa in due, quasi plasticamente, ora lo è meno. Gli arresti del 20 settembre e la domenica degli 844 feriti hanno sortito l' effetto di riunire molte famiglie e spingere gli indecisi al voto. «Anche mio padre ha cambiato idea», racconta Marta Rosique. È di sinistra, ma non si sente a disagio in una protesta nazionalista che racchiude molte altre anime: «Il nostro è un movimento trasversale. Non ci interessa creare nuovi confini, noi non alziamo barriere. Io credo che qui sia in gioco la nostra libertà».

 

CATALOGNA

«Domenica di sangue» è stata definita dal leader degli indipendentisti Carles Puigdemont. Ha citato una canzone degli U2 sui fatti di Derry, Irlanda del Nord, 1972, quando l' esercito britannico sparò sui manifestanti uccidendone 13. Tutto è molto esasperato nei toni. Si cerca l' epica. Con il risultato che adesso, al terzo piano dell' università, si possono riscontrare gli effetti.

 

Nell' aula professori, davanti a un computer, Meritxell Joan Rodriguez sta lavorando alla sua tesi dal titolo «Immigrazione e identità». Ha 29 anni, ha sempre votato Cup, il partito dell' ultra sinistra, assai più radicale di Podemos, in teoria quindi sarebbe per il «No», non avrebbe nulla a che spartire con gli indipendentisti.

 

BARCELLONA MANIFESTAZIONE

Ma adesso «Non è possibile usare la violenza. Sono sconcertata per quello che è successo. Fino ad agosto avevo molti dubbi e credo che sia ancora giusto rimanere critici. Ma il governo ha avuto un atteggiamento totalitario inaccettabile. A questo punto, non è più in gioco il referendum per l' indipendenza della Catalogna, ma la democrazia di questo Paese. Ecco perché sono andata a votare Sì».

 

Ma come, anche lei? «Bisogna mettere il concetto di nazione nel giusto contesto. Questa è la Catalogna. Non siamo nei Balcani, non ci sono questioni etniche e religiose. Non siamo l' Austria che alza nuovi muri per paura dei migranti. Qui è in gioco una forte identità sociale, linguistica e culturale».

REFERENDUM CATALOGNA DONNA ANZIANA PORTATA VIA

 

La città del «Sì», allora. Sono Marta Rosique e Meritxell Joan Rodriguez. Sono queste bandiere ai balconi. Le urla ad ogni passaggio di una camionetta della polizia nazionale. È il Barcellona schierato, i suoi calciatori, l' ex allenatore Guardiola. I quartieri centrali più che quelli periferici, le classi medie più che quelle povere o ricche.

 

Trovare la città del «No», invece, quella che non vuole l' indipendenza e ritiene sbagliato questo referendum, è molto più complicato. Ma, finalmente, incontriamo la signora Miriam Tey, 57 anni, responsabile di una casa editrice e vicepresidente dell' associazione «Società Civile Catalana». «Non è facile fare sentire la nostra voce a Barcellona», spiega.

proteste a barcellona degli indipendentisti catalani 2

 

«Alle volte siamo discriminati, puntati a dito come fascisti o persone che stanno facendo qualcosa di ingiusto. C' è ostracismo nei nostri confronti. E c' è questo nazionalismo strano, unico in Europa. Un nazionalismo che ha fatto questa alleanza con la sinistra. Noi non urliamo. Non siamo bravi a farlo. Siamo scesi in piazza portando a manifestare 40 mila persone, ma non è facile e specialmente in questi giorni. Noi siamo aperti al mondo. Ci interessa più il futuro del passato. Pensiamo che il nazionalismo sia come una religione, quindi vogliamo difendere la laicità del nostro Paese. Pensiamo che questo referendum sia stato una farsa. E anche se abbiamo minore visibilità, siamo in tantissimi in Catalogna a pensarla in questa maniera».

manifestazione contro indipendenza Catalogna

 

Si potrebbe dire: la collina ricca di Barcellona. Molti scrittori: Javier Cercas, Javier MarÍas, Eduardo Mendoza, Fernando Savater, Arturo Pérez Reverte. I grandi centri periferici come Hospitalet de Llobregat, dove cinquant' anni fa arrivarono moltissimi lavoratori da altre regioni della Spagna, dall' Andalusia, dall' Estremadura e dalla Galizia, in cerca di un lavoro. Sono i «chernegos», migranti interni. Che adesso vorrebbero tenere unita, come in un abbraccio, tutta quanta la loro storia.

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?