GORI, LO SPIN NEL FIANCO DI MATTEUCCIO SBANDA: “RENZI HA PIÙ POSSIBILITÀ DI BATTERE BERLUSCONI CHE BATTERE BERSANI - BERLUSCONI LO CONSIDERA PERICOLOSO: SOLO IL CONFRONTO ANAGRAFICO È DISASTROSO PER LUI” - NEL 2001 L’ADDIO A MEDIASET - DA ALLORA UN SOLO INCONTRO FORTUITO IN SARDEGNA COL BANANA CHE GLI DISSE: “SO CHE VAI VIA. FAI BENE. ANCHE IO A 41 ANNI HO CAMBIATO VITA…”

Intervista di Luca Telese a Giorgio Gori per "Pubblico"

(Domanda secca) - Quanto hai goduto quando Aldo Grasso ha scritto che la campagna di Renzi è televisivamente perfetta, un format costruito ad arte?

Nemmeno un po'. Capisco la suggestione, ma il format è solo un modo per comunicare i concetti di rottura che Renzi esprime. I format ti possono aiutare, ma se non hai la sostanza, come Matteo, con un bel forma non ci fai nulla.

Quando dici a Giorgio Gori che lui è lo spin doctor di Matteo Renzi (cosa che sanno anche i bambini) lui si schermisce: "Non è vero, sbagli: l'unico consigliere di Matteo è Matteo". Questo perché il fondatore di Magnolia è un bergamasco a sangue freddo, elegante e controllatissimo, che non si farebbe mai trovare con un capello fuori posto. Ma se gli fai raccontare la sua prima campagna da Guru anche nella muraglia della cortesia si apre qualche varco. E così l'ex direttore di Canale 5 ti fa capire molto di più della possibile sfida per la premiership che immagina: Berlusconi ha inventato la carriera del giovane Gori, Gori vuole inventare quella del giovane Renzi.

Quanto lo hai cambiato?

Nulla. Basta vedere un Renzi delle primarie a Firenze 2009.

Balle. Io l'ho visto. Faceva comizi come tutti.

(Sorride). Abbiamo lavorato un po'. Ma insieme.

Quand'è che tu e Renzi vi siete presi?

Il giorno in cui chiedo a Luca Sofri, che è un suo grande amico: "mi dai il cellulare di Matteo?". Non lo avevo mai visto né conosciuto.

Nessun complotto della Spectre pianificato ad Arcore, quindi? Sono deluso.

(Ride). Ma figurati. Me ne sono andato da Mediaset nel 2001, non parlo più con Berlusconi da allora, e non ci siamo lasciati bene.

Quand'è che avete rotto?

È stato un processo lento e progressivo. Non c'è un giorno.

C'è sempre, direi.

Allora io ne ho in mente diversi.

Mentana in Passionaccia ha raccontato il suo: il giorno in cui si è sentito chiuso in un comitato elettorale. Non hai ancora metabolizzato?

(Altro sorriso). Ci siamo incontrati per strada, in Sardegna...

Uno incontra Berlusconi per strada?

Le cose accadono anche così. Lui era cortese, sorridente. Mi ha detto: "So che va via. Fa bene. Anche io a 41 anni ho cambiato vita". Dietro quella cortesia c'era la parola fine. Non è questo il giorno in cui si rompe un rapporto. Allora, se devo tornare indietro, è accaduto molto prima: pensa, era il giorno dell'Epifania del 1994, lo ricordo benissimo. Tornavo in macchina, mi squilla il cellulare. Era Berlusconi.

I rapporti erano già compromessi?

Gli avevo detto, come Costanzo e Mentana, che non avrebbe dovuto scendere in campo. Avevo fatto di tutto, insieme a loro, per tenere fuori Canale 5 dalla campagna elettorale. Sono fatti, basta vedere le registrazioni.

E che succede?

Finiamo a parlare di un programma. Lui mi dice: "Ci deve stare". Io gli rispondo: 'Presidente: finché lei mi da uno stipendio per fare il direttore io faccio così. Se lei non vuole che faccia così me ne vado".

Quante pressioni c'erano, nel 1994?

Tante. Ma io, insieme a Costanzo e Mentana ho fatto di tutto per tenere la mia rete fuori dalla bufera. Credo che se un confronta Italia uno Retequattro -che furono mosse in modo esplicito e continuativo per Forza Italia - con Canale 5 la differenza la vede.

Reggerebbe la prova archivio?

Sfido chiunque a trovare un minuto di Tg5 non impeccabile. Ho tenuto ferme le cose che potevo controllare.

C'eri alla riunione in cui vi disse «Scendo in campo » ?

Sì. Ma ce ne furono molte.

E tu cosa dicesti?

È una pazzia. Ma bisogna capire che era l'ottobre del 1993

Cosa accadde?

Smisi di essere convocato alle riunioni.

Parliamo della Mediaset di oggi: lei lo darebbe un programma a Minzolini?

La verità?

Certo.

(pausa). Io no.

Perché?

A Mediaset ci sono tanti bravi giornalisti, non si capisce perché uno dovrebbe prendere proprio lui.

Perché Mediaset voleva comprare La7?

Non lo so. Ma non mi sembra una mossa giusta.

La tv fa vincere le elezioni?

Tutto fa vincere le elezioni: noi siamo corpi su cui si stratificano idee, informazioni ed emozioni. Ci sarà chi si orienta vedendo Mediaset, Radio Radicale e leggendo Pubblico.

Direi con proporzioni diverse.

Ovvio. Eppure io non ho mai condiviso nemmeno quelli secondo cui Santoro faceva vincere o perdere le elezioni. Per quanto qualcuno rimanga deluso, io sono convinto che la Tv non orienta le coscienza come immaginava Orwell.

Quanto pesa contro Renzi l'incontro di Arcore?

Zero. Lui ha spiegato che lo ha fatto per la città. Viene usata come argomentazione-feticcio da chi non lo ama già per altri motivi.

E quanto pesa sull'immagine di Renzi la vicinanza di un ex direttore di rete Mediaset?

Me lo sono chiesto. Lo abbiamo valutato. Sai cos'ha detto Matteo?

Racconta...

Quello che dovevano dire lo hanno detto. Adesso andiamo avanti e ce ne freghiamo. E' fatto così, è la sua forza.

Berlusconi può vincere?

Guarda, ho imparato a non sottovalutarlo mai. Ma il suo ciclo politico è finito. Io continuo ad incontrare elettori di centrodestra che sono delusi.

E non li recupera?

È più facile che si astengano che votino Grillo.

Mi dici i primi due motivi per cui un elettore di centrosinistra dovrebbe votare Renzi?

Perché è l'uomo del rinnovamento e della modernità. E poi perché ha più possibilità di battere Berlusconi.

Il giorno in cui il Cavaliere ha detto che Renzi ha le sue idee avresti voluto ucciderti?

Al contrario. Ho capito che Berlusconi lo considera anche lui più pericoloso.

Quindi era una polpetta avvelenata?

Mi sono dato questa risposta: è evidente che Renzi è molto più pericoloso per lui: solo il confronto anagrafico è disastroso per lui.

Quindi non è stato uno scivolone per Renzi chiedere i voti del centrodestra, "il soccorso azzurro "?

Non c'è nessun soccorso azzurro. Prodi è stato votato da 4 milioni di elettori alle primarie. Bersani da 2. Noi vogliamo recuperare delusi e astenuti.

Ma volete davvero vincere o piazzarvi per il futuro?

Vincere, senza se senza ma. Matteo lo ripete ogni giorno.

Credi più all'Auditel o ai sondaggi?

Ho creduto all'Auditel perché era il pane del mio lavoro, la misura dei successi, ma non ne sono mai stato schiavo. Lo stesso vale per i sondaggi, che pure ci danno fortissimi.

Hai mai scelto contro l'Auditel?

Vuoi un esempio clamoroso? Lei Iene, uno dei programmi più importanti della Tv di questi anni. Partì malissimo, al 4%. Lo tenni senza esitare, ed è stato un trionfo. Era la rottura di un codice antico, era il rinnovamento di una lingua.

Matteo sta al Pd, come Gori all'informazione?

(Ride). Il paragone sta in piedi. Io rifletto si questo dato: il pubblico della tv assomiglia molto alla platea elettorale. Ci sono 45 milioni su 60 nelle urne e davanti alla tv: nella maggioranza dei casi coincidono. In entrambi i casi il problema è intercettare il bisogno di cambiamento.

E che dicono i sondaggi, oggi?

Che siamo solo 5 punti sotto Bersani.

Dici?

(Ride) Capisci che non posso non crederci.

Bersani è efficace in tv?

A me Bersani piace: è per bene, ha una bella lingua...

Sento che adesso arriva un «però feroce».

No, nessun però. Comunica una idea di continuità e di conservazione.

E Renzi?

Matteo è bravissimo: si sofferma su ogni parola, controlla, esattamente come si fa in tv ogni passaggio dei suoi discorsi e lavora per migliorarsi.

Fammi un esempio?

C'è un passaggio cardine del suo racconto, quando spiega come vuole sostenere il potere di acquisto delle famiglie.

E cosa diceva?

"Darò cento euro". E la gente non reagiva come doveva.

E allora che hai fatto?

Gli ho detto una piccola cosa: devi aggiungere 100 euro al mese. Dalla volta successiva, la platea applaudiva. Se hai lavorato sulle curve dello share minuto per minuto sai che in ogni secondo si comunica qualcosa, e che la reiterazione esige chiarezza.

Avete davanti una doppia sfida: è più difficile battere Berlusconi o Bersani?

Non ho dubbi: è più difficile battere Bersani.

 

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