DIETRO IL COLPO DI SCENA, UN COLPO DI STATO? - LA STRANA EPURAZIONE DI BO XILAI, POTENTE MEMBRO DEL PARTITO CINESE, SAREBBE DOVUTA A UN GOLPE ORDITO DAL POLITICO CON UN ALTO MEMBRO DEL POLITBURO - L’ACCUSA, CHE PUZZA DI SCUSA, SAREBBE DIMOSTRATA DAL FATTO CHE BO XILAI AVREBBE COMPRATO 5 MILA FUCILI “PER FARSI UN ESERCITO PRIVATO” (E IN CINA COSA PRENDI CON 5 MILA PERSONE? UN SUPERMERCATO?) - LA VERITÀ È CHE LA LOTTA PER LA SUCCESSIONE A HU JINTAO SI FA AVVELENATA E SI SACRIFICANO I PESCI PICCOLI PER ‘COLPIRE’ QUELLI GROSSI…

Marco Del Corona per il "Corriere della Sera"

Il golpe che non c'è stato ha fatto una vittima. Sotto i colpi di indiscrezioni e sospetti, è stramazzata l'opaca monotonia che accompagna la routine politica della Cina. Non era stata una cosa normale, in febbraio, la fuga dell'ex capo della polizia di Chongqing, Wang Lijun, in un consolato Usa.

Inusuale pure la rimozione del suo ex mentore Bo Xilai, potente e ambizioso segretario del Partito di Chongqing, meno di 24 ore dopo che il premier Wen Jiabao ne aveva demolito, senza citarlo, gli ammiccamenti alla Rivoluzione Culturale. La somma di due eventi eccentrici ha innescato curiosità e dubbi che hanno intaccato la distante sacralità dei leader.

I blocchi on line alla ricerca di nomi e termini sensibili sono solo il contorno di un nervosismo che si alimenta nell'attesa del congresso del Partito comunista (in autunno dovrà rinnovare 7 su 9 membri del comitato permanente del Politburo, cuore del potere). I microblog scavalcano la censura ribattezzando Wen «Teletubby» e Bo «pomodoro». Le notizie, inverificabili, saldano le tensioni al vertice con gli sviluppi del caso Chongqing.

Si è parlato di liti nel Politburo, con un Hu Jintao - il segretario del Partito - in difficoltà nel tenere il controllo della situazione. Il Financial Times ha rivelato di come Wen non solo abbia scaricato Bo Xilai, inviso a lui e a Hu, ma avesse intenzione di avviare un ripensamento della repressione della Tienanmen (1989), spartiacque della storia recente. Wen attraversò la crisi accanto a Zhao Ziyang, segretario del Pcc poi purgato perché morbido con gli studenti, ma sopravvisse politicamente, come la sua carriera dimostra.

Il tentativo di rilettura storica, se vero, sarebbe legato ai richiami a riforme politiche viste come necessarie all'evoluzione economica della Cina e alla sua stabilità.
E se a Pechino riformisti e no si confrontano, Chongqing viene normalizzata. Il personaggio che lega la metropoli occidentale con la capitale sarebbe Zhou Yongkang, colui che tra i 9 ha il controllo della pubblica sicurezza.

Zhou e Bo sarebbero (stati) alleati e un portale di informazione con sede negli Usa, Mingjing News, attribuisce loro un'ipotesi di golpe per ostacolare l'ascesa di Xi Jinping, segretario «in pectore» del Partito. Bo avrebbe acquisito l'anno scorso 5 mila fucili «per farsi un esercito privato». Wang Lijun sarebbe stato il suo uomo anche in questo, oltre che nelle campagne anticrimine, salvo venir messo da parte - secondo una registrazione appena resa nota - quando avvertì Bo di un'indagine a carico di un membro della sua famiglia.

Bo e la moglie sarebbero indagati, probabilmente in stato di fermo (senza conferme). Restano tanti misteri, come i 150 brevetti di cui sembra titolare Wang, dagli impermeabili rossi per le poliziotte di Chongqing a un sistema di monitoraggio degli Internet café. Ancora più oscuro, ciò che accade nelle segrete stanze.

Tra gli aspetti visibili del nervosismo dei leader, la rinnovata campagna rivolta all'esercito perché ubbidisca al Partito, al quale anche gli avvocati devono giurare fedeltà, obbligo appena varato. Quanto al resto, che l'opinione pubblica intraveda divergenze in una leadership presentatasi sempre unanime è già da solo, se non un colpo di Stato, almeno un colpo di scena.

 

bo xilaiWEN JIABAOHu JintaoMARCIA DELL'ESERCITO POPOLARE CINESEI NUMERI DELL'ESERCITO POPOLARE CINESE

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?