L’IL-LUSI-ONE DELLA MARGHERITA - I REVISORI CERTIFICARONO CHE “LE VALUTAZIONI DELLE ATTIVITÀ E PASSIVITÀ RISPETTANO IL PRINCIPIO DELLA PRUDENZA” - IN BASE A QUALI CRITERI? IN QUEL MOMENTO LUSI AVEVA GIÀ ACQUISTATO LA MEGAVILLA A GENZANO E UN APPARTMENTO DI LUSSO AL CENTRO DI ROMA CON I SOLDI DEI RIMBORSI ELETTORALI E TRASFERITO ALCUNI FONDI SU CONTI ESTERI…

Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Il 23 dicembre scorso la Margherita «certificò» la regolarità dei bilanci relativi agli anni 2009 e 2010. Lo fece con una memoria depositata al tribunale civile e controfirmata dal rappresentante legale Luigi Lusi, che quindi agiva per conto del partito. Era la risposta ai parlamentari e ai consiglieri che avevano contestato la regolarità delle procedure di approvazione dei rendiconti, chiedendo al giudice di dichiararne la nullità. E adesso quelle affermazioni diventano materia dell'inchiesta avviata sulla sottrazione dei 13 milioni di euro che lo stesso Lusi è stato costretto ad ammettere, perché potrebbero rappresentare la prova di un falso.

Si allargano le verifiche delegate dai pubblici ministeri alla Guardia di Finanza con controlli su tutti i depositi bancari gestiti dall'ex tesoriere e sulla gestione dei fondi. E si allontana la possibilità di chiudere la vicenda con un patteggiamento: la proposta di fideiussione per 5 milioni è stata infatti respinta dai magistrati che hanno ritenuto non affidabile la società finanziaria che doveva garantire il versamento del denaro.

LA «CERTIFICAZIONE» IN SETTE PUNTI
Dopo il ricorso presentato il 15 luglio 2011 da un gruppo di ex appartenenti alla formazione «Democrazia è libertà» guidati da Enzo Carra e Renzo Lusetti (gli altri sono Calogero Piscitello, Battista Bonfanti e Gaspare Nuccio), il partito deposita le proprie controdeduzioni.

La firma, a nome dell'intera formazione politica, proprio Lusi che - dopo aver contestato la legittimazione dei ricorrenti a contestare l'approvazione dei documenti contabili - afferma: «Rispetto alle temerarie illazioni avversarie, destituite di qualsivoglia fondamento in merito alle appostazioni di bilancio contenute nel rendiconto 2010, basti riportare il giudizio espresso dal Collegio dei revisori dei conti della Margherita, che ne ha riscontrato la regolarità».

Sin qui le affermazioni di principio, poi vengono citati i sette punti fondamentali della relazione stilata da chi aveva il compito di controllare la correttezza di ogni operazione. È scritto nella memoria: «È stato rispettato il principio economico di competenza sia per quanto attiene i proventi che gli oneri. Per quanto attiene le valutazioni delle attività e passività, esse rispettano il principio della prudenza.

Il rendiconto rappresenta le risultante della contabilità regolarmente tenuta. Risulta regolarmente appostato nel rendiconto il contributo dello Stato per rimborso delle spese elettorali ammontante a 11.869.286,22 euro. Nel conto economico risulta regolarmente appostata una somma pari almeno al 5 per cento dei rimborsi ricevuti, finalizzata a iniziative volte ad accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica. Le informazioni fornite dalla Relazione sulla gestione del rendiconto sono aderenti a quanto specificamente richiesto dalla legge, esposte con chiarezza e quindi utili a rappresentare in modo attendibile le varie poste di bilancio».

LO SCUDO FISCALE E LA «TTT»
Per dimostrare che tutto è a posto Lusi utilizza dunque l'attestazione dei revisori ed è su questo che si concentreranno adesso gli accertamenti disposti dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesce. Bisogna infatti capire in base a quali criteri sia stata data l'approvazione del documento finanziario, visto che in quel momento i 13 milioni erano già stati sottratti dal conto intestato proprio a «Democrazia e libertà».

E che Lusi aveva già acquistato l'appartamento da 1 milione e 900 mila euro al centro della Capitale e la villa di Genzano, ai Castelli romani, oltre ad aver dirottato fondi su alcune società italiane ed estere a lui riconducibili. E lo aveva fatto con i soldi che arrivavano dai rimborsi elettorali e dal trasferimento di fondi dal Partito democratico. Possibile che nessuno se ne fosse accorto? Eppure le movimentazioni di denaro erano arrivate oltreconfine.

Le verifiche effettuate dalla Guardia di Finanza dimostrano che Lusi aveva portato capitali all'estero, in particolare in Canada, e li aveva fatti rientrare grazie allo scudo fiscale del 2009 proprio per comprare l'appartamento di Roma. L'avvocato Luca Petrucci, che difende Lusi ma è anche uno dei legali del Pd, sostiene che «il senatore non ha mai usufruito dello scudo fiscale per far rientrare in Italia i soldi della Margherita» omettendo di riferire che lo scudo lo ha fatto la «TTT», società dove Lusi aveva occultato il denaro sottratto alle casse del partito.

Proprio per verificare ogni passaggio, i magistrati stanno valutando la possibilità di inoltrare una richiesta di rogatoria alle autorità di Toronto. L'inchiesta, che sembrava destinata a essere chiusa con un patteggiamento, è infatti ripartita sull'onda delle polemiche quando si è scoperto che numerosi esponenti del vecchio partito avevano avanzato dubbi e sospetti sulla regolarità della gestione economica. E dunque per capire come sia possibile che i vertici non sapessero nulla, che non si fossero accorti delle ruberie da milioni di euro.

NO GARANZIE DALLA «CONFIDI»
La prossima settimana oltre a Carra e Lusetti dovranno essere interrogati i revisori e il capo della Tesoreria, dunque le persone che - nella gestione della Margherita - avrebbero dovuto controllare ogni operazione contabile. «Siamo a disposizione - dichiara l'avvocato di Lusetti, Alessandra Cacchiarelli - perché questo è il momento di fare davvero chiarezza su quanto da tempo era stato contestato da molti parla- mentari ed esponenti del partito».

La Guardia di Finanza dovrà invece verificare la movimentazione di tutti gli altri conti correnti che Lusi ha gestito nel corso degli anni. Il rischio per lui è la contestazione di nuovi reati, anche tenendo conto che il patteggiamento per il reato di appropriazione indebita non appare più così scontato.

Qualche giorno fa l'ex tesoriere aveva depositato una proposta di fideiussione da cinque milioni di euro. L'avvocato Titta Madia - che tutela gli interessi dell'ex presidente Francesco Rutelli, dell'ex presidente dell'assemblea Enzo Bianco e dell'ex presidente della Tesoreria Gianpiero Bocci - aveva mostrato disponibilità ad accettarli, nonostante la cifra fosse di gran lunga inferiore a quella contestata dall'accusa.

La pratica è stata affidata da Lusi alla «Confidi Mediterraneo» che, secondo quanto si legge sul sito Internet «è un consorzio italiano di garanzia collettiva dei fidi che svolge attività di prestazione di garanzie per agevolare le imprese nell'accesso ai finanziamenti, a breve, medio e lungo termine, destinati allo sviluppo delle attività economiche e produttive». I magistrati hanno però ritenuto che la finanziaria non fornisse sufficienti garanzie per la «copertura» della somma concordata e dunque anche questo aspetto torna in discussione, in attesa che Lusi presenti una nuova proposta.

 

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