REGNO DIS-UNITO – GOODBYE LONDON: DOPO LA SCOZIA, ANCHE L’IRLANDA DEL NORD VUOLE UN REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA DALLA GRAN BRETAGNA (SI VOTA A PASQUA 2016?) – L’ETERNA LOTTA TRA PROTESTANTI FEDELI ALL’UNITA’ E I CATTOLICI PRO SEPARAZIONE

Enrico Franceschini per ‘La Repubblica'

L'ultimo muro d'Europa sorge lungo una strada deserta, tra capannoni industriali in disuso e nuove villette disabitate che costruttori ingenui o ottimisti avevano eretto pensando a un futuro diverso. Da un lato sventolano bandiere dell'Union Jack e murales dei Red Hand Commandos, unità paramilitare unionista. Dall'altro murales di Mandela, "nel mio paese prima si va in prigione poi si diventa presidenti", di Salvador Allende, del "compagno martire" Bobby Sands.

Alto cinque metri, disseminato di check-point di metallo che la notte vengono sprangati dall'esercito, continua a dividere il quartiere protestante da quello cattolico di Belfast quasi vent'anni dopo gli accordi "del Venerdì Santo" che dovevano portare la pace in Irlanda del Nord. E in effetti ce l'hanno portata, concludendo la guerra civile che ha fatto 3700 morti nei tre decenni dei "Troubles", come viene ricordata un'era nefasta di sangue, bombe e scioperi della fame in carcere ad oltranza. Ma a sostituirla è venuta una "pace fredda" che ora rischia di riaccendersi in conflitto intestino per causa di quanto sta avvenendo sulla sponda opposta del mare d'Irlanda.

Il referendum per l'indipendenza dalla Gran Bretagna che si terrà in Scozia nel settembre prossimo ha finora attirato l'attenzione del continente sulle conseguenze che potrebbe avere per inglesi e scozzesi. Qualunque sarà il suo esito, tuttavia, è come se in Ulster - l'altra denominazione della fetta settentrionale dell'Isola di Smeraldo - la consultazione avesse innescato un ordigno a orologeria. Se la devolution incoraggiata a suo tempo da Tony Blair con l'obiettivo di mantenere unito il Paese permette alla Scozia di decidere da sola il proprio destino, non si vede perché l'Irlanda del Nord non potrebbe fare altrettanto, chiedendo ai propri abitanti di scegliere democraticamente se restare parte del regno di Elisabetta II o ricongiungersi con la repubblica irlandese.

Nel 1998, quando fu firmata l'intesa che ha messo fine alla guerra civile e condotto protestanti e cattolici a governare insieme la regione, si sapeva quale sarebbe stata la risposta al dilemma: i protestanti, ovvero gli unionisti fedeli alla Londra, erano la maggioranza della popolazione, e infatti nel governo congiunto di Belfast sono sempre stati loro ad avere la premiership (ai cattolici indipendentisti spetta il posto di vice primo ministro), così come i loro partiti hanno la maggioranza in parlamento.

Ma dall'anno scorso, per la prima volta, le statistiche indicano che i cattolici sono diventati più numerosi tra la popolazione. Di poco: 52 a 48 per cento. Nelle scuole, tra i minorenni, la percentuale a loro favore è però assai più netta: i protestanti sono appena il 37 per cento. Una realtà molto semplice, addirittura banale: i cattolici fanno più figli. Avevano sempre lottato per vincere la guerra nelle strade. Invece la stanno vincendo in camera da letto. Se si tenesse oggi un referendum sull'indipendenza dell'Ulster, forse lo vincerebbero. Se si votasse tra qualche anno, lo vincerebbero di sicuro.

Per questo l'idea di imitare la Scozia è più che una tentazione: è un progetto, sebbene non ancora ufficialmente proclamato. C'è perfino una possibile data: la Pasqua del 2016. Un'altra Pasqua, come quella in cui furono firmati gli accordi di pace. Ma soprattutto come quella di cento anni prima, nel1916, quando l'Irlanda si ribellò alla corona e ottenne l'indipendenza - a eccezione delle sue province settentrionali, che Londra non volle cedere. Una Pasqua che, come scrisse W. B. Yeats, uno dei grandi autori irlandesi, in "Easter 1916", poesia diventata famosa, "cambiò tutto".

Senonché non cambiò proprio tutto. Il cambiamento completo, definitivo, potrebbe venire nel 2016. O comunque in un domani non troppo distante. «Un sì scozzese all'indipendenza nel settembre 2014 renderebbe difficile per l'Irlanda del Nord resistere alla richiesta di un referendum per lasciare il Regno Unito nel 2016», afferma il professor Murray Pittock, politologo della Belfast University.

«Se la Scozia diventa indipendente sarà la fine della Gran Bretagna», predice Gerry Adams, presidente dello Sinn Fein, il partito cattolico nord-irlandese. «Si avvicina l'Indipendenza per l'Ulster?» s'interroga in un editoriale il Belfast Telegraph, maggior quotidiano della regione.

E' questa prospettiva ad avere scatenato di nuovo la tensione, dopo anni in cui pareva un incubo sepolto per sempre. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli episodi di violenza: autobombe, sparatorie nella notte, attentati, scontri con la polizia. Non ci sono state stragi come in passato, ma in qualche occasione ci è mancato poco. La responsabilità viene assegnata a fazioni di "irriducibili", per lo più unioniste. Ma anche i leader politici delle due sponde, che per un lungo periodo dopo la firma degli accordi sono andati d'amore e d'accordo, hanno cominciato a litigare.

L'anno scorso il municipio di Belfast ha deciso di non issare più sul pennone l'Union Jack, la bandiera britannica, nelle feste nazionali. E come mai lo ha deciso proprio l'anno scorso? Perché ora i cattolici sono il partito di maggioranza in città.

Poi, nel gennaio di quest'anno, il primo ministro protestante Peter Robinson ha accusato il vicepremier cattolico Martin McGuinness, un ex-comandante militare dell'Ira, l'Irish Republican Army, l'esercito clandestino separatista, di essere "un dittatore" e di avere ceduto "all'estremismo" facendo fallire un nuovo ciclo di negoziati per portare avanti la coesistenza pacifica.

Il diplomatico inviato da Barack Obama (con il sostegno dei governi di Londra e di Dublino) a mediare fra le due parti, Richard Haass, è tornato a Washington a mani vuote. Concedere più autonomia a regioni come Scozia e Irlanda del Nord, ammette Jonathan Powell, ex-capo di gabinetto di Blair ed ex capo negoziatore in Ulster, è stato come «liberare il genio dalla bottiglia: una volta uscito fuori è impossibile ricacciarlo dentro».

Beninteso, negli ultimi dodici mesi in Irlanda del Nord sono rimasti feriti 600 poliziotti: nel 1972 ci furono 10 mila scontri a fuoco. Negli ultimi sei anni nella regione ci sono stati 18 morti attribuiti a esecuzioni e vendette tra unionisti e repubblicani: durante i momenti più gravi dei "Troubles" ne morivano di più in una sola giornata.

A quell'epoca Belfast, una piccola città di 275 mila abitanti, aveva la reputazione di essere uno dei luoghi più pericolosi della terra: oggi il suo centro risplende di shopping center, boutique firmate, bar alla moda, il Titanic Museum attira turisti dall'America all'Australia e perfino la famigerata prigione di Crumlin road, teatro di attentati e digiuni di prigionieri, è diventata un'attrazione turistica, con visite guidate e sito internet. Nell'aria si sente odore di globalizzazione, più che di polvere da sparo.

E grazie all'Unione Europea, di cui sia Irlanda che Gran Bretagna sono membri, non c'è più un confine tra repubblica irlandese e Ulster: in macchina lo si attraversa senza accorgersene. Ma basta uscire dal centro, avventurarsi su Falls road e Shankill road, la strada simbolo del quartiere cattolico e quella simbolo del quartiere protestante, per ritrovare i memoriali delle vittime, gli slogan battaglieri, i murales di mitra e combattenti incappucciati. Qui la frontiera è ancora visibile, intrisa di antico dolore e odio insanabile.

Nei piani dell'accordo di pace il muro che tiene separati cattolici e protestanti doveva essere abbattuto da un pezzo. Adesso gli uni e gli altri sono ben contenti che l'ultimo muro d'Europa sia rimasto al suo posto.

 

SCOZIA INGHILTERRA BANDIERA INGLESE E BANDIERA SCOZZESE GRAN BRETAGNA E IRLANDA irlandaHOLLANDE E DAVID CAMERONtony blair torso nudo REGINA ELISABETTA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA