L’ITALIA E’ “COSA LORO” - RAPPORTO CHOC DI UNIMPRESA: LE BANCHE PRESTANO SOLDI SOLO ALLO STATO SPRECONE - PRESTANO? PRENDONO MILIARDI DALLA BCE ALL’1% E LI “GIRANO” ALLO STATO COMPRANDO TITOLI AL 5% DI RENDIMENTO - IMPRESE E FAMIGLIE COL CAPPIO AL COLLO: 35 MILIARDI IN MENO DI PRESTITI IN UN SOLO ANNO (+10,5 MILIARDI ALLO STATO) - PIU’ LA MAGISTRATURA SCOPRE SPRECHI E RUBERIE E PIU’ PIOVONO SOLDI SUGLI ENTI LOCALI…

Francesco De Dominicis per "Libero"

Lo Stato sprecone viene premiato. Le imprese e le famiglie, che sono con l'acqua alla gola, si trovano invece con la porta sbattuta in faccia. Stiamo parlando delle banche e dei prestiti concessi allo sportello. Un quadro, quello disegnato in una recente ricerca, più che paradossale. Perché i finanziamenti alla pubblica amministrazione sono in aumento, mentre quelli destinati alla cosiddetta economia reale rallentano bruscamente. I numeri, anzitutto.

Negli ultimi dodici mesi, gli istituti hanno aumentato il credito nei confronti dello Stato: lo stock, per usare il linguaggio tecnico, è cresciuto da settembre 2011 ad agosto scorso di 10,5 miliardi di euro, passando da 173,7 a 184,2 miliardi. Il ritmo dei finanziamenti delle banche ha subìto, invece, un drastico calo sul versante delle imprese e delle famiglie: i prestiti sono scesi, rispettivamente, del 3,6% (-32,7 miliardi) e dello 0,4% (-2 miliardi). Percentuale che passa al 2,02% (-18 miliardi) e all'1,15% (-5,8 miliardi) se si guarda all'andamento del solo 2012. I dati sono quelli della Banca d'Italia. E a incrociarli è stata Unimpresa, associazione che rappresenta micro, piccole e medie imprese.

Unimpresa, nel confermare il credit crunch per le aziende e per i cittadini, ha portato alla luce un paradosso. Che sembra spazzar via qualsiasi teoria sul «merito di credito», vale a dire sui parametri che le banche dovrebbero seguire quando si trovano a esaminare le richieste dei clienti che bussano a quattrini. I soldi non mancano, nel circuito bancario, ma sembrano andare in una direzione decisamente sbagliata. Vanno a finire in mano a chi spreca e a chi, come tutta la Pa, è cattivo pagatore: proprio lo Stato, infatti, deve restituire oltre 90 miliardi di euro alle imprese fornitrici ed è in ritardo clamoroso. Ma non è finita.

Qualche altra gustosa sorpresa viene fuori guardando i numeri sulle amministrazioni territoriali. Secondo la ricerca, viaggia a doppia velocità il ritmo dei prestiti agli enti locali, cioè principalmente comuni, province, regioni (-1,89% su base annua e +0,51% nel 2012): vale a dire che su base annua c'è un calo di 1,5 miliardi poi in parte recuperati con un incremento degli impieghi pari a 417 milioni nel corso del 2012. Insomma, mentre i partiti si sono letteralmente mangiati i fondi pubblici (faccenda su cui ogni giorno Procure e Guardia di finanza aprono nuovi dossier), le banche hanno allargato i cordoni della borsa.

Proprio con quelle regioni o con quelle province che oggi si trovano sotto inchiesta. Riepiloghiamo: in piena crisi finanziaria e nel mezzo della recessione più pesante della storia, alle imprese e alle famiglie italiane viene razionato il credito. Un fatto, peraltro, certificato pure da Bankitalia. In totale la riduzione ammonta a quasi 35 miliardi di euro, più di una manovra sui conti pubblici. I banchieri non riescono a essere rigidi con lo Stato.

C'è chi pensa che il legame sia stato rafforzato in qualche modo dalla presenza di Mario Monti a Palazzo Chigi, visto che il premier viene considerato «amico» del gotha della finanza. Magari il legame tra governo e poteri forti stavolta non c'entra. Sta di fatto che di denaro alla pubblica amministrazione ne viene concesso sempre di più (l'incremento, come accennato, è di 10,5 miliardi).

Un sostegno, quello degli istituti nei confronti dello Stato che è costante su più fronti. A cominciare dai titoli pubblici. Sempre secondo i dati di via Nazionale, infatti, lo shopping di Btp, Bot, Ctz e Cct da parte delle banche è aumentato del 52% passando dai 201,7 miliardi di euro di settembre 2012 ai 306,6 dell'agosto scorso. Calcolatrice alla mano vuol dire 105 miliardi in più. Un investimento sicuro e conveniente, per gli istituti.

Del resto, con lo spread alle stelle (il divario di rendimento tra Italia e Germania è calato solo nelle ultime settimane) il boccone offerto dal Tesoro era (ed è tutt'ora) appetitoso: tassi attorno al 5%. Senza dimenticare che le banche non hanno fatto altro che girare sui conti di via Venti Settembre i soldi presi all'1% dalla Banca centrale europea. Nelle due superaste di dicembre 2011 e febbraio, gli istituti italiani hanno acciuffato oltre 250 miliardi di euro. Un giochetto che ha garantito un guadagno netto del 4% circa. Non male, in piena bufera. Che ha continuato a massacrare imprese e famiglie rimaste a bocca asciutta.

 

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