
L’ITALIA FRAGILE – IL 43,1% DEI CITTADINI È PREOCCUPATO DAL POSSIBILE ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO IN MEDIO ORIENTE. IL 29,3% TEME GRAVI RICADUTE SULL’ECONOMIA FAMILIARE, PEGGIORI ALLA CRISI ENERGETICA POST-INVASIONE DELL’UCRAINA – IL 25,8% SI DIMOSTRA SENSIBILE ALLA SOFFERENZA DEGLI ABITANTI DELLA STRISCIA DI GAZA – IL RAPPORTO TRA MIGRANTI E TERRORISMO, LA SFIDUCIA VERSO L’EUROPA E DIFFIDENZA SUL RIARMO: IL SONDAGGIO – ALESSANDRA GHISLERI: “EMERGONO TIMORI E PREOCCUPAZIONI NON ISOLATI CHE EVIDENZIANO LA VULNERABILITÀ E LA FRAGILITÀ PERCEPITA A TUTTO TONDO: È LA SENSAZIONE DIFFUSA DI TROVARSI SULL’ORLO DI UN NUOVO FRAGILE EQUILIBRIO GLOBALE, SENZA GARANZIE CONCRETE…”
PAURE DEGLI ITALIANI SULLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE - SONDAGGIO EUROMEDIA
Estratto dell’articolo di Alessandra Ghisleri per “La Stampa”
Gli italiani mostrano una forte preoccupazione per un possibile allargamento del conflitto in Medio Oriente (43,1%), soprattutto in relazione all’ipotesi di un asse, sempre più robusto, tra Iran, Cina e Russia.
[…] Il quadro che si compone è molto realistico e condiviso del sentimento della gente; emergono timori e preoccupazioni non isolati che evidenziano la vulnerabilità e la fragilità percepita a tutto tondo: è la sensazione diffusa di trovarsi sull’orlo di un nuovo fragile equilibrio globale, senza garanzie concrete.
esplosione vista da un jet di israele operazione rising lion
Dai dati emerge con chiarezza che i giovani (68,3%), gli anziani (55,1%) e le donne (46,5%) sono i gruppi più spaventati da un’escalation globale. A livello nazionale un cittadino su 3 (29,3%) teme gravi ricadute sull’economia familiare, simili o peggiori rispetto alla crisi energetica post-invasione dell’Ucraina.
Paventano che una possibile escalation possa destabilizzare il mercato petrolifero con rialzi rapidi di benzina (che si sono già verificati), gas e bollette. Il 25,8% degli intervistati da Only Numbers nel sondaggio settimanale si dimostra sensibile alla sofferenza civile: le immagini da Gaza […] colpiscono nel profondo, facendo sentire un cittadino italiano su quattro moralmente coinvolto. Dopo il riaccendersi del conflitto, anche i timori per possibili azioni terroristiche sono tornati al centro del dibattito (20,3%).
macerie lasciate da un missile iraniano a tel aviv 1
A questo si lega la paura di importare cellule radicalizzate e “lupi solitari” attraverso arrivi in massa sulle nostre coste di profughi e immigrati (12,7%). Le preoccupazioni riguardano proprio la capacità di controllo su accoglienza, integrazione e soprattutto sicurezza del nostro Paese, specialmente in un contesto economicamente delicato.
L’Italia non è mai stata isolata dai venti del terrorismo e la possibilità che il conflitto –sotto altre spoglie- «arrivi da noi» è sentita. Tutto si riflette in un aumento della pressione politica sui confini, sui centri di accoglienza e sulle missioni nel Mediterraneo. Infine, un po’ più nascosto e defilato, nell’elenco delle paure dei cittadini sugli sconvolgimenti bellici in Medio Oriente, compare il rifiuto di un intervento militare diretto del nostro Paese (17,3%).
Già, l’invio di armi è visto con grande scetticismo e diffidenza da una parte importante del Paese […]. Queste paure […] rappresentano un termometro sociale di una popolazione che si sente esposta a scelte e decisioni che dipendono da diplomazie e accordi molto distanti.
La diplomazia è protagonista, anche se poco meno di due italiani su tre (62,1%), bocciano quella dell’Unione Europea. I giudizi più generosi che promuovono sul campo la politica estera della Ue arrivano da un cittadino su quattro (24,8%) a livello nazionale con un pieno sostegno da parte degli elettori di Forza Italia (62,8%) e, un po’ più incerti, ma sempre positivi, da quelli di Italia Viva (42,2%).
IL RUOLO DELL EUROPA NEL CONFLITTO IRAN-ISRAELE - SONDAGGIO EUROMEDIA
Su questo fronte i cittadini italiani –e non solo- percepiscono come più efficaci i singoli capi di Stato europei (54,7%) rispetto all’intera Ue (9,2%) nel gestire le crisi internazionali, soprattutto quelle legate al conflitto in Medio Oriente.
[…] La diplomazia europea non convince, troppo lenta, tecnocratica e frammentata rispetto all’immagine e all’azione dei singoli leader che parlano ai propri cittadini. È un problema strutturale: in un’epoca di crisi globali servirebbe una politica estera europea unita, visibile e autorevole.
Se vogliamo che l’Europa sia davvero protagonista, serve meno burocrazia e più coraggio politico, altrimenti, continueremo ad affrontare le sfide globali in ordine sparso, con la diplomazia affidata alle capitali nazionali più che a Bruxelles. La forza di un Paese si misura nella capacità di costruire relazioni, non nei proclami. I cittadini chiedono una politica estera che protegga il nostro domani.
xi jinping, vladimir putin, robert fico parata del 9 maggio a mosca
vladimir putin mediatore tra iran e israele - vignetta by osho